Non sparargli, PieroL’Unione europea vuole proibire le munizioni in piombo ai cacciatori (e sarebbe ora)

L’esposizione al metallo pesante preferito dall’attività venatoria costa ancora danni ambientali e alla salute, ma ora l’Agenzia europea delle sostanze chimiche vuole cambiare musica, gettando nlo sconforto di migliaia di cacciatori soltanto in Italia

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L’Agenzia europea delle sostanze chimiche (Echa) sta vagliando la possibilità di vietare l’uso delle munizioni in piombo, e questa eventualità ha gettato nello sconforto migliaia di cacciatori. Un sondaggio realizzato dalla Federazione europea della caccia (Face) ha evidenziato che, se il bando entrerà in vigore, il 25% dei cacciatori interromperà le proprie attività ed un altro 30% le ridurrà in maniera consistente. Il 34% delle armi non è compatibile con munizioni non di piombo e i costi per sostituirle ammonterebbero, secondo stime prudenti, a quasi 15 miliardi di euro. Solo il 30% dei cacciatori può conformarsi alla restrizione e la riduzione delle attività venatorie potrebbe generare – dato che la spesa annuale per singolo cacciatore è di 3mila euro – fino a 5.7 miliardi di euro di mancati introiti per gli Stati membri dell’Unione Europea.

La caccia, come fenomeno ricreativo, è stata per molto tempo marginale e praticata dalle classi sociali più abbienti. Solamente con il miglioramento generalizzato delle condizioni economiche e di vita ha iniziato a diffondersi a livello popolare, ma negli ultimi anni i suoi adepti sono diminuiti. Le ragioni sono diverse ma legate, ad esempio, alla scarsità delle prede oppure all’aumento delle tasse per l’esercizio venatorio.

La nazione europea con più cacciatori, come riferito dal sito Statista.com, è l’Irlanda con 72.8 cacciatori ogni 1000 abitanti mentre a seguire ci sono la Finlandia, con 55.6 e Cipro con 52.3. La Scandinavia e la Penisola iberica sono le regioni dove si caccia di più, con 35.4 bracconieri ogni 1000 abitanti in Norvegia, 28.5 in Svezia, 28.3 in Danimarca, 22.5 in Portogallo e 21.1 in Spagna. Belgio, Germania, Paesi Bassi, Polonia e Svizzera sono, invece, i paesi con meno cacciatori, e in nessun caso questi ultimi sono più di 5 ogni 1000 abitanti.

L’Italia si trova a metà strada tra i due estremi, con 12.1 cacciatori ogni 1000 abitanti e sostanzialmente appaiata ad Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia. Diversi paesi europei hanno implementato restrizioni che riguardano la caccia. In Belgio non possono prendervi parte più di quattro persone per gruppo, evitando la creazione di comitive e di spedizioni organizzate. In Francia ci si deve limitare al cinghiale, al cervo, al capriolo, ai conigli e ai piccioni, e le autorizzazioni vengono rilasciate a livello di uffici regionali. Nel Regno Unito bisogna ottenere il permesso dal proprietario di un determinato terreno e si può essere multati o arrestati se si provocano sofferenze eccessive a un animale. In Italia i cacciatori sono soggetti a limitazioni e norme comportamentali derivanti dalla legge n. 157/92, secondo la quale è possibile esercitare la caccia per 55 giornate per stagione venatoria, con un limite di tre giorni alla settimana e un divieto assoluto il martedì e il venerdì. Ci sono, poi, specifici territori e luoghi dove non è consentito l’esercizio venatorio e bisogna anche tenere conto delle distanze da rispettare.

I cambiamenti climatici, gli incendi, la caccia legale ed il bracconaggio contribuiscono alle uccisioni su larga scala degli animali selvatici. L’attività venatoria, oltre a essere pericolosa per gli animali, può esserlo anche per l’uomo, dato che ogni anno si registrano decine di ferimenti e morti tra i cacciatori e tra chi abita o transita nelle zone di caccia.

A questo bilancio si devono aggiungere gli animali domestici, feriti o uccisi accidentalmente e l’effetto inquinante causato dalla dispersione dei pallini di piombo nell’ambiente. I pallini di piombo possono essere pericolosi anche per svariate specie di uccelli, come aironi, cigni, fenicotteri e aquile reali che possono nutrirsi, involontariamente, di piccoli pezzi del materiale e intossicarsi fino a morire di saturnismo.

Questo metallo può anche entrare nella catena alimentare ed avere effetti nocivi sulla salute dell’uomo. Il piombo, componente naturale della superficie terrestre, è il più comune dei metalli pesanti. Utilizzato nella produzione di batterie, nelle saldature di molti oggetti di consumo, nelle vernici, negli smalti, come parte della benzina dei veicoli e di carburante degli aerei, è divenuto un contaminante presente quasi ovunque.

Alcuni degli utilizzi, come quello della benzina e delle vernici, sono ormai proibiti dalla legge, ma la sua presenza continua a essere significativa. Numerosi studi suggeriscono l’esistenza di una relazione tra l’insorgenza di cancro e altre patologie e l’esposizione a inquinanti ambientali come i metalli pesanti, i policlorobifenili (Pcb) e altri prodotti.

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