Nuove regole: i gestori dei locali pubblici dovranno verificare che i clienti abbiano il Green pass, però non dovranno chiedere il documento di identità. I controlli sull’autenticità della certificazione verde spettano infatti alle forze dell’ordine.
Sul decreto approvato dal governo, spiega il Corriere, non si fa cenno all’obbligo per ristoratori e titolari delle altre attività di accertare le generalità del cliente, ma l’applicazione utilizzata per scansionare il Green pass contiene un’indicazione diversa. Sulla schermata che compare dopo aver inquadrato il Qr code del certificato è infatti scritto: «Per completare la verifica è necessario confrontare i dati anagrafici sotto riportati con quelli di un valido documento di identità». Da queste parole è subito scoppiata la rivolta dei ristoratori: «Non siamo poliziotti».
Pertanto dopo giorni di consultazioni tra gli uffici legislativi di palazzo Chigi e dei ministeri competenti, una circolare del capo di gabinetto del Viminale, il prefetto Bruno Frattasi, chiarirà oggi le modalità per l’accesso in tutti i luoghi dove è obbligatoria la certificazione verde.
Il decreto entrato in vigore il 6 agosto obbliga ad avere il certificato di immunità per entrare in tutti quei luoghi a rischio assembramenti: bar e ristoranti al chiuso, cinema, teatri, sale da concerto, mostre, musei, luoghi della cultura, palestre e piscine coperte, palazzetti, stadi, impianti sportivi, centri termali.
Come di ottiene il Green pass? Bisogna aver fatto almeno una dose di vaccino nei precedenti nove mesi, essere guariti dal Covid da non più di sei mesi, oppure essersi sottoposti a tampone molecolare o rapido nelle 48 ore precedenti.
Chi ha i requisiti per la certificazione verde Covid-19 e non ha ricevuto o ha smarrito l’sms o l’email, può recuperare l’«authcode» in autonomia. Basterà accedere alla nuova applicazione attiva sul sito www.dgc.gov.it inserendo il codice fiscale, le ultime 8 cifre della tessera sanitaria e la data dell’evento che ha generato la certificazione verde (data dell’ultima vaccinazione o del prelievo del tampone o, per le certificazioni di guarigione, la data del primo tampone molecolare positivo).
Una volta ottenuto l’«authcode» si potrà scaricare la certificazione verde sempre dal sito www.dgc.gov.it con la tessera sanitaria o attraverso l’app Immuni.
E qui nasce il nodo che ha fatto montare le proteste negli ultimi giorni. A chi e quando va mostrata la carta d’identità? All’ingresso di questi luoghi bisognerà consegnare il Green pass, ma titolari e gestori non possono e non devono chiedere il documento di identità per verificare che il certificato appartenga effettivamente a chi lo ha esibito.
La verifica, secondo quanto emanata dal Viminale, spetta a «tutte le forze dell’ordine, che saranno impegnate nel far rispettare il Green pass». Spetterà alle forze dell’ordine — con controlli a campione — accertare che il certificato sia stato presentato dal titolare effettivo.
In termini di sanzioni invece: il cittadino trovato in un locale pubblico senza Green pass rischia la multa da 400 a 1.000 euro. Se il Green pass è contraffatto o comunque non coincide con il documento di identità si può essere denunciati per falso. Il gestore che fa entrare un cliente senza Green pass oltre alla multa, rischia la sanzione amministrativa della chiusura da 1 a 10 giorni dopo due violazioni commesse in giornate diverse, alla terza violazione.
Inoltre, dall’1 settembre l’obbligo di Green pass è esteso anche agli insegnanti e al personale Ata delle scuole, ai professori e al personale degli atenei e agli studenti universitari. I controlli sono affidati «ai dirigenti scolastici, i responsabili dei servizi educativi dell’infanzia, delle scuole paritarie e delle università», che in caso di violazione rischiano la sanzione da 400 a 1.000 euro.
Dall’1 settembre (e fino al 31 dicembre) è tassativamente richiesta la certificazione verde per salire su aerei, navi, traghetti (Stretto di Messina escluso), treni Intercity e ad alta velocità. Green pass obbligatorio anche per gli autobus a lunga percorrenza che collegano più di due regioni. Non c’è invece alcun obbligo per il trasporto pubblico urbano, vale a dire autobus, metropolitane e tram.