Il mattone è sempre l’investimento più sicuro. Forse è solo uno dei falsi miti nascosti nelle pieghe di un’espressione molto popolare, ma per i Millennial e la Generazione Z comprare casa non è un sogno irrealizzabile come anni di crisi economica e salari bassi lascerebbero immaginare.
Seppur condizionati da un futuro economico e lavorativo ancora incerto, i giovani non rinunciano all’idea di essere un giorno proprietari di casa: gli ultimi dati del mercato immobiliare italiano rivelano una nuova propensione a investire nella propria abitazione, ad accendere un mutuo, avere un immobile di proprietà.
«La pandemia ha cambiato l’approccio di giovani e giovanissimi alla casa: se prima era evidente una tendenza verso l’utilizzo e non il possesso del bene, ora i numeri dicono che anche le nuove generazioni sono fortemente legate al desiderio di proprietà, confermando una tradizione tipicamente italiana», dice Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it.
Da un recente sondaggio condotto dal portale immobiliare, infatti, emerge che il 98% degli intervistati, un campione di 1.500 persone di età compresa tra i 15 e i 30 anni, dichiara la propria propensione ad acquistare un’abitazione non appena sarà possibile.
Accendere un mutuo non è semplicissimo: bisogna rispettare requisiti di età, reddito e capitale ottenibile, e bisogna poi tenere conto di molte altre spese al momento dell’acquisto. In più, la pandemia ha rallentato tutte le spese e costretto molti a rinviare i progetti a lungo termine. Il mercato aveva chiaramente bisogno di una spinta: è arrivata con il decreto “Sostegni Bis” (73/2021), diventato legge lo scorso 23 luglio.
La nuova legge dà la possibilità ai giovani under-36 – con reddito Isee entro i 40mila euro – di ottenere un mutuo entro un massimo di 250mila euro per la propria prima casa e abitazione principale. Tutto garantito dallo Stato e con tassi molto bassi (qui l’intero il contenuto del documento).
La garanzia data dallo Stato è legata al fatto che la banca conceda ai mutuatari una somma superiore all’80% del valore della casa, a cui vanno sommate le spese necessarie per la gestione del mutuo. Insomma, le banche hanno la certezza di riavere almeno l’80% del prestito anche nel caso in cui i mutuatari non riescano a ripagarlo, incentivando così gli istituti a concedere mutui a chi altrimenti non avrebbe garanzie sufficienti per ottenerne uno.
La legge si è rivelata uno stimolo alla domanda di immobili e mutui, con un effetto positivo sull’economia del Paese: non era scontato, era solo una possibile conseguenza positiva e al momento si sta concretizzando.
Il mercato italiano non gode di ottima salute. Come indica un’analisi del Sole 24 ore, l’Italia è l’unico Paese europeo in cui le quotazioni sono ancora dieci punti inferiori rispetto all’anno 2010, contro un +40% della media europea. Ma è in (lenta) ripresa, e la ripresa è trainata dai giovani.
I dati più recenti forniti da un’indagine di Idealista individuano gli effetti dall’attivazione del decreto: si riduce l’età media passata dai 41 anni dell’anno scorso ai 40 anni e 4 mesi di quest’anno; aumenta la durata media dei mutui, da 21 anni e 10 mesi nel 2020 a 23 anni nel 2021; il totale delle domande di finanziamento proveniente dagli under-36 passa dal 36% al 42%.
C’è anche un dato parziale del 2021 che segna un prima e un dopo “Sostegni bis”: i mutui prima casa nel terzo trimestre 2021 crescono del 13,7% rispetto al secondo trimestre dello stesso anno, e le richieste degli under-36 passano dal 33,9% del totale nel secondo trimestre 2021 al 42,5% del terzo (+25,4%). L’allungarsi degli ammortamenti è evidente anche nei mutui richiesti dai giovani: quelli con durata superiore ai 25 anni passano dal 54,9% del secondo trimestre 2021 al 61,5% del terzo trimestre.
Un ruolo importante lo hanno giocato anche le banche. Diversi operatori sul mercato hanno proposto nuovi tipi di mutuo che finanziano l’intero valore d’acquisto dell’immobile in presenza di determinate condizioni.
Intesa Sanpaolo, ad esempio, ha rinnovato la sua offerta con “Domus Giovani Under 36” – un mutuo che consente di avere 40 anni di durata, 10 anni di preammortamento, copertura fino al 100% del valore dell’immobile – e mutui con garanzia “Fondo di Garanzia Prima Casa“, con cui l’istituto concede al giovane mutuatario ulteriori elementi di vantaggio rispetto a quanto previsto dal decreto offrendo tassi dedicati estremamente competitivi, l’azzeramento delle spese istruttorie, delle spese di incasso rata e del costo opzioni contrattuali.
«L’età media di chi ci chiede un mutuo – dice Stefano Barrese, responsabile della divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo – è di 32 anni, la speranza è che, grazie alle agevolazioni del nuovo decreto, si abbassi ancora: asseconderemo ogni segnale di ripresa con ogni mezzo possibile, incoraggiando l’autonomia abitativa dei giovani e continuando ad accompagnarli nei loro più importanti progetti di vita».
Prima dell’estate il Guardian si chiedeva, in un articolo di opinione, se davvero i Millennial preferissero affittare una casa, come se fosse un istinto innato di un’intera generazione, o se la mancanza di acquisti fosse conseguenza di un mercato immobiliare per loro inaccessibile.
È bastato muovere i fili giusti, stimolare la domanda quel tanto che basta, per avere una risposta molto chiara.