«Il quadro economico è di gran lunga migliore di quello che noi stessi pensavamo che potesse essere in primavera, cinque mesi fa, e questa è la prima conferma che dal debito pubblico si esce con la crescita». Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi durante la conferenza stampa di presentazione della Nadef, la Nota che aggiorna il Documento di economia e finanza (Def).
La conferenza ha fatto seguito alla riunione del Consiglio dei ministri di questa mattina, chiusa poco prima di mezzogiorno. Prima di parlare dei temi sul tavolo, Draghi ha speso alcune parole sulle troppe morti sul lavoro, «una tendenza che assume sempre più i contorni di una strage che continua ogni giorno».
La Nota prende atto del miglioramento degli indicatori di crescita e deficit, e definisce il perimetro di finanza pubblica nel quale si iscriveranno le misure della prossima Legge di Bilancio – Legge che avrà come obiettivo quello di sostenere la ripresa dell’economia italiana nel triennio 2022-2024, affiancato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Come anticipato, il 2021 è migliore delle previsioni. Il Prodotto interno lordo rimbalza del 6% quest’anno (dopo il tonfo del -9% del 2020), superando la previsione del 4,5% di aprile. Anche la stima per il rapporto debito/Pil è rivista al ribasso rispetto al 159,8% previsto nel Def, quindi ci sarà una flessione dell’incidenza del debito sul prodotto interno lordo al 153,5% già nel 2021.
Per quanto riguarda la programmazione delle finanze pubbliche, per il 2022 la Nadef fissa un obiettivo di deficit pari al 5,6% del Pil, che si confronta con un saldo a legislazione vigente pari al 4,4%. La Nota delinea inoltre una progressiva e significativa riduzione dell’indebitamento netto, che si attesterà al 3,3% del Pil nel 2024.
«Nella selezione delle misure che discuteremo prossimamente per la Legge di Bilancio dovremo però stare attenti a quale contribuiscono a una crescita equa e sostenibile e duratura e quali no», ha detto il premier. «La sfida più importante è rendere la crescita strutturale, a tassi di crescita più alti di quelli pre-pandemia».
Si prevede anche un aumento degli investimenti di quest’anno e dell’anno prossimo: un rimbalzo che permette di recuperare quanto più di quanto perso nell’ultimo anno. «Ora c’è fiducia nell’Italia, negli italiani e nel resto del mondo verso l’Italia, e questi sono tutti elementi positivi che giocano a favore del Paese», ha detto il premier.
Prima di passare la parola al ministro dell’Economia, Daniele Franco, il premier ha voluto fare una riflessione «sull’ingrediente» che ha favorito la ripresa dell’economia e dell’Italia: «È la vaccinazione: il fatto che si possa lavorare in tranquillità in azienda, il ritorno a scuola nonostante le difficoltà e il fatto di aver creato un ambiente più protetto è stato fondamentale». Inoltre ha annunciato che la prossima settimana ci sarà la prima cabina di regia del Pnrr e che il 12 ottobre si terrà un G20 straordinario sul dossier afghano sul quale è necessario «evitare una catastrofe umanitaria».
Da quanto si legge nella Nadef, l’intonazione della politica di bilancio rimane espansiva per i prossimi due anni, e poi diventa gradualmente più focalizzata sulla riduzione del rapporto debito/Pil.
Come ha spiegato il ministro Franco in conferenza stampa, sono stati proprio le politiche del governo e il miglioramento delle esportazioni, insieme alle misure di sostegno all’economia dell’Unione europea e alla ripresa dell’economia globale, a guidare il rimbalzo italiano.
«La politica di bilancio – ha detto Daniele Franco – deve essere espansiva fintanto che non abbiamo recuperato la caduta del Pil e la mancata crescita, quindi ancora nel 2022 e nel 2023 avremo una politica di bilancio espansiva per accelerare l’economia e fare in modo che negli anni successivi ci sia un tasso di crescita stabilmente più alto. Questo lo si ottiene con un forte impulso a investimenti pubblici e privati, con le riforme del Pnrr. Quindi a partire dal 2024 la politica di bilancio dovrà gradualmente diventare più neutrale, per ridurre il disavanzo strutturale».
Uno degli obiettivi è di «ricondurre il rapporto debito/Pil al livello precrisi (134,3 per cento) entro il 2030». Nello scenario programmatico, la crescita del Pil sarà poi del 2,8% nel 2023 e 1,9% nel 2024.
Tra i dati registrati dal governo, ha detto ancora il ministro dell’Economia, c’è «l’andamento positivo del mercato lavoro: a luglio rispetto a gennaio c’è un incremento del 2,5% del livello di occupazione, inferiore rispetto agli anni pre-crisi ma i progressi sono positivi. E migliora anche l’andamento della finanza pubblica».
Stando a quanto riportato nella Nota, tra il 2022 e il 2024 ci sarebbero margini per 1 punto di Pil l’anno per nuovi interventi – circa 18 miliardi l’anno: un tesoretto accumulato tra maggiori entrate e risparmi sui vecchi stanziamenti, dai bonus non utilizzati dalle imprese al cashback sospeso.
Il percorso programmatico per il triennio 2022-2024 consentirà di coprire le esigenze per le “politiche invariate” e il rinnovo di diverse misure di rilievo economico e sociale, fra cui quelle relative al sistema sanitario, al Fondo di Garanzia per le Pmi, all’efficientamento energetico degli edifici e agli investimenti innovativi. Si interverrà sugli ammortizzatori sociali e sull’alleggerimento del carico fiscale. Sarà possibile gestire ulteriori interventi di sostegno alla crescita economica del Paese.