Ieri il Twitter s’è indignato perché a un comizietto di Giuseppe Conte e di Andrea Scanzi un paio di babbei a cinque stelle hanno urlato, a proposito di Renzi, «sparategli» e «fatelo fuori» senza che i due capi dei suddetti babbei abbiano avuto nulla da dire.
L’indignazione politica, però, dovrebbe essere vietata dalla Convenzione di Ginevra perché è tra le cause dello stato comatoso del nostro dibattito pubblico. Oggi tutti si indignano per qualsiasi cosa anche la più futile e si procede per opposte indignazioni, soprattutto se sostenute da cancelletti sui social. Quel libretto di Stéphane Hessel che, appunto, si intitolava “Indignatevi!”, è stato uno dei fattori più rovinosi per la sinistra italiana, anche più di D’Alema. Indignarsi, poi, per quello che dicono i babbei a cinque stelle, come se avessero mai detto cose sobrie e sagge , oltretutto è surreale.
Conte in serata ha preso le distanze, ma chi ha ascoltato l’audio dell’intervento converrà che la cosa grave di quel comizietto anti renziano del segnaposto del populismo non è la reazione scomposta dei babbei astanti, ma il ragionamento politico, se così si può dire, che l’ha generata.
Giuseppe Conte ha inserito, tra i principi fondativi del suo nuovo M5s, quello della "cura delle parole". La base però non sembra aver inteso. Basta fare il nome di Renzi per scatenare urla e minacce ➡️ https://t.co/U9hD791JBm pic.twitter.com/cX2F3ZxjPA
— Il Foglio (@ilfoglio_it) September 16, 2021
L’ex presidente, infatti, continua ad accusare Renzi di aver deciso, parole sue, di affrontare in piena pandemia una crisi al buio. Ancora oggi che l’Italia è stata salvata da Draghi e da Figliuolo, Conte considera la destituzione del Conte due – il peggior governo della storia repubblicana, secondo solo al governo Conte uno – una ferita al paese nonostante chiunque dotato di senno sappia benissimo che è stato un danno soltanto per Conte, per Casalino e per i loro apologeti fattisti, lasettisti e, ahimè inspiegabilmente, foglianti.
Aver aperto la crisi di governo proprio mentre Conte e Casalino pensavano alle dirette Facebook e Arcuri disegnava primule, al contrario è stata una formidabile operazione politica che verrà ricordata nei manuali di storia contemporanea perché ha liberato l’Italia dalla più arruffata e incompetente classe dirigente che il paese abbia mai conosciuto e, soprattutto, perché ha salvato economicamente, moralmente e sanitariamente tutti noi da una gestione tragica della pandemia che, sotto Conte, ha segnato il doppio record di morti e di crollo del prodotto interno lordo, tanto che Bruxelles ci ha assegnato, per manifesti demeriti di chi governava, più soldi di quanti ne abbia stanziato agli altri paesi europei colpiti dal Covid. Lasciare che Conte e compagnia, dopo aver fallito durante la prima e la seconda fase della pandemia, potessero sprecare l’opportunità di far ripartire il paese sarebbe stato un delitto.
Quindi, non importa che Conte continui ad arringare e ad eccitare i reduci delle folle grilline di un tempo, alimentando drammaticamente il suo risentimento nei confronti di chi gli ha tolto i voti in Parlamento. L’essenziale è che Conte stia a distanza di sicurezza da Palazzo Chigi e dalla salute e dall’economia degli italiani.