La Germania ha votato domenica, ma non è ancora chiaro chi sarà il successore di Angela Merkel come cancelliere. Il prossimo governo sarà guidato di nuovo dai cristiano-democratici (fortemente indeboliti) con alla guida Armin Laschet, o dal socialdemocratico Olaf Scholz?
Una cosa comunque è chiara: non ci sarà un governo socialista, che era stato temuto in particolare dagli imprenditori, ma anche da alcuni partner Nato della Germania e dagli investitori esteri. Le elezioni di domenica hanno scongiurato questa eventualità. I tre partiti di sinistra, la Spd (socialdemocratici), i Verdi (partito ambientalista di sinistra) e la sinistra radicale Die Linke (l’ex partito comunista della Germania orientale) hanno ottenuto in totale 363 seggi in parlamento, ma avrebbero bisogno di 368 rappresentanti per formare un governo.
Il successo elettorale di socialdemocratici e Verdi
I due maggiori partiti di sinistra, la SPD (25,7%, in aumento di 5,2 punti percentuali rispetto al 2017) e i Verdi (14,8%, in aumento di 5,9 punti percentuali rispetto al 2017) hanno ottenuto incrementi significativi, ma il partito di estrema sinistra Die Linke ha perso 4,3 punti percentuali, arrivando al 4,9%. In Germania c’è una regola secondo la quale un partito ha bisogno di almeno il 5% per entrare nel Bundestag. Tuttavia, c’è anche un’altra regola che consente a una forza politica di entrare in parlamento, pur non avendo raggiunto il 5%, se vince tre “mandati diretti” nei collegi uninominali. Avendoli vinti, Die Linke farà parte del prossimo Bundestag con una cinquantina di seggi.
In termini di politica estera e di sicurezza, è cruciale che l’influenza politica di Die Linke sia mantenuta al minimo assoluto, perché è fortemente contraria alla Nato. Durante tutta la campagna elettorale, Die Linke ha avanzato richieste radicali, compresa la proposta di aliquote sul reddito fino al 75% e una tassa sul patrimonio fino al 5%.
La Cdu/Csu è storicamente il partito conservatore della Germania, ma sotto Angela Merkel si è mossa in una direzione moderatamente di sinistra; ha perso 8,9 punti percentuali per arrivare al 24,1%. Questo è il peggior risultato che il partito abbia ottenuto nella storia della Repubblica Federale di Germania. Nel 2013, aveva ottenuto il 41% dei voti.
Il risultato delle ultime elezioni è frutto dell’avvicinamento della Cdu/Csu alle politiche di centro-sinistra dei socialdemocratici e dei Verdi. Inoltre, l’approccio di Angela Merkel alla crisi dei rifugiati del 2015, ha favorito la nascita del partito di destra AfD. Anche se questo partito si è spostato significativamente più a destra negli ultimi quattro anni, è riuscito ancora una volta a ottenere molti seggi nel Bundestag tedesco, pur avendo perso 2,3 punti percentuali rispetto al 2017, quando è entrato per la prima volta in parlamento. Nessuno degli altri partiti, va detto, è disposto a stringere alleanze con AfD.
I liberali dell’Fdp, guidati da Christian Lindner, sono arrivati all’11,5%, ottenendo un aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al 2017. L’Fdp ha fatto particolarmente bene tra gli elettori più giovani: il 20% degli elettori sotto i 30 anni ha optato per l’Fdp. Solo i Verdi hanno avuto più successo tra gli elettori più giovani, raccogliendo il 22% dei voti. I socialdemocratici e la Cdu/Csu, invece, sono risultati i più votati tra gli elettori sopra i 60 anni.
I commentatori tedeschi parlano di coalizioni “Giamaica” e “semaforo”
In questo momento, l’identità del successore di Angela Merkel e del prossimo cancelliere della Germania rimane poco chiara. Dati i risultati delle elezioni, è possibile che l’attuale governo di coalizione tra la Cdu/Csu e la Spd possa ricostituirsi nella prossima legislatura, ma questo è considerato improbabile, dato che dovrebbero fallire tutte le altre opzioni.
I commentatori politici tedeschi hanno coniato svariati nomi per le potenziali coalizioni, che includono una coalizione “Giamaica” tra Cdu/Csu, Verdi e Fdp (i tre partiti hanno gli stessi colori della bandiera giamaicana) o la coalizione “semaforo” (verde-giallo-rosso) tra Spd, Verdi e Fdp.
