Oltre alla folla c’è di piùGuida di sopravvivenza alla gentrification dei Navigli

Che uno dei centri nevralgici della vita sociale milanese vada di moda è un bene, in realtà: ma tra la Darsena e via Borsi ci sono anche luoghi che mantengono intatta la loro milanesità autentica, in riusciti accostamenti di locale e globale

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Quando frequentavo i Navigli – cosa inevitabile appena ti trasferisci a Milano e non conosci molto della città – ma ancora non ci abitavo, avevo la convinzione che questo quartiere fosse sì delizioso da frequentare, ma impossibile da abitare. Con il tempo, e trasferendomi in zona, ho scoperto due cose: la prima è che letteralmente tutti pensano la stessa cosa a proposito del quartiere e la seconda è che non solo i Navigli sono un luogo di Milano incredibile da frequentare, ma lo sono anche da abitare.

Basta evitare di stare in giro il fine settimana. La maggior parte dei local, dal venerdì alla domenica, migra in Porta Romana, Porta Venezia, Isola. L’Alzaia Naviglio Grande e Ripa di Porta Ticinese, che di norma regalano scorci pazzeschi, tramonti, nebbiolina mattutina e passeggiate notturne molto romantiche, durante le sere del fine settimana diventano invivibili, per non parlare poi delle sponde del Naviglio Pavese e della Darsena. 

Ma oltre alla folla c’è di più. Intanto perché il quartiere è molto più esteso rispetto ai panoramici e romantici corsi d’acqua che tutti frequentano, e poi perché, sotto lo strato glamour e chiassoso con cui la gentrification ha coperto tutta l’area, si riesce ancora a ritrovare un po’ di quello spirito autentico che ha fatto la gloria della zona di Porta Genova.

La stazione, uno dei crocevia nevralgici della città, è il limitare occidentale dell’area, che si estende fino a Corso San Gottardo a est, alla Darsena a nord e a via Borsi a sud. Da qui si hanno due opzioni: via Vigevano o via Casale: qui la prima menzione d’onore è per il mitico bar Tango: un locale stretto e lungo con i tavolini fuori che stoicamente resiste al tourbillon di apericene che gli sono fioriti intorno: vino, birra, cocktail, patatine, una selezione di sandwich, un biliardino in fondo al locale e stop. 

Chi invece sceglie via Vigevano è entrato nel pieno del food district dei Navigli: negli anni la scena culinaria di questa strada si è continuamente aggiornata lasciando forse poco dei locali storici: c’è il Cape Town, che se non registra più i pienoni di un tempo sicuramente rimane un locale dalla milanesità inconfutabile, una specie di ritrovo non specificato: il muretto degli anni Sessanta fatto bar e mai cambiato nel tempo.

Proprio di fronte, coloratissima e decorata da vetrini multicolor, c’è la Casa occupata Gorizia, all’angolo con via Gorizia, appunto. Centro sociale milanese della prima ora, ospita ormai da anni Elcriso Spa, dove la sigla non sta per “Società per azioni”, ma per “Spaccio popolare autogestito”: qui il giovedì pomeriggio e il sabato mattina si trovano frutta, verdura, uova, formaggi e prodotti alimentari provenienti da cascine e piccoli produttori del territorio (io sono dipendente dalla loro Tahina homemade).

Realtà come queste, in via Vigevano, convivono con locali gourmand e alla moda come Berberé, pizzeria famosa per i suoi impasti salutari (avete mai sentito parlare dell’idrolisi per fare le pizze?) e Tenoha, concept store, ristorante e ramen bar giapponese dove si può avere un assaggio della cultura nipponica e dei loro prodotti: qui si mangia come nelle migliori izakaya, ma si possono anche comprare dolcetti e manufatti giapponesi. Da via Vigevano, andando verso la Darsena, si incontra una delle istituzioni del quartiere: Da Peppuccio, il tabacchi che ha dissetato fino a tarda notte generazioni di milanesi: il gestore è la memoria storica della zona ed è difficile che vi faccia pagare senza prima aver scambiato qualche parola, una battuta o un ricordo ci scappano sempre.

Proseguendo verso il centro si incontra la Darsena, che oggi ha l’aspetto di un canale parigino ma che fino a qualche anno fa era un ricettacolo di topi e spazzatura: in questo senso è un bene che questa zona vada di moda: un’opera di riqualificazione del genere magari avrebbe tardato di qualche anno. Fatto sta che adesso dove prima c’era solo il letto desolato del corso d’acqua ora c’è uno spazio dove passeggiare, godersi il sole quando c’è, e c’è anche un mercato coperto che ospita anche realtà gastronomiche e cool da segnalare, come Gud e Macelleria Popolare. Venire la mattina qui a fare la spesa, o a bere un caffè, in mezzo alle bancarelle gestite da persone provenienti da tutto il mondo crea un contrasto urbano e culturale abbastanza unico in Italia. 

Proseguendo verso Corso San Gottardo si replica quel mix di local e global: botteghe di quartiere convivono con prodotti del mondo globalizzato come Wow Nails e Tigotà e realtà super cool come il salone Hair & Tatoo Kult, uno dei punti di riferimento per rifarsi il look in città.

Per raggiungere il Naviglio Pavese da qui è d’obbligo passare da via Torricelli, dove sorgono due realtà che più milanesi non si può: Frizzi e Lazzi e Il Brutto Anatroccolo. Il primo è uno degli storici circoli della città nel cortile di una casa di ringhiera, un ritrovo storico per studenti e persone del quartiere, soprattutto durante le serate estive, dove rivivere il fascino della vecchia Milano è assicurato al 100%. Lo stesso discorso vale per Il Brutto Anatroccolo, una delle trattorie più longeve, nata all’inizio degli Ottanta in quella che era la storica sede dei movimenti studenteschi di un decennio prima. Qui, oltre al tiramisù che pare sia essere tra i più buoni di Milano, si trovano i piatti della cucina tradizionale e povera lombarda: cotoletta, ossobuco, fegato alla paesana e risotto allo zafferano. 

Un altro ristorante che ha resistito molto bene al cambiamento dei Navigli è la Trattoria della Gloria in via Borsi, famosa per le sue polpette, la cucina casalinga e la schiettezza della proprietaria è uno di quei posti dove il tempo sembra essersi fermato.

Ritornando verso il punto nevralgico del quartiere si incontrano posti che con la Milano popolare dei Navigli di un tempo non c’entrano assolutamente nulla, ma che presidiano la zona da anni e sono ormai una specie di marchio di fabbrica per quanto riguarda il divertimento made in Alzaia. Tra questi Iter in via Fusetti, dove i tavoli sono pochi e la posizione decentrata fa sì che il locale mantenga la sua natura intima anche durante il fine settimana. Qui si beve e mangia in maniera ricercata, ma la volontà è quella di ricreare l’atmosfera familiare e accogliente delle trattorie di quartiere, solo con un touch un po’ più metropolitano.

Altri ritrovi storici della Navigli area sono l’Elita Bar dove, come al Cape Town, c’è una sorta di appuntamento non scritto per chi bazzica gli ambienti di moda e design, e Ugo, cocktail bar tra i più raffinati della zona.

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