L’arte si riprende i suoi spaziLa sorprendente rivisitazione di Eschilo al Teatro Greco di Siracusa

Il regista torinese Davide Livermore ha messo in scena senza soluzione di continuità “Coefore” ed “Eumenidi”, due delle tre tragedie che compongo l’Orestea. Dopo un anno di fermo causato pandemia, con conseguenze disastrose, si iniziano a vedere i primi segnali di una ripartenza: esattamente ciò di cui c’era bisogno per il mondo dello spettacolo

Tra le invenzioni registiche messe in scena da Davide Livermore per il debutto della nuova stagione drammatica dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico brillano tre fantastiche Erinni coperte di lamé dorato. Eschilo nelle “Eumenidi” affida loro un testo da brivido e nel proscenio del Teatro Greco di Siracusa il trio fa di tutto per far pagare il suo delitto al matricida Oreste. Che pure qualche ragione ce l’ha per punire la madre assassina e fedifraga che con l’inganno sopprime l’amatissimo padre Agamennone, di ritorno da Troia.

Ma questo Oreste è pure un rampollo viziatello: si avvale di potenti protettori come Apollo e Atena (la figlia prediletta di Zeus): “giovani” divinità che come tutti i giovani troppo sicuri di sé sono un po’ arroganti e lo schermano dalla giusta – per quanto primitiva – punizione. Che le Erinni reclamano da sempre per chi versa il sangue del proprio sangue.

Livermore il 3 luglio ha messo in scena senza soluzione di continuità tanto “Coefore” che “Eumenidi”, due delle tre tragedie che compongono l’Orestea di Eschilo: presenti in uno dei maggiori anfiteatri del mondo Greco anche le ministre Luciana Lamorgese e Marta Cartabia. Per il 19 è atteso ora il presidente Mattarella.

Eschilo in questo caso sopporta di Livermore parecchie libertà: revolver fumanti, l’apparizione di una Lancia Aprilia del 1949 (si dice appartenuta a Mussolini) che vomita sul palco tanto Clitennestra che usurpatore Egisto musiche che talvolta si avvicinano all’operetta.

Ma pure la fuga di Oreste dalle Erinni che avviene su un tapis roulant, l’amplificazione fragorosa del recitato spesso distorto elettronicamente, uno schermo video sferico che trasmette incessanti esplosioni solari, saette, laghi di sangue o di nera pece, il pulsare di un bulbo oculare, e talvolta il volto e la parola del re trapassato.

Eppure (o forse proprio per questo) lo spettacolo scorre, per ben due ore e mezza. È credibile l’Oreste di Giuseppe Sartori che si presenta in tenuta da lavoro con revolver alla cintola; è un personaggio dolente e furioso ma pieno di incertezze, sballottato tra divinità litigiose e donne fatali: la madre Clitennestra interpretata da una strepitosa Anna Marinoni e la sorella Elettra a cui Anna Della Rosa infonde tutti il suo carisma.

Dopo un anno di disastroso fermo causato pandemia la contagiosa energia messa in campo dal Consigliere delegato dell’INDA Marina Valensise sta dunque dando i frutti necessari per una grande ripartenza. Siracusa, la Sicilia e noi tutti ne abbiamo grande bisogno.

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