L’accelerazioneL’era dell’Internet alla carta (e a pagamento)

A causa della pandemia, i giornali hanno puntato più che mai sulle sottoscrizioni e sulle newsletter e sui podcast per soli abbonati. Da un lato arricchisce l’offerta di qualità, dall’altro potrebbe balcanizzare ancora di più la rete

di neon brand, da Unsplash

Una tra le trasformazioni meno evidenziate della pandemia è stato il rapido e inesorabile passaggio di una serie di servizi online gratuiti alla formula del paywall. Siti di news, giornali, podcast, show e videogiochi sono diventati a pagamento. Si tratta di un’evoluzione di cui si discuteva da tempo e che, con l’accelerazione imposta dal Covid, è diventata una realtà sempre più diffusa.

Come spiega questoa articolo di Axios, i dati parlano chiaro. Secondo Piano, un’azienda specializzata nelle sottoscrizioni a pagamento, nel 2020 i paywall sono aumentati in modo esponenziale, tanto che gli utenti hanno incontrato avvisi di pagamento per siti di news a un tasso raddoppiato rispetto all’epoca pre-Covid. Soprattutto – come emerge da questa ricerca del Pew Research Center – per la prima i volta i giornali hanno ottenuto più entrate dagli abbonamenti che dalla pubblicità online.

Insomma, il mondo della rete è cambiato in fretta: il nuovo livello a pagamento sembra riflettere, come dinamica, l’ingresso della televisione via cavo negli anni ’80. Sulla rete l’effetto principale è quello di suddividere gli utenti in una serie di nicchie, «balcanizzando» le diete mediatiche collettive.

Nello specifico hanno adottato paywall i giornali online, ma – cosa ancora più notevole – gli autori di newsletter, al culmine di una tendenza che era già cominciata da tempo, grazie all’arrivo o all’incremento di piattaforme come Substack e Revue di Twitter. Non solo: sono sempre più a pagamento anche i podcast, e Apple e Spotify hanno seguito l’onda introducendo abbonamenti nelle rispettive offerte. Il secondo, soprattutto, ha investito moltissimo per acquisire l’esclusiva di podcast come “Call Her Daddy” di Alex Cooper o “The Joe Rogan Experience”.

Un panorama che comprende anche piattaforme di videogiochi e, come è noto, anche siti di intrattenimento per adulti come Onlyfans.

Il risultato di questa trasformazione è ancora da valutare. È ancora presto per dire se si tratti di una cosa buona o cattiva. Secondo Jessica Lessin, Ceo e fondatrice di The Information (servizio di news a pagamento) è senza dubbio positiva: la sottoscrizione ha aperto canali di finanziamento nuovi che permettono di fornire nuovi prodotti di qualità. «Se non ci fosse questa possibilità, parte importante dell’informazione non esisterebbe», ha dichiarato ad Axios.

Altri invece sottolineano come il meccanismo rischi di trasformarsi in un circolo vizioso: si pagheranno gli autori che forniscono idee e contenuti di un certo tipo e questi, di conseguenza saranno spinti a fornire sempre più le stesse cose, o quelle che secondo loro desiderano i loro lettori.

In generale i contenuti gratuiti e disponibili sono ancora tantissimi e soddisfano più o meno tutte le esigenze possibile. L’unico rischio è che in una società già frantumata dalla divisione in bolle provocata dalla diffusione dei social, vengano meno ulteriori punti di riferimento comuni.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter