Amazon ha rischiarito di scomparire nel nulla. Sembra impossibile, ma quando nel 2003 Jeff Bezos si è schiantato con l’elicottero nel deserto del Texas occidentale il primo pensiero di Ann Hiat è stato: «Che cosa ho fatto?». Lo dice al Financial Times proprio Hiatt, ex dipendente Amazon che aveva prenotato il volo per il suo capo in modo che quest’ultimo potesse individuare le posizioni per il Blue Origin, la sua embrionale compagnia di esplorazione spaziale.
«Non solo avevo appena ucciso Jeff Bezos», ricorda la donna, «ma l’intera compagnia poteva semplicemente fallire». Perché? «Amazon non sarebbe sopravvissuta senza di lui», afferma Hiatt, che ha lasciato l’azienda nel 2005. Diciotto anni dopo la questione rimane ancora irrisolta: può sopravvivere Amazon senza Bezos?
Bezos e gli altri che si trovavano a bordo di quell’elicottero sono usciti per lo più illesi da quell’incidente, e adesso si preparano a gestire le dimissioni da amministratore delegato del fondatore di Amazon (che passerà al ruolo di presidente esecutivo). La notizia del cambio di regia, nonostante tutto, ha intaccato ben poco il prezzo delle azioni di Amazon e il suo valore di mercato di 1,7 trilioni di dollari.
La fiducia in Amazon è talmente alta che gli investitori hanno dimostrato il loro appoggio anche per il sostituto di Bezos, Andy Jassy, noto soprattutto per aver creato la colossale attività di cloud computing di Amazon, AWS. «Non direi che è l’alter ego di Bezos», dice Michael Skok,venture capitalist e stretto collaboratore di Jassy per diversi anni.
Jassy subentrerà a Bezos oggi, lunedì 5 luglio, anniversario della creazione di Amazon nel 1994, lanciando un segnale significativo: non è più impensabile immaginare l’azienda senza Bezos come amministratore delegato. Anzi: «Alcuni ritengono che la partenza di Bezos sia cruciale affinché l’azienda possa prosperare contro l’intenso controllo politico e normativo che deve affrontare», scrive il quotidiano britannico.
Un gruppo di progetti di legge “anti-Big Tech” presentati al Congresso americano a giugno potrebbe infatti interrompere e forse anche smantellare il potere di Amazon, mentre la Federal Trade Commission degli Stati Uniti, ora presieduta da Lina Khan, sta indagando sulla società e dovrebbe esaminare il suo recente accordo da 8,45 miliardi di dollari per l’acquisizione dello studio cinematografico Metro-Goldwyn-Mayer.
Amazon sta inoltre affrontando anche diverse indagini condotte da procuratori generali degli Stati Uniti, che si concentrano sui prezzi, sull’uso improprio dei dati dei concorrenti e su molto altro. E, infine, Amazon è sotto esame anche sul tavolo di Bruxelles: la società di Bezos è oggetto di due importanti indagini sui potenziali conflitti di interessi derivanti dal duplice ruolo dell’azienda sia come commerciante sia come proprietaria del mercato di Amazon.com.
Una nuova posizione politica sarà pertanto uno degli obiettivi di Jassy. «Penso che una delle principali differenze tra Bezos e Jassy sarà che Andy si è trovato un nuovo lavoro: testimoniare al Congresso», afferma Tim Bray, un ex ingegnere senior AWS che ha lasciato l’azienda nel 2020 per protestare contro il licenziamento di alcuni informatici. E, sebbene Amazon sembri aver evitato un’imminente minaccia di sindacalizzazione in uno stabilimento in Alabama, Jassy assumerà il suo incarico proprio mentre il sindacato Teamsters dichiara l’ingresso in Amazon come una priorità assoluta a livello nazionale. «Jassy dovrà mettere molta più energia per addolcire il rapporto di Amazon con la società in generale e con la regolamentazione del governo di quanto Jeff abbia mai dovuto fare», suggerisce Bray.