In una coalizione “giamaicana”, Armin Laschet della Cdu/Csu sarebbe cancelliere; in una coalizione “semaforo”, il leader sarebbe il socialdemocratico Olaf Scholz (Spd), l’attuale ministro delle Finanze. Quindi, l’ago della bilancia saranno l’Fdp e i Verdi.
Anche se un governo socialista è stato evitato, è chiaro che la Germania sta andando sempre più a sinistra: ad esempio, 50 “giovani socialisti” prenderanno posto nel Bundestag tedesco, tutti strettamente allineati con l’ala sinistra della Spd guidata da Kevin Kühnert. In passato, Kühnert si è espresso a favore della nazionalizzazione di aziende come la Bmw e ha dichiarato che solo lo Stato dovrebbe essere autorizzato a gestire appartamenti in affitto. Anche l’Spd nel suo complesso si è spostato maggiormente a sinistra. È stato scelto come cancelliere il candidato moderato Olaf Scholz solo per conquistare gli ex elettori della Merkel. Il loro calcolo, che può essere descritto solo come una sorta di inganno, ha però funzionato.
Il 56,4% dei berlinesi ha votato per l’espropriazione delle società immobiliari
Contemporaneamente alle elezioni federali, si sono tenute anche le elezioni locali nella capitale Berlino. I tre partiti di sinistra, la Spd, i Verdi e Die Linke, che hanno governato a Berlino negli ultimi quattro anni, hanno ottenuto complessivamente il 54,3% dei voti. L’anno scorso i tre partiti hanno approvato una legge che ha costretto i proprietari a ridurre gli affitti degli appartamenti e ha vietato gli aumenti degli affitti per i prossimi 5 anni. Tuttavia, la legislazione è stata dichiarata incostituzionale dalla corte suprema tedesca.
Ora gli anticapitalisti hanno fatto un altro tentativo, questa volta tramite un referendum. Domenica, gli elettori di Berlino sono stati chiamati a decidere se le società immobiliari con più di 3mila appartamenti debbano essere nazionalizzate. Il risultato è stato questo: il 56,4% dei berlinesi ha votato a favore dell’espropriazione delle grandi società immobiliari. Il partito dei Verdi e Die Linke hanno entrambi sostenuto il referendum sull’esproprio. Tuttavia, non è ancora chiaro se la proposta referendaria si tradurrà in una legge e, in tal caso, assisteremo a un lungo contenzioso legale.
Nonostante il sollievo per un governo nazionale che non sarà di stampo socialista, ci sono ancora forti preoccupazioni per il rispetto della proprietà privata in Germania. Infatti, alcuni investitori immobiliari d’oltremare si riferiscono a Berlino con il nome di “piccola Venezuela”.
Potrebbero essere necessari diversi mesi prima che si formi un nuovo governo in Germania. Gli ottimisti sperano che un governo di coalizione sarà varato entro Natale. Una coalizione tra Cdu/Csu, Fdp e Verdi sarebbe il minore dei mali. Ma i compiti della coalizione Giamaica sarebbero enormi. Dopo tutto, Angela Merkel ha lasciato la Germania con una serie di problemi che esploderanno come bombe a orologeria nei prossimi anni:
– «La politica energetica più stupida del mondo» (secondo il Wall Street Journal), che sta perseguendo la simultanea eliminazione del carbone e dell’energia nucleare.
– Le ricadute dell’immigrazione di massa incontrollata del 2015/2016 sono tutt’altro che risolte.
– Ampie parti dell’economia tedesca (industria energetica, settore automobilistico) sono state progressivamente trasformate in un’economia pianificata.
– La Germania sta lottando per adattarsi all’era digitale e il ritmo della trasformazione digitale è estremamente lento per gli standard internazionali.
– La spesa sociale è esplosa a più di mille miliardi di euro.
– Un recente studio dell’Ocse incorona la Germania come campione mondiale di tasse e trattenute in busta paga. In nessuna parte del mondo i lavoratori pagano tasse e imposte così alte come in Germania.
Mentre l’Fdp vuole tagliare le tasse, i Verdi e l’Spd vogliono aumentarle. Quindi formare una nuova coalizione non sarà certamente facile.