Il populismo italiano è in fase di regressione. Forse è l’effetto Draghi, cioè quello che si legge nei dati sulla ripresa economica, nei numeri della campagna di vaccinazione contro il Covid-19 e, da una prospettiva strettamente politica, anche nell’indebolimento degli stessi leader populisti, che all’ultima tornata elettorale – quella delle amministrative – non sono riusciti a smuovere l’elettorato.
Quando è nato questo esecutivo l’Italia stava attraversando una doppia crisi: quella improvvisa dovuta al Covid-19 e quella politica che ha caratterizzato l’ultimo decennio, fatto di rabbia contro la “casta”, di sovranismi urlati, di antieuropeismi improponibili, di istituzioni da aprire come una scatoletta di tonno.
La lotta contro il populismo italiano è stata declinata in molti modi nella due giorni del Linkiesta Festival al Teatro Franco Parenti di Milano. Anche attraverso la fotografia: lo scorso venerdì 12 novembre, alle 19, è stata inaugurata la mostra fotografica “Gli Anni del Populismo”, un reportage fotografico con gli scatti di Gianni Cipriano che ha messo nell’obiettivo quasi un decennio di storia politica italiana attraverso i volti e le posture di Beppe Grillo, Luigi Di Maio, Matteo Salvini e altri esponenti del populismo all’italiana.
«Volevo fotografare un decennio di politica, con le sue particolarità, i suoi protagonisti e la sua eccezionalità, dalla crescita del Movimento 5 stelle agli anni in cui la Lega era molto forte», ha detto Cipriano raccontando l’esposizione e la sua genesi. Uno spaccato della storia italiana con ascesa e – si spera – caduta delle forze politiche antisistema, un arco temporale che va dall’inizio degli anni Dieci fino a oggi. Un tempo piuttosto lungo nel quale ci sono stati diversi momenti significativi da inquadrare.
«Nel corso degli anni – spiega Gianni Cipriano – è cambiato anche il mio approccio: tra il 2013 e il 2016 la percezione del populismo era diversa, io stesso preferivo fotografare la condizione socioeconomica dell’Italia guardando ai cittadini, alle loro difficoltà, e per questo c’era più passione e forse anche più rabbia nella mia opera. Però a un certo punto ho pensato di ruotare di 180 gradi e guardare alla politica che ha creato questa condizione, e forse è in quel momento che ho deciso di dare al progetto la forma definitiva che vediamo oggi in esposizione: rivolgo l’attenzione verso chi la politica la fa non chi la subisce».
Le istantanee in bianco e nero di Gianni Cipriano alternano scatti in campo largo e dettagli, grandangoli e particolari minuziosi. C’è il pollice alzato di Luigi Di Maio e c’è Matteo Salvini tra la folla, c’è un Parlamento deserto e c’è Virginia in primo piano. «A volte un’immagine larga – ha detto Cipriano – può permetterti di spiegare rapidamente una giornata intera, ma in altri casi un dettaglio racconta meglio di tante parole una sensazione, un momento, una storia».
Per l’autore questa fase politica è difficile da capire e da spiegare, ma non è necessariamente inedita in Italia: «L’aspetto singolare – ha spiegato ancora Gianni Cipriano – è che alcune particolarità della nostra politica hanno una sorta di ciclicità. C’è un parallelo con la discesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994, dopo Tangentopoli e le stragi, quindi la crisi dei partiti tradizionali e l’arrivo di un nuovo protagonista che si impone e la gente che sembra baciare per terra al passaggio del nuovo messia. Nell’ultimo decennio abbiamo visto emergere i Cinquestelle e Beppe Grillo, che sono in parte il frutto di quella cultura, della valorizzazione di una politica che ha meno contenuti ma più capacità di intrattenimento, l’aspetto teatrale. Quindi la politica che si fa meno concreta e più spettacolo».
La mostra “Gli Anni del Populismo” è una selezione di un progetto più ampio, intitolato “Politico”, che racconta, appunto, l’ultima stagione politica e le sue storture attraverso immagini iconiche.
Gli scatti sono presenti anche nel nuovo numero di Linkiesta Paper sugli anni del populismo (si può ordinare qui, arriva in due giorni), oppure si può acquistare nelle edicole di Milano e di Roma. Lo sfoglio e il formato di Linkiesta Paper valorizzano il bianco e nero degli scatti di Gianni Cipriano, che qui sono accompagnati da un saggio di Francesco Cundari.