Bancarelle di domaniCome cambiano i Mercati generali, la macchina che sfama Milano

Nonostante ogni anno vengano scambiate tonnellate di merci provenienti da tutto il paese e dall’estero, il polo conserva una sua “milanesità”, ma guarda al futuro con nuovi e inediti sforzi, anche economici: Foody 2025 promette di trasformarlo in uno degli hub più grandi d’Europa

Unsplash

Se ci vai prima dell’alba, ti ritrovi in mezzo a un’umanità brulicante. Camion che arrivano, addetti che scaricano bancali e un immenso mercato che prende forma in pochi minuti. Tutto finisce, si richiude poco dopo che il resto della città si è risvegliato. Quel che era sui banchi, riappare nelle vetrine, sugli scaffali dei negozi, e di lì a poco nelle case, sulle tavole. Una visita ai Mercati generali di Milano è un’incursione nell’incredibile, nell’immensa macchina che nell’arco di qualche ora rende i prodotti delle campagne cibo per la città.

I Mercati sono nati per soddisfare i bisogni di Milano, ma sono poi diventati una realtà internazionale, con merci che arrivano da tutto il paese e dall’estero per essere ogni mattina immesse nella catena del commercio, dall’ingrosso fino alla spesa quotidiana delle famiglie. Un polo commerciale di primo livello: vengono scambiate un milione di tonnellate l’anno, di cui 300mila destinate all’esportazione.

Eppure, è conservata una “milanesità” solida, non solo nella proprietà e nella gestione, che fanno capo al 100% al Comune. «Continuiamo a sentirci il mercato di Milano» – ci dice con orgoglio Roberto Lion, direttore generale di Sogemi, la società che gestisce tutti i Mercati Generali. «C’è un concetto importante che va tenuto presente, perché ci caratterizza rispetto a qualsiasi altra realtà come la nostra: noi siamo un mercato fisicamente dentro la città, a tre chilometri in linea d’aria dal Duomo. Tutto va di pari passo, compresa la riqualificazione». Sì, perché cresce, si trasforma, migliora Milano e con lei anche il Mercato, con un progetto come non si vedeva dagli anni ’60.

Si chiama Foody 2025 e farà del mercato agroalimentare un hub a livello dei più grandi d’Europa, come Parigi e Barcellona. È la faccia meno visibile della Milano del futuro, quella di cui nessuno parla. Una sfida che l’amministrazione passata e riconfermata ha lanciato per la crescita economica della città, partendo dal lavoro e dalla fornitura delle materie essenziali alla vita quotidiana. Un investimento da 100 milioni di euro che trasformerà completamente il Mercato ricorrendo alle tecnologie più avanzate.

Il primo intervento riguarda la piattaforma di arrivo e smistamento delle merci che sarà pronta già nel maggio dell’anno prossimo, completamente monitorata e gestita da sistemi automatizzati. Poi verranno costruiti i nuovi padiglioni, tra il 2023 e il 2024, con un incremento di compratori previsto del 20%.

Sarà anche un pezzo importante della nuova Milano sostenibile: le coperture di tutte le strutture ospiteranno uno dei più estesi parchi fotovoltaici d’Europa, con 60mila metri quadri coperti da pannelli. Così, non solo il mercato sarà energeticamente autonomo, ma riuscirà anche a produrre kilowatt in esubero che potranno rifornire di energia altre parti della città, o magari il grande progetto di social housing e riqualificazione urbana che riguarda la vicina area dell’ex macello.

«Ma non ci sarà alcun incremento di cementificazione» – precisa Lion – «solo efficientamento e modernizzazione. Foody2025 è un progetto che va al di là dei bilanci, degli investimenti, ha la dimensione di una vera visione per la città. Noi lavoriamo con la gente: ogni giorno qui entrano 5mila persone tra chi vende, compra, trasporta. Nessuno lo sa, ma siamo la più grande realtà di produzione di lavoro a Milano. Sì, sentiamo di avere un vero suolo sociale e abbiamo la consapevolezza di avere un compito importante nel rilancio della città».

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club