Il grande schermoI cinema europei si stanno riprendendo (ma sarà ancora lunga)

Dopo 18 mesi difficili, sale chiuse e film bloccati, la situazione è quasi tornata alla normalità. Resta in vigore l’obbligo del distanziamento quasi ovunque, cui si aggiunge in 10 Paesi quello del Green Pass. Nonostante i cali, si riesce ad andare avanti

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Non sono stati due anni piacevoli per i cinema europei. Chiusure, restrizioni, pochi film e pochissimo pubblico hanno portato a un crollo degli incassi. Secondo i dati riportati da UNIC, l’Unione internazionale dei cinema europei, nelle sale nell’Unione Europea si è avuto il 69% in meno rispetto al 2019, cioè un totale di 4 miliardi sfumati a fronte dei 6,2 dell’anno precedente.

Anche la frequentazione delle sale è scesa del 73% (dati dell’Osservatorio europeo dell’audiovisivo), ma in modo diverso a seconda dei Paesi: in Danimarca ha colpito meno (-44%), così come in Estonia (-51%) e Finlandia (-54%), mentre Romania, Slovenia, Irlanda, Ungheria e Bulgaria sono colate a picco, a causa della forte dipendenza dal cinema statunitense, che nel 2020 non ha fornito quasi nessun titolo.

Ma l’ottimismo va coltivato, spiega Laura Houlgatte, direttrice generale dell’UNIC, in questo articolo apparso su Le Monde. «Alle sale servirà del tempo per uscire da questi 18 mesi difficili», ma almeno «dopo l’ultimo periodo di chiusura, la frequentazione è ripresa con forza» proprio grazie «ai film americani» e a quelli nazionali più attesi. Il tutto, va aggiunto, in un contesto «sicuro, non sono state dimostrate prove di contagio al cinema e le regole sanitarie sono bene applicate».

Proprio queste costituiscono uno degli ultimi ostacoli. A seconda delle situazioni, i cinema sono costretti a tagliare la capienza per una percentuale che va dal 50% al 65%. In più, in almeno dieci Paesi dell’Unione Europea, si fa sentire l’incidenza del Green Pass, tranne che in Danimarca dove lo strumento di certificazione sanitaria, adottato già a giugno, non è più in vigore dal 1 agosto per cinema e teatri. Secondo quanto dichiara al quotidiano francese Christian Bräeur, presidente della CICA (Confédération internationale des cinémas d’art et d’essai), il suo impatto si può già calcolare: a Berlino, dove è in vigore, si registra già una diminuzione degli ingressi dal 15 al 20% rispetto al 2019. A Dresda, dove invece non è richiesta (in Germania si tratta di misure decise a livello regionale) i livelli sono più o meno gli stessi di due anni fa.

Ma non è un dato terribile. Secondo la società di ricerca ComScore, la Germania ha già evidenziato una netta capacità di ripresa: solo a luglio ci sono stati 7 milioni d ingressi (rispetto a luglio 2020 si tratta di un aumento del 277%), che se non la allineano ai risultati del 2019, anno di grazia del cinema europeo, la portano almeno ai livelli del 2018. In Francia – dati del Centre National du Cinéma, la ripresa è stata trainata, almeno a luglio, da un’offerta spropositata, di ben 52 film. Il risultato è il triplo degli spettatori rispetto al 2020 ma ancora il 22,8% in meno in confronto al 2019.

In Italia i timori per l’introduzione del Green Pass sono tanti, ma per ora il botteghino tiene. Nel weekend della sua introduzione, a livello complessivo il box office ha raggiunto 1.900.847 euro. Le presenze sono state 268mila presenze e rispetto a quello precedente registrano un calo del 10%, molto meno del «25% o del35%» temuto dall’Anec (Associazione nazionale esercenti cinema). Si tratta di una fase complicata, che viene dopo un periodo ancora più complicato. Ma, come si diceva all’inizio, l’ottimismo rimane e la voglia di tornare al cinema, con più o meno restrizioni, è ancora viva.

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