Ritorno al futuroLe esportazioni italiane si avvicinano ai livelli pre-pandemia

Il 15esimo Rapporto Export di Sace indica che il recupero dell’economia globale trainerà la vendita di Made in Italy nel mondo, favorendo un rimbalzo che dovrà essere alimentato e valorizzato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza

Lapresse

«Questo periodo è uno spartiacque per la nostra storia: il 2021 verrà ricordato come l’anno in cui l’export italiano ha ripreso il percorso di crescita con risultati a doppia cifra». Le parole sono di Rodolfo Errore, presidente di Sace, intervenuto alla presentazione del Rapporto Export 2021 dell’azienda che si occupa di supporto alle esportazioni e assicurazione a favore delle imprese.

Il documento, dal titolo “Ritorno al Futuro: anatomia di una ripresa post-pandemica”, è da quindici anni un riferimento per indicare lo stato di salute dell’export italiano nel mondo. Il report spiega che le vendite di Made in Italy nel mondo si preparano a tornare ai livelli antecedenti il Covid già nel corso di quest’anno, con un rimbalzo stimato all’11,3% (previsione in rialzo rispetto al +9% precedente).

L’export dovrebbe raggiungere, infatti, quota 482 miliardi di euro, per poi continuare ad aumentare del 5,4% nel 2022 e assestarsi su una crescita del 4%, in media, nel biennio successivo. Tale ritmo, superiore di quasi un punto percentuale al tasso medio pre-crisi (+3,1%, in media annua, tra 2012 e 2019), consentirà di raggiungere nel 2024 il valore di 550 miliardi di euro di esportazioni di beni.

Il 2022 sarà l’anno della vera e propria ripresa: l’export di servizi tornerà ai livelli del 2019, grazie a un incremento del 35,1%. Ma già oggi si intravede una ripresa a macchia di leopardo, con una crescita rapida in alcuni mercati, una di semplice recupero del terreno perso in altri, e una di risalita più lenta in altri ancora.

Sarà fondamentale, da qui in avanti, il ruolo che giocherà il Piano nazionale di ripresa e resilienza: un potenziale moltiplicatore del potenziale italiano.

«Il Piano nazionale di ripresa e resilienza – ha detto il presidente Errore – è una chance per modernizzare il Paese cogliendo la sfida della digitalizzazione e della sostenibilità in uno con l’implementazione delle riforme strutturali che ci chiedono l’Europa e il mercato, e soprattutto un’occasione per superare le disuguaglianze. Sace sosterrà gli investimenti del Pnrr, da un lato con le garanzie e coperture assicurative per progetti strategici, dall’altro con il suo ruolo di facilitatore del New Green Deal italiano».

Il Pnrr è sicuramente una grossa opportunità, ma come ha specificato il ministro dell’Economia Daniele Franco, intervenuto durante l’incontro, non è una bacchetta magica.

«Il Piano deve essere un volano per il futuro. Ma deve essere considerato un aiuto, uno strumento utile per il raggiungimento del nostro vero obiettivo: consolidare il processo di crescita in modo da avere nel 2023, 2024 e pi anche nel 2025 tassi di crescita sistematicamente più elevati rispetto al passato, dal momento che negli ultimi 25 anni siamo cresciuti poco», ha detto il ministro.

È chiaro che la ripartenza delle imprese italiane passa per il Pnrr, che porterà l’Italia a costruire nuove infrastrutture, a digitalizzare e sburocratizzare la Pubblica amministrazione, a sviluppare reti internet ultraveloci e stimolare la transizione ecologica.

In questo contesto, Sace – dicono dall’azienda – può giocare un ruolo a supporto dell’attuazione degli investimenti previsti dal Piano intervenendo su progetti strategici relativi a economia circolare, mobilità sostenibile e digitalizzazione del settore produttivo e investimenti nel green, con linee di firma a garanzia delle diverse fasi di esecuzione delle commesse, e creando spazi per schemi di partnership pubblico-privata.

Le stime proposte da Sace sono quelle del cosiddetto scenario base, quello che dovrebbe verificarsi con maggior probabilità. Ma è chiaro che al mutare delle condizioni anche lo stato dell’export cambierebbe.

Come ha speigato il Capo econmista di Sace, Alessandro Terzulli, «lo scenario alternativo ottimistico, quello di “confidence boost”, ovvero di un incremento della fiducia che porta una crescita economica globale più intensa, facendo salire il valore delle esportazioni italiane di beni nel 2021 fino a un +14,7%, pari a 3,4 punti percentuali in più rispetto allo scenario base».

Ma in caso di scenario negativo, ad esempio in caso di ritorno delle restrizioni, la ripresa dell’economia globale rallenterebbe inevitabilmente: «In questo scenario la crescita delle nostre esportazioni sarebbe più limitata quest’anno (+7,2%) e pressoché nulla nel 2022. Il pieno recupero delle vendite Made in Italy nei mercati esteri sarebbe quindi rimandato al 2023», aggiunge Terzulli.

Durante l’evento sono intervenuti Barbara Beltrame (vice presidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria), Maria Bianca Farina (presidente Poste Italiane e presidente di Ania), Federico Ghella (presidente del comitato lavori all’estero di Ance) e Pierfrancesco Latini, Amministratore Delegato di Sace.

Proprio Latini ha spiegato che, sulla scia del Next Generation Eu dell’Unione europea, gli investimenti nel settore green e della tecnologia saranno – dovranno essere, necessariamente – le nuove direttrici del business italiano.

«Nel momento più difficile della storia sanitaria ed economica della nostra Repubblica – ha spiegato Latini – ci è stato affidato un nuovo mandato, che ha tracciato una roadmap per Sace. Un nuovo modello di business che va oltre il nostro tradizionale supporto all’export e all’internazionalizzazione, estendendolo anche al mercato domestico e alle garanzie green».

Un impegno che si è tradotto dall’inizio della pandemia ad oggi in oltre 67 miliardi di euro di risorse mobilitate a favore delle imprese – esportazioni assicurate, garanzie su finanziamenti, commesse aggiudicate, sia in Italia che all’estero.

«Più in particolare – ha aggiunto Latini – per quanto riguarda la nostra operatività dedicata al sostegno all’export e all’internazionalizzazione abbiamo mobilitato 38 miliardi di euro, sostenendo le imprese italiane con la nostra ampia famiglia di prodotti assicurativo-finanziari. Sul territorio domestico siamo intervenuti con Garanzia Italia, lo strumento emergenziale affidatoci dal Governo per sostenere le imprese durante la pandemia. E infine, il nostro terzo pilastro, inquadrato in una logica meno emergenziale e più strutturale, con il quale sosteniamo la ripartenza dell’Italia, garantendo in particolare investimenti strategici e – soprattutto – sostenibilità. In quest’ambito abbiamo mobilitato circa 1,4 miliardi di euro, una cifra destinata a crescere nei prossimi mesi».

È evidente che le imprese italiane si troveranno ad operare in un contesto economico interno più reattivo, più solido, più moderno. Mai come in questo momento è importante fare sistema, cercare ogni possibile dialogo tra i diversi attori del mondo economico, un rinnovato gioco di squadra diretto ad un unico obiettivo: la ripartenza economica del Paese, più veloce, solida e sicura rispetto al passato.

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