Si fa per direLa divertente pagina Instagram della Corte costituzionale tedesca

Un piccolo capolavoro di understatement tedesco, fatto di ambienti spogli, colori pastello e didascalie ridotte al minimo. Ma la sua identità (anche digitale) è così: geometrica, chiara e senza fronzoli

da Wikimedia Commons

Tra le immagini di spiagge e tramonti, natiche e delfini, hashtag #wanderlust e cocktail al tramonto, ecco che appare l’inatteso: l’account Instagram della Corte Costituzionale tedesca. Quasi un ossimoro. Quasi una minaccia. Certo, è sempre bene che le istituzioni cerchino modi per avvicinarsi ai cittadini, sfruttando gli strumenti più adatti a seconda dell’epoca. Ma nel pianeta degli influencer cresciuti a colpi di nulla, la presenza di uno degli organismi più importanti del sistema tedesco – che influenza ne ha da vendere, e pure concreta – un po’ sorprende.

In ogni caso, la pagina sembra essere consapevole che non può gareggiare con il glitter dei costumi, i cuccioli e le ricette. Sceglie, con una certa coerenza, la via dell’understatement. Immagini statiche, quasi imbarazzate, quasi – come dice questo articolo della Faz – il risultato di un esercizio di prova.

Risultato? I suoi 24mila follower, accumulati nel giro di pochissimi giorni, hanno potuto vedere: la veduta da fuori, di sera, col cielo grigio di Karlsruhe e tempo da lupi, in cui si staglia l’edificio squadrato, geometrico e pieno di luci (era il primo post, con cui si inaugurava l’avventura social della Corte e si promettevano aggiornamenti sui suoi lavori); la veduta da dentro, per la precisione la sala delle conferenze, con i quattro schienali scuri delle sedie di cuoio dei magistrati, i pannelli legno chiaro che coprono la parete in tinta con il tavolo, la statua dell’aquila in pietra creata da Hans Kindermann e la bandiera tedesca, un po’ afflosciata.

È del resto l’ambiente spoglio che conoscono tutti i tedeschi (almeno, quelli che per una volta nella vita hanno letto un articolo sulla Corte Costituzionale o hanno visto un servizio televisivo) e, da qualche mese, anche gli altri europei, visto che i magistrati avevano cercato di opporsi al Recovery Plan. La loro sala era rimbalzata nei telegiornali di tutto il mondo e tutti hanno avuto modo di constatarne la linearità senza fronzoli, la sobrietà dell’arredo, l’essenzialità dei colori. Tutto il contrario rispetto al barocco fastoso del Palazzo della Consulta: segno che forse i cliché su italiani pasticcioni ma creativi e tedeschi austeri ma ordinati sono veri?

Chi può dirlo. Di sicuro la pagina Instagram della Corte italiana è molto più vivace e dimostra di trovarsi a suo agio con il mezzo, visti i quasi 400 post messi finora. Quella tedesca, invece, sceglie la via della prudenza: il suo quarto (e finora ultimo) post fornisce, oltre al logo dei 70 anni, anche qualche brevissimo cenno storico, una fotografia in bianco e nero della vecchia sede, il Prinz Max Palais, e una a colori del più anonimo ma moderno Baumgarten Bau, dove si sono spostati nel 1969 per ragioni di spazio.

La scelta architettonica, spiegano sul sito (non su Instagram) è voluta: la nuova corte è aperta – «per esprimere la trasparenza democratica» e in aperto contrasto con lo stile di quella precedente. Si inauguravano tempi nuovi, allora. E si inaugurano anche oggi, con la pagina Instagram. Solo che, vista l’indecisione dei primi passi, sembra chiaro che nessuno ha idea di che direzione prenderanno.

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