Questa è la storia di due giovani donne che dopo la laurea in ingegneria al Politecnico di Milano hanno lavorato all’estero, fatto un master negli Stati Uniti, e poi sono tornate in Italia per creare la loro startup dedicata ai giovani. Elisa Piscitelli è una milanese doc: nata a Milano, ha studiato al Liceo scientifico Leonardo da Vinci. Sempre brava in matematica e nelle materie scientifiche, si è laureata in ingegneria al “Poli”. Mariapaola Testa invece è arrivata a Milano per l’università – anche lei al Politecnico – da Fidenza, in provincia di Parma.
Le prime esperienze lavorative, McKinsey e Bcg, le hanno portate in giro per l’Europa, poi hanno attraversato l’Atlantico, studiando ad Harvard e al Mit. A quel punto l’impossibile è diventato possibile e hanno deciso di puntare ancora più in alto e creare una loro azienda. Hanno messo insieme le loro competenze di data scientist, la passione per la formazione e la loro esperienza personale e hanno creato un percorso digitale di orientamento che, alternando strumenti di intelligenza artificiale e incontri online con giovani professionisti ed esperti mentor, guida i ragazzi nella scelta universitaria: si chiama Futurely.
I dati più recenti dicono che il 30% degli studenti universitari italiani è insoddisfatto della facoltà scelta, e il 20% cambia indirizzo dopo il primo anno; per non parlare di quanti scoprono solo alla fine del percorso di studi qual è davvero il mestiere per il quale hanno studiato e quale mismatch ci sia tra le loro competenze e il mercato del lavoro. L’Italia è uno dei paesi europei con il più alto tasso di laureati che svolgono lavori al di sotto della loro formazione.
Dietro questi numeri c’è la frustrazione dei giovani, la difficoltà ad aiutare delle famiglie, ma anche uno spreco di talento ed energie, di risorse pubbliche (quanto costa uno studente che abbandona gli studi?) con ripercussioni sull’occupazione nel nostro paese. Sbagliare gli studi ha un costo economico e sociale altissimo.
Piscitelli e Testa sapevano cosa avrebbero voluto studiare e quale mestiere fare, ma molti giovani non lo sanno; da qui è nata la loro idea per guidare i ragazzi verso una scelta universitaria consapevole. Così, tornate a Milano, nel 2019 hanno fondato la loro startup. Le ho conosciute quando hanno presentato il loro progetto a Iag (Italian Angels for Growth) e A4W (Angels4Women) in cerca di finanziamenti. Gli abbiamo chiesto perché dagli Stati Uniti fossero tornate in Italia: ci hanno detto che da Milano erano partite e a Milano volevano costruire. La città è l’ambiente che gli aveva dato la formazione iniziale e la voglia di fare; loro ci hanno messo la consapevolezza, la curiosità ed il coraggio di puntare in alto.
Milano ha risposto bene a questi cervelli in fuga di ritorno: non solo in pochi mesi su Futurely si è creata una community, da ragazzi per ragazzi, di migliaia di studenti, ma il valore sociale di sostenibilità dell’iniziativa ha attirato a bordo tanti investitori, tra cui Riccardo Zacconi, Fabio Mondini e Diego Piacentini.
Milano è la capitale italiana dell’innovazione e delle startup. Qui si è creato un ecosistema che attira e rende possibile lo sviluppo di nuova imprenditoria: è un ambiente fatto di giovani di talento, spesso formati nelle nostre università, risorse finanziarie (fondi di investimento, venture capital, business angel), aziende attive nell’open innovation. Una calamita che attira in città quasi il 20% delle 16mila startup innovative italiane: e scusate se è poco.