Jassy avrà poi il compito di mediare, una volta avvenuta la transizione del potere, i diktat di Bezos in veste di presidente esecutivo, quelli che i dirigenti di Amazon chiamano i suoi momenti di “porta a senso unico”, ovvero quelli da cui non si torna indietro. Durante una riunione interna della società, Jassy ha poi affermato che il reclutamento è un’altra delle priorità: trovare il modo migliore per attirare persone dall’esterno che potrebbero non condividere in toto la filosofia dell’azienda, in un momento in cui Amazon – che ha reclutato più di 500.000 lavoratori dall’inizio della pandemia – sta crescendo in modo estremamente rapido, potrebbe essere un’ottima strategia per smussare le proprie imperfezioni. «Sento fortemente che dobbiamo continuare a inventare e scommettere in modo significativo. E lo faremo», ha poi assicurato Jassy.
Ma chi è Andy Jassy? 53 anni, laureato ad Harvard e con un MBA dalla Harvard Business School, Jassy ha iniziato a lavorare in Amazon nel 1997, circa tre anni dopo che Bezos aveva avviato l’attività nel suo garage e tre settimane prima che la società si quotasse in Borsa con una valutazione di 300 milioni di dollari. È stato il suo primo lavoro dopo essersi diplomato alla Harvard Business School.
Nel 2003, insieme a una squadra di 53 persone, Jassy fonda Amazon Web Services, l’azienda del gruppo che fornisce servizi di cloud computing e l’infrastruttura per siti web e app a milioni di aziende, scuole e governi. AWS è la maggiore fonte di incassi per Amazon, rappresentando il 58 per cento dei guadagni totali, e possiede anche quasi la metà del mercato globale delle infrastrutture cloud pubbliche.
«È stato addestrato a pensare come Jeff, a sfidare le sue idee», dice ancora Hiatt. «Il suo lavoro a tempo pieno era quello dello sparring partner intellettuale di Bezos, perché nessun altro in azienda poteva farlo». Con il crescere di AWS il suo potere decisionale è di conseguenza aumentato, e con esso sono aumentati anche gli attriti con Bezos. Si è sempre trattato, dice il Ft, di discussioni proficue e mai di conflitti duraturi.
Eppure, alcuni pensano che Jassy troverà difficile ritagliarsi un percorso autonomo dal suo ingombrante mentore. «Dovrà dimostrare al mercato di avere una mente indipendente», afferma Sonia Kowal di Zevin Asset Management, un investitore di Amazon. «Di certo non può cambiare la strategia dell’azienda se ha il fiato di Bezos sul collo».
Il futuro di Amazon rimane quindi sempre incerto: certamente non sul piano finanziario, bensì su quello della tenuta della governance. Jassy dovrà infatti raccogliere anche la sfida lanciata da Bezos nella sua lettera finale agli azionisti come amministratore delegato, nella quale si augurava di veder migliorata la reputazione di Amazon come datore di lavoro.
Per un’azienda che ora ha una forza lavoro di oltre 1,3 milioni di persone, questa è una sfida non da poco. «Non sembra che Bezos voglia allontanarsi. Sembra invece che voglia raddoppiare i problemi che ha contribuito a creare», afferma Kowal. Compreso il divario retributivo di genere.
Ai vertici di Amazon rimangono prevalentemente maschi e bianchi: nel 2020, gli uomini rappresentavano il 55 per cento dei dipendenti dell’azienda e il 78 per cento dei dirigenti senior. «È una cultura profondamente preoccupante. Essere arroganti e rozzi è considerato un segno di leadership, e questo arriva fino ai vertici», spiega un ex dipendente al quotidiano economico.
Il nuovo amministratore delegato avrà quindi il suo daffare. Anche se, secondo Jennifer Cast, che è stata fra i primi 25 dipendenti di Amazon e ha lavorato a stretto contatto con il Ceo di AWS per più di un decennio, «Jassy non avrebbe mai accettato un ruolo in cui stare a galla». Perché «ciò che distingue Andy dalla maggior parte delle persone in azienda, è il suo appetito per l’apprendimento. Voglio dire, è affamato», conclude Cast. Vedremo se lo sarà quanto lo è stato Bezos.