L’Olanda inizia l’azione dal basso, scambia con i difensori e il portiere prima di verticalizzare per Donyell Malen. L’attaccante del Psv Eindhoven brucia sulla corsa i difensori centrali della Repubblica Ceca e arriva lanciatissimo all’uno contro uno con il portiere avversario Vaclík. A quel punto Malen cerca un dribbling: non va per il tiro, prova a mettersi in condizione di non poter sbagliare. L’esecuzione del gesto tecnico è rivedibile e Vaclík si ritrova il pallone tra le mani.
Scampato il pericolo i cechi hanno l’opportunità di costruire la loro azione: si va dal portiere al centrale Kalas, due passaggi e subito in verticale per la punta Patrick Schick. Il difensore della Juventus De Ligt sembra in vantaggio, ma sbaglia la valutazione della traiettoria, poi scivola, cadendo tocca il pallone con la mano. Fallo, ammonizione. Anzi no, check del var, on field review e cartellino rosso. Meno di un quarto d’ora dopo la Repubblica Ceca troverà il gol del vantaggio. E sarà decisivo (sarà 2-0 alla fine della partita).
In meno di un minuto l’Europeo di Paesi Bassi e Cechia è cambiato completamente: sono cambiati gli equilibri in campo dopo l’inferiorità numerica, ma anche la percezione sulla reale forza delle due squadre. Se gli Oranje si ritrovano fuori dalla competizione in maniera rocambolesca, dopo aver quasi sperato di poter arrivare fino in fondo, la Repubblica Ceca arriva a sorpresa ai quarti di finale, ma è un risultato decisamente fuori programma anche per gli stessi cechi.
Gli uomini di Jaroslav Silhavy hanno eliminato una squadra sulla carta più forte, dimostrando di potersela giocare con tutti. Ma soprattutto, a questo punto, la loro esperienza a Euro 2020 è già straordinaria così com’è, indipendentemente da come andrà la partita con la Danimarca di oggi pomeriggio.
La Repubblica Ceca si è qualificata agli Europei senza brillare particolarmente, probabilmente perché non ce n’era bisogno. Inseriti in un girone eliminatorio con le piccole Kosovo, Bulgaria, Montenegro, oltre all’inarrivabile Inghilterra, i cechi hanno avuto gioco facile a fare lo stretto indispensabile: 17 punti – sufficienti a staccare di quattro lunghezze il Kosovo – e 13 gol segnati (gli stessi del Kosovo), subendone 11.
Questo percorso senza squilli, senza grandi highlights, ha nascosto la Cechia tra le cavalcate trionfali delle big d’Europa e le storie magnifiche delle esordienti Finlandia e Macedonia del Nord. D’altronde aveva già poche attenzioni su di sé, la Cechia, che è arrivata a Euro 2020 dopo anni di difficili: manca ai Mondiali dal 2006, mentre era stata eliminata ai gironi agli ultimi Europei, con l’ultimo risultato degno di nota risalente a Euro 2012, quando raggiunse i quarti (lì però non c’erano gli ottavi).
Certo, per i tifosi cechi la nazionale resta un motivo di orgoglio e un’occasione di grande unità: «Il sentimento verso la nazionale sta cambiando di nuovo: i tifosi che non sono stati troppo attaccati alla nazionale negli ultimi anni ora credono che ci sia una possibilità di combinare qualcosa di buono», scrive The Athletic in un articolo dedicato alla squadra.
Poi dice anche che alcuni, pochi ottimisti, sperano quasi che questa squadra possa imitare la grande campagna di Euro ‘96, quando Nedved, Poborsky e compagni arrivano alla finale di Wembley. Solo che, come spiega The Athletic, «l’idea di replicare le gesta di quella squadra sembra un sogno piuttosto azzardato».
Ai gironi di questo europeo, però, la Repubblica Ceca è stata tra le formazioni più compatte e credibili delle 24 qualificate – ovviamente facendo la tara sul materiale umano a disposizione.
Silhavy, in carica dal 2018, ha creato una squadra ruvida, aggressiva, con una difesa solida. Una squadra che preferisce fare una gara d’attesa, aspettando che sia l’avversario a determinare lo scenario, per poi adeguarsi e infilarsi nelle pieghe della partita.
Gli uomini deputati a dare questo tipo di identità alla squadra sono soprattutto i centrocampisti, a partire dal capitano Soucek – che viene da una grande stagione al West Ham – e il giovane Kral, che sarebbe un difensore schierato qualche metro più avanti, sempre aiutati da esterni che sanno coniugare qualità e quantità come Jankto e Barak (nell’ultima stagione entrambi in Serie A con Sampdoria e Verona). In fase offensiva, come nell’azione descritta in apertura, la Cechia vuole attaccare in verticale, in modo diretto, senza elaborare più di tanto la manovra.
Per avere dei parametri di riferimento basta leggere alcuni valori statistici: tra le squadre rimaste in gara è quella che ha fatto meno passaggi nel torneo; è in cima ad alcuni ranking difensivi come le palle spazzate dalla propria area (solo Svezia e Finlandia ne hanno di più) e i palloni totali recuperati (uno in meno dell’Ucraina e tre in meno della Danimarca). Poi un dettaglio ricavato dalla partita con l’Olanda: gli uomini di Frank de Boer non sono mai riusciti a calciare verso la porta per tutto l’incontro – non era mai capitato agli Oranjes in una grande competizione.
Se a una squadra così compatta e difficile da affrontare si aggiungono lampi abbaglianti come il gol da centrocampo di Schick all’esordio contro la Scozia, si può dire che la Repubblica Ceca abbi ampiamente meritato il passaggio alla fase a eliminazione diretta, qualificandosi come seconda miglior terza con 4 punti in un girone non semplice (le prime due erano Inghilterra e Croazia).
Il quarto di finale che si disputerà oggi pomeriggio a Baku, in Azerbaijan, metterà di fronte due delle sorprese di questi Europei. La Danimarca nel girone ha raccolto meno di quel che avrebbe meritato, passando con soli 3 punti, e agli ottavi ha dominato la sfida con il Galles (vinta 4-0). La Repubblica Ceca almeno sulla carta sembra l’underdog anche in questa partita da “dentro o fuori”. E forse è esattamente quello che sperava.