In queste settimane quasi tutta la comunità lobbistica americana è impegnata ad analizzare, in ogni più piccolo dettaglio, il piano “monstre” di ammodernamento delle infrastrutture del Paese elaborato dall’Amministrazione Biden.
Con i suoi 2.000 miliardi di dollari di spesa in otto anni, gli esperti assicurano che diventerà il provvedimento più “lobbato” in assoluto della storia politica USA.
Ma qualcuno a Washington ha altre priorità.
A dicembre 2020, infatti, il Congresso ha inserito nell’Intelligence Authorization Act, una disposizione che impone l’obbligo per il Governo di presentare, entro sei mesi, un rapporto sulle informazioni in suo possesso sugli U.F.O (Unidentified Flying Object) o meglio sugli U.A.P. (Unidentified Aerial Phenomena).
Quel rapporto verrà quindi reso pubblico alla fine di questo mese, per la precisione il 25 giugno.
E qui arriviamo a Steve Bassett, l’unico lobbista sul tema, regolarmente registrato per conto del Paradigm Research Group, che da oltre 30 anni si batte affinché il Governo Federale metta fine all’embargo della verità (parole loro…) sui fatti inerenti una presenza extraterrestre che sta cercando di entrare in contatto con noi umani.
La speranza di Bassett è che il report contenga elementi che permettano di attivare un ampio dibattito politico (dichiarazioni di membri del Congresso, meeting formali e anche audizioni) e che quindi si arrivi ad ammettere che non siamo soli in questo universo. Che il Governo ne è consapevole da anni e per questo ha sempre occultato la verità.
In questo modo Xfiles diventerebbe un documentario da National Geographic…
Per questo motivo Basset si è lanciato in dichiarazioni roboanti affermando che la presentazione del report è «l’evento più importante della storia dell’umanità».
Ora, dalle prime indiscrezioni sembrerebbe che anche in questo caso le speranze del lobbista degli Ufo andranno ancora una volta disattese.
Il New York Times, lo scorso 3 giugno, ha pubblicato un lungo articolo basato su alcune fonti che hanno avuto modo di leggere il contenuto del report.
In sintesi: non ci sono prove che confermino che gli oltre 120 casi esaminati, raccolti dalle Forze Armate USA, siano dovuti agli alieni.
Non è possibile escluderlo ma non ci sono evidenze.
Punto.
Certamente molti di questi appaiono inspiegabili dal punto di vista scientifico ma semmai bisognerebbe volgere lo sguardo a tecnologie “terrestri” di altre potenze straniere (Cina o Russia).
Il che, per il Governo americano, sarebbe comunque un incubo non da poco.
Una sintesi molto ampia della vicenda si trova anche su Wired.
Ma non è questo il motivo per cui ci occupiamo di questa vicenda.
Per chi come il sottoscritto lavora nel mondo del lobbying è molto più interessante analizzare le modalità utilizzate dai gruppi d’interesse per ottenere visibilità, accesso e influenza nelle sedi decisionali.
Oserei dire indipendentemente dall’interesse di cui si è portatori. La storia di Bassett da questo punto di vista è emblematica. Quando negli anni ’90 si trasferisce a Washington per sostenere le proprie tesi, dopo pochi mesi si accorge che il tema Ufo non era proprio al centro delle priorità dei decisori.
Le porte non si aprono, gli incontri rifiutati, anche gli staff dei membri del Congresso non lo ricevono: insomma il lobbying diretto non è una strada percorribile.
Per questo motivo Basset decide di sposare una diversa strategia: passare attraverso i media. Un approccio che ha prodotto nel corso degli anni numerosi risultati.
In parte è dovuto alle caratteristiche intrinseche della “issue” Ufo: ha un fondamento scientifico e razionale (anche il più scettico non può escludere che esista altra vita oltre alla nostra nello spazio), genera curiosità, è un humus fertilissimo per le più svariate teorie complottistiche, è da sempre uno dei soggetti preferiti della letteratura e di quella fantastica macchina di costruzione dell’immaginario collettivo che è l’industria dell’audiovisivo (serie tv, blockbuster hollywoodiani, ecc.).
Anche per questi motivi e agli sforzi profusi nel corso degli anni, il tema acquista una certa visibilità mediatica.
Il vero momento di gloria lo raggiunge quando nel 2015 il Washington Post gli dedica un articolo sui suoi tentativi di coinvolgere lo staff dell’allora candidata alla Presidenza degli USA Hillary Clinton.
John Podesta, ex capo della staff alla Casa Bianca con Bill e responsabile della campagna elettorale di Hillary si era infatti sempre dimostrato sensibile al tema: proverbiale la sua curiosità di saperne di più. Per Bassett l’elezione della Clinton avrebbe aperto una nuova era di trasparenza foriera di clamorose rivelazioni.
Peccato però che gli elettori decisero diversamente.
Depresso dal risultato elettorale nel 2016 abbandona addirittura il Paese per trasferirsi in Inghilterra.
Per poi tornare dopo due anni quando registra una nuova attenzione da parte dei media.
A fine 2017 infatti il New York Times pubblica in prima pagina un articolo dedicato alle indagini del Pentagono sul fenomeno Ufo.
Per Bassett è il segnale che attendeva per rientrare a svolgere la propria attività lobbistica.
Nel corso degli ultimi mesi la salienza pubblica del tema è ulteriormente aumentata fino a coinvolgere lo stesso ex Presidente Obama che proprio di recente, ospite sulla CBS della trasmissione “The Late Show” di Stephen Colbert, sollecitato sul punto ha ammesso che “non sappiamo cosa siano esattamente gli oggetti ripresi in molte foto o video”.
Per Basset dunque le prossime settimane saranno cruciali per capire se la sua lunga traversata nel deserto è arrivata finalmente a compimento e se quindi la “sua” issue entrerà finalmente nell’agenda politica oltre che mediatica.
Indipendentemente da come la si pensi su alieni, Ufo o UAP la sua abnegazione e i suoi sforzi professionali meritano rispetto.
Fabio Bistoncini è presidente e fondatore FB&Associati, società di consulenza di lobbying e advocacy fondata nel 1996