Il libro neroNel centro di Milano c’è una libreria che fa da ritrovo per i neofascisti

La Ritter, collegata alla casa editrice omonima, sorge in un cortile di via Maiocchi, forse per evitare sguardi indiscreti. Ospita opere di Alexander Dugin e Francesca Totolo e il suo fondatore, Marco Battarra, è entusiasta del movimento di estrema destra nato nella Lega, Lealtà Azione

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Pochi lo sanno ma nel centro di Milano, in via Maiocchi, si trova una libreria dell’estrema destra dove gli animi affini si ritrovano, tutti rigorosamente no pass, per comprare libri di storia militare sul nazifascismo o partecipare a presentazioni di saggi di ogni genere, all’insegna del revisionismo neofascista, da parte di quella che il suo fondatore Marco Battarra chiama «la destra radicale».

«Sono solo un editore», si schermisce quando scendo nel seminterrato di via Maiocchi per entrare in quella che oggi si chiama libreria Ritter, come la casa editrice che dirige e appartiene al circuito delle librerie “non conformi”. Battarra ha una lunga storia di militanza prima e di libraio-editore poi, ed è avvezzo alle domande, che sa schivare piuttosto bene. Mi riceve con studiata accoglienza e mi mostra i libri più venduti in questo momento. La “Morale Sinistra – il vero volto dell’antifascismo di Francesca Totolo, edito dalla casa editrice di CasaPound, Altaforte Edizioni, e “I templari del proletariato” di Alexander Dugin, il filosofo russo amato dai sovranisti che ha fondato con Eduard Limonov il partito nazional-bolscevico. «Dugin l’ho portato io la prima volta in Italia dopo averlo conosciuto a Mosca negli anni Novanta», spiega Battarra. «I libri di Dugin però li pubblica Maurizio Murelli, in un’altra casa editrice di area, Aga».

Maurizio Murelli è quel Maurizio Murelli che venne arrestato insieme a Vittorio Loi per il giovedì nero di Milano, il 12 aprile 1973 in cui venne ucciso il poliziotto Antonio Marino. Battarra lo conosce bene perché ha iniziato la sua attività di libraio quando c’era ancora il Fronte della gioventù e vendeva i libri in via Mancini, nella sede del Movimento sociale. «Andavo a prendere i libri a casa della madre perché lui era in carcere», ricorda. La sua libreria, aperta 27 anni fa, prima si chiamava la Bottega del fantastico. Chiusa dopo l’ultimo incendio del 2015, è risorta in un cortile probabilmente per evitare sguardi indiscreti.

Il suo spazio è un ritrovo per la destra radicale, che è collegata a una costellazione di piccole case editrici che pubblicano testi storici e militari. Il logo della Ritter è invece un pugno ferrato simile a quello usato dalla diciassettesima divisione delle SS, ma lui glissa dicendo che quell’immagine si trova anche nella storia medioevale, indicandomi un’illustrazione (vabbè). «La Ritter nasce come casa editrice di testi militari che vengono letti anche da persone esterne al circuito della destra radicale», sottolinea Battarra. Per Battarra, che non prova simpatia per Forza Nuova, l’assalto alla sede della Cgil a Roma è stato fatto da agenti provocatori volutamente lasciati passare dalle forze dell’ordine per fomentare tensione. «Ormai da Forza Nuova sono usciti tutti», sottolinea.

All’ultimo incontro della Ritter dedicato a un saggio sulla terza via di Peròn e a un vivace dibattito su Che Guevara, per loro manipolato dalla sinistra – perché l’obiettivo primario dell’attività culturale della Ritter e case editrici affini è quello di  riappropriarsi delle figure storiche antimperialiste e inquadrarle nella storia dell’estrema destra – abbiamo incontrato gli studenti identitari della lista universitaria Sturm und Drang, presente all’università Cattolica, il cui motto è «Difendi l’ateneo, combatti la decadenza». E anche militanti del Movimento nazionale – Rete dei patrioti, nato due anni fa per costruire un movimento di «uomini consapevoli».

Fra loro c’è Salvatore Ferrara, fuoriuscito da Forza Nuova, che mi ha spiegato la sua fede free vax-no green pass e il viaggio andato male per sostenere la protesta al porto di Trieste. «Non siamo andati come movimento, senza simboli, come normali cittadini che protestano contro il green pass nei posti di lavoro, ma ci hanno fermato in otto e tenuti 5 ore in questura. Repressione assoluta».

Alla libreria si cazzeggia, si prende in giro chi vuole andare a mangiare dagli imperialisti di McDonald’s, ma dalla conversazione con Marco Battarra emerge un autentico entusiasmo verso il movimento di estrema destra che è diventato l’area nera della Lega, Lealtà Azione, per il suo costante impegno nel sociale attraverso le associazioni partner. «Stefano Pavesi è stato il candidato più votato nel municipio 8» (con la Lega, ndr). «In via Pareti» – una delle sedi milanesi di Lealtà Azione – «Max Bastoni», consigliere regionale della Lega trombato a quelle comunali, quello del motto #Bastonicontroglimmigrati, ha uno sportello sociale per aiutare gli italiani in difficoltà. Lealtà azione è una comunità molto attiva, sono andati ad aiutare i palestinesi, gli armeni, i serbi in Kosovo, sono legati a un’associazione che combatte la pedofilia», racconta come se stesse parlando di scout, e non di un gruppo politico il cui inno composto dai Bullets si ispira alle gesta di Cornelius Codreanu, fondatore della Guardia di ferro rumena: un’organizzazione ferocemente antisemita, responsabile dei pogrom antiebraici, tra gli anni Trenta e Quaranta, alleatasi ai nazisti durante l’occupazione del Paese.

Tornando a Battarra e alla sua libreria crocevia di intellettuali della destra radicale, lui annovera fra i pensatori più interessanti oltre a Dugin, Adriano Scianca, direttore della rivista Primato Nazionale, che è stato responsabile culturale di CasaPound e l’anno scorso ha pubblicato con Altaforte Edizioni “Mussolini e la Filosofia”, e persino il vicedirettore della Verità, Francesco Borgonovo, con il suo saggio “Conservare l’anima – Manuale per aspiranti patrioti”. I

nsomma, la libreria Ritter pare una sorta di ponte fra i reduci degli anni Settanta e quelli di nuova generazione, soprattutto uomini, che combattono la dittatura sanitaria e il regime dei poteri forti della finanza guidato dal premier Mario Draghi. Ma tutte queste organizzazioni che ruotano intorno alla libreria si presentano sempre come realtà che vogliono costruire “uomini nuovi”. E questa battaglia culturale avviene alla luce del sole di una libreria nascosta ai passanti, nel pieno centro della città.

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