Coratella e champagne Romani a Milano

Le insegne capitoline nel tempo hanno colonizzato la città, e oggi è sempre più facile mangiare sotto alla Madonnina con la certezza di sentirsi in una casa dei Parioli o in una trattoria di Trastevere

La carbonara di Pipero è stata la ciliegina sulla torta, e quando questo piatto cult della cucina romana è finalmente giunto a Milano i seguaci del ristoratore più simpatico (e abile!) della capitale sono andati in visibilio per la rinnovata possibilità di assaggiare anche qui al Nord la sua cremosa, paradisiaca, goduriosa versione del piatto forse più conosciuto a amato della cucina romana. Lo ha accolto Exit Pastificio Urbano, che ospita la carbonara più buona del mondo e la serve esattamente come farebbe il buon Pipero da lui in corso Vittorio Emanuele a Roma.

Ma questo arrivo è solo l’ultimo tassello di una serie di incursioni capitoline a Milano: da qualche tempo, infatti, la romanità gastronomica sta facendosi sempre più presente nelle strade milanesi. La tendenza a una cucina schietta e verace, condita e strutturata è una vera novità per il target cittadino, che normalmente ama di più proposte fintamente healty come il sushi o locali che esplorano le cucine del mondo. E invece tra una amatriciana e un carciofo alla giudia, anche sotto alla Madonnina si mangia sempre più laziale.

Giulio pane e ojo è qui da sempre (è stato inaugurato nel 1999), e per moltissimi anni è stata l’unica alternativa romanesca alla onnipresente cucina toscana che imperversa in città. Ma era davvero una delle uniche opzioni possibili, con la sua cucina popolare fatta di arrosti profumati, pajata, puntarelle, carciofi, pecorino e ricotta. Ricette d’uso quotidiano, trasmesse di generazione in generazione, che si rifanno alla tradizione e conquistano per la loro veracità.

Del resto, nel tempo, l’oste Ranucci ha colonizzato la zona, inventandosi la bottega di quartiere Abbottega, la pizzeria romana Pizzottella e Cirioletta, il locale che propone il panino ripieno della tradizione romana, facendo di via Lodovico Muratori un avamposto romanesco.

 

Sempre in zona la cucina romana impazza, con tante nuove insegne che nel tempo hanno portato qui tocchi di cucina e cultura enogastronomica goderecce. È il caso di Trapizzino lo street food romano amato in tutta Italia e nel mondo. Nato 10 anni fa dalla passione di Stefano Callegari, oggi è presente a Roma con 6 sedi e Milano, Firenze, Torino e New York. Nella tasca di pasta da pane sono racchiusi i grandi classici della cucina di Roma, dal pollo alla cacciatora alle polpette al sugo, alla parmigiana di melanzane, la proposta vegetariana, la versione golosa con doppia panna e alici, con stracciatella di burrata e alici del Cantabrico e quella decisa con lingua in salsa verde. Amate i supplì? Ci sono anche quelli, fritti e ripieni come tradizione comanda.

Se non vi basta la cucina, si sono inventati anche l’enoteca, che propone oltre a una garbata selezione di bottiglie dal Lazio e dalla Lombardia, anche gli aperitivi più sfiziosi e romani: il Trasteverino, un drink in bottiglietta a base di Campari nato a Roma, nella Vineria di piazza Trilussa e il Gin-Tonic usando un gin del Lazio, il Leardini.

Altro giro, altra insegna, che già nel nome è garanzia di piacevolezza: è Cacio & Pepe e per chi ama la cucina laziale è un luogo da non perdere per i grandi classici, dalla celebre pasta con il pecorino all’abbacchio, qui tutto ci riporta sotto la Cupolone con gustosa eleganza.

E se «Non si vive solo d’amore, ci vuole anche la carbonara» come sosteneva Aldo Fabrizi, Ponte Milvio ha deciso di soddisfare il nostro bisogno con un ristorante e una bottega gastronomica, così che gli appetiti romaneschi siano saziati. Semplicità dei piatti tipici della tradizione romana cucinati con passione, trasmettono l’emozione dei profumi originali della storia di Roma.  Carciofi e cicoria, supplì e fritti de Roma, paste ben condite, saltimbocca e abbacchio. Coratella e coda alla vaccinara sono piatti speciali, che vengono proposti “quanno ce và”. Volete urlare la vostra fede calcistica? C’è Forza Roma nei dessert.

Felice a Testaccio appena arrivato in città è subito diventato un’insegna classica della ristorazione menghina in salsa romana. Perché si sta esattamente come nella sede di Testaccio, ma con la comodità di non dover prendere il Frecciarossa. Il menu è un capolavoro di goduria pura, un inno alla pasta condita come più amiamo e ai secondi di carne che meritano un premio per la loro classica amabilità. Qui si viene per stare bene, per divertirsi e per gustare ottimi piatti per nulla cerebrali e totalmente autentici. Ai milanesi piace perché è elegante e familiare, accogliente e di tono: ma soprattutto perché permette loro di lasciarsi trasportare in una ricerca edonistica del piacere gastronomico puro e semplice, senza retropensieri e senza destrutturazioni. Per mangiare a Milano con la certezza di sentirsi in una casa dei Parioli.

Per sentirsi invece un po’ nel ghetto di Roma, a trent’anni dall’apertura del primo ristorante e dopo altri quattro indirizzi ben avviati nella capitale, la tradizione culinaria giudaica portata avanti dai fratelli Dabush offre al pubblico milanese i piatti più celebri della cucina giudaico-romanesca, impreziositi da influenze mediorientali. Situato in via Sardegna 45, a pochi passi da Piazza Piemonte e dal Teatro Nazionale, Ba Ghetto è il posto ideale per cene in compagnia ma anche per pause pranzo gustose. Carbonara e gricia kosher, carciofi alla giudia ma anche tante incursioni nel nord Africa con falafel e cous cous, per una cucina verace e deliziosa.

Da Testaccio a via Festa del Perdono è un attimo: ed è esattamente la strada che ha fatto l’oste della porta accanto Flavio De Maio, romano della Garbatella che ripropone anche vicino all’Università milanese i piatti imparati dalla mamma e dalla nonna: trippa, gnocchi, fettuccine, pajata e la felicità gastronomica a portata di mano. Tanto per far capire ai milanesi che la cucina autentica della tradizione stava arrivando, quelli di Alvelavevodetto hanno parlato chiarissimo: «Milano, se magna! Noi semo pronti, e voi?».

Stessa cosa è successa per l’apertura di Ma che ce frega, che si propone come locale di tapas romane, con una prposta di aperitivo che strizza l’occhio al momento della giornata più amato dai cittadini. E anche per il menu di pranzo e cena la rassicurazione rispetto ai milanesi è raggiunta con una sola frase. Piatti gustosi, porzioni abbondanti e sapori autentici. La nostra filosofia è semplice: mettite comodo e nun ce pensà più.

Perché forse è proprio questo il tema: dopo averci tanto pensato, dopo essere diventata a buon diritto capitale gastronomica d’avanguardia, Milano sceglie di tornare alla cucina popolare e di essere felice con un piatto ricco, abbondante, non punitivo, gustoso. E la cucina romana è qui per restare.

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