Cambiare il modello di business dello sport europeo, per renderlo più equo, rispettoso della diversità e sostenibile dal punto di vista economico ed ambientale. Non un’impresa facile per le istituzioni dell’Ue, che vorrebbero regolamentare meglio un settore da quasi 300 miliardi di euro all’anno (il 2,12 % del Pil dell’Unione) e circa sei milioni di posti di lavoro, secondo uno studio realizzato dal centro ricerche del Parlamento europeo. Proprio l’Eurocamera è la prima a muoversi, con una relazione approvata nella commissione parlamentare Cultura ed Educazione, che evidenzia i problemi e suggerisce le soluzioni.
Nell’ultimo decennio non si sono registrati progressi sostanziali verso un nuovo modello di sport, denuncia il rapporto, che chiede più impegno per includere «i principi di solidarietà, sostenibilità, inclusività, competizione aperta e merito sportivo». Nel testo si legge la necessità di una legislazione che favorisca l’uguaglianza di genere, ma anche «l’inclusione sociale dei rifugiati, delle minoranze etniche e della comunità Lgbtqi+». Organi sportivi e autorità pubbliche dovrebbero anche fare di più per combattere la discriminazione, violenza e incitamento all’odio.
Oltre alle questioni più generali, gli eurodeputati toccano anche temi molto specifici. Ad esempio quello dell’abuso psicologico, fisico e sessuale degli atleti minorenni, soprattutto quelli provenienti da paesi in via di sviluppo, che spesso vivono nei Paesi europei in condizioni estremamente vulnerabili, avendo lasciato le proprie famiglie in giovane età. Per loro, dovrebbero essere sviluppati servizi di supporto e assistenza legale dalle stesse organizzazioni sportive che li reclutano.
Altro punto problematico è quello degli agenti degli sportivi, soprattutto nel mondo del calcio. «Gli intermediari dei calciatori non contribuiscono alla loro crescita professionale, ma ottengono pagamenti molto più alti di quelli destinati ai club che formano i futuri professionisti», dice a Linkiesta Tomasz Frankowski, l’europarlamentare titolare del rapporto. Secondo uno studio della Fifa (Federazione Internazionale delle Federazioni Calcistiche), soltanto le squadre europee hanno speso nel 2020 473,5 miliardi di dollari in totale in commissioni agli agenti, che incassano al momento del trasferimento di un calciatore.
Il deputato polacco raccomanda l’applicazione di tutte le contromisure già approvate dalla Fifa in merito, tra cui l’istituzione di un tetto per i compensi degli intermediari e di una clearing house, cioè di un sistema attraverso cui devono passare tutte le transazioni di calciomercato per assicurare trasparenza.
Ancora più dura Tiziana Beghin, capo-delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, che ha introdotto insieme alla collega Chiara Gemma un emendamento in merito. «I grandi procuratori oggi fanno il bello e il cattivo tempo, arrivando addirittura a rappresentare tutte le parti in causa: calciatore, società acquirente e società venditrice, con commissioni a sei zeri che depauperano il sistema calcio». Per l’eurodeputata non si tratta solo di una questione morale, quanto piuttosto, di sostenibilità economica: «Il sistema attuale non può reggere e necessita di limiti ben delineati, anche per permettere a tutti gli agenti di competere sul mercato».
Strettamente legata alla questione dei profitti degli intermediari è quella dei finanziamenti ai settori giovanili delle squadre di calcio, che secondo la relazione meriterebbero una fetta più consistente dei ricavi. Questa «solidarietà finanziaria» tra il livello professionistico e lo sport di base garantirebbe il continuo svolgimento delle competizioni meno redditizie, come i campionati giovanili, e servirebbe a ridurre il divario finanziario e competitivo tra i club.
Tra gli aspetti da rivedere c’è pure la governance delle società sportive europee, oggi spesso di proprietà di ricchi magnati stranieri o fondi di investimento. La relazione parlamentare «invita gli Stati membri e le società sportive a riconoscere lo status dei tifosi nello sport, coinvolgendoli negli organi decisionali». Un chiaro endorsement al modello tedesco, in cui gli investitori esterni possono entrare nella proprietà di un club calcistico, ma la maggioranza delle quote resta ai membri originari dell’associazione sportiva.
I valori europei e il merito nello sport
Anche il rispetto dei valori europei, come i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto sono importanti nello sport: per questo l’Eurocamera invita le federazioni a considerarli al momento di scegliere le sedi di grandi manifestazioni sportive. «Non c’è nessun riferimento in particolare, ma credo che esista un accordo nelle istituzioni dell’Ue su quali governi violino i principi democratici o i diritti fondamentali. E quando bisogna scegliere la nazione ospitante di un evento o il suo sponsor, questi criteri dovrebbero essere tenuti in considerazione», spiega Tomasz Frankowski, molto probabilmente alludendo alla prossima finale di Champions League, la massima competizione calcistica continentale, che si disputerà a San Pietroburgo e ha la compagnia di Stato russa Gazprom tra i finanziatori.
Non poteva mancare, nell’analisi parlamentare, una parte dedicata alla funzione educativa dello sport, in cui si chiede di sviluppare infrastrutture sportive e aumentare le ore di educazione fisica nelle scuole, ma anche promuovere iniziative speciali, come la Settimana europea dello sport. Campagne informative mirate contro il doping e le gare truccate completano il quadro proposto dall’Eurocamera, che invita la Commissione europea a incrementare i fondi previsti e il numero di progetti pilota nel settore.
Come spiega a Linkiesta il relatore, si tratta di un rapporto non-legislativo: ma se verrà approvato dalla sessione plenaria del Parlamento (andrà in aula a novembre o dicembre), introdurrà il tema nel dibattito europeo e sarà un segnale forte alle federazioni dei Paesi membri.
Tra i suggerimenti c’è pure l’aggiunta dello sport tra le competenze di uno dei commissari e la nomina di un «coordinatore europeo in materia di sport», una figura che diventerebbe il punto di riferimento in materia a livello comunitario. La Commissione europea, inoltre, è formalmente invitata a «presentare una comunicazione sul futuro dello sport in relazione agli obiettivi strategici dell’UE»: di solito è il primo passo verso atti concreti.