Heimat complicatiRaccontare via Gola oltre le case occupate e la criminalità

Dallo Spazio Alda Merini al locale Soul Food, la zona non è solo murales e sgomberi delle case Aler: guida di un’orgogliosa abitante della zona dei Navigli che unisce alto e basso e, nonostante il suo stigma, è piena di negozietti, food e spazi culturali

LaPresse/Mourad Balti Touati

Via Emilio Gola a Milano è famosa per i murales, per le case dell’Aler occupate e per gli episodi di varia criminalità legati principalmente allo spaccio. Ma via Gola è molto di più, grazie soprattutto a chi la abita e ama e che si è dato da fare per dare un notevole impulso al progetto di riqualificazione che, per il momento, ha portato a una ripavimentazione di metà strada, con tanto di marciapiedi più larghi e isole pedonali.

Un po’ di trucco certamente non basta a risolvere i problemi di questo intreccio di vie (da via Pichi a via Borsi), ma è un inizio. Qui però non vi voglio parlare di quello che non va in via Gola, ma di quello che va, di quello che la rende viva e bella e dei posti in zona da frequentare. Da quattro anni abito in via Gola e, quando lo dico, lo sguardo dei miei interlocutori spesso e volentieri sbigottisce e, a quel punto, mi chiedono allarmati com’è, vivere in via Gola. «Bello», rispondo. Perché questo, nonostante tutto, è un quartiere vivo, una zona con un’anima e, soprattutto, una zona solidale.

Certo, ci sono momenti in cui questo intreccio di vie assomiglia più alle periferie degradate del Sud America che non alla zona cool della città più produttiva d’Italia, ma è anche vero che qui ancora si respira l’aria della vecchia Milano che mi ha fatta innamorare. Qui si respira ancora quel “senso di quartiere” che nel resto della zona, inevitabilmente, si è perso: i Navigli sono una delle aree più turistiche e frequentate della città, il cuore della movida giovane. Qui la gentrification ha colpito parecchio e dell’anima popolare del quartiere che è stato di Alda Merini, dei punk del Circolo Anarchico di via Conchetta 18 e in generale che è stato terreno fertile per i movimenti della controcultura milanese, è rimasto ben poco.

In via Gola però sopravvivono realtà che quella sensazione te la danno ancora e, proprio per il loro difficile rapporto con tutte le situazioni che la abitano, più o meno legittimamente, fanno squadra tra loro. È così che è nata Occupiamoci di via Gola: alcuni cittadini del quartiere si sono uniti per cercare, attraverso azioni di cittadinanza attiva, di valorizzare le risorse e l’identità della via, puntando soprattutto sul creare spazi di aggregazione, socialità e cultura.

C’è lo spazio sociale Cuore in Gola, con i suoi pranzi sociali, c’è il Nidaba Theatre, minuscolo locale che dagli anni Novanta in avanti ha tenuto alto il livello della scena milanese della musica dal vivo (i proprietari, che nel 2016 avevano ricevuto l’Ambrogino d’oro, lo scorso settembre hanno chiesto il sostegno degli avventori per evitare la chiusura dopo i mesi di stop dovuti al lockdown), c’è Sultan Bikes, negozio gestito da Nima che fa miracoli con biciclette, scassate e non. C’è Soul Food, frutta e verdura con cucina dove oltre alla spesa si possono fare ottimi aperitivi.

Ma in generale quello che c’è in via Gola è un senso di appartenenza radicato: chi ci vive o gestisce un locale, o un negozio, questa strada, con tutti i suoi problemi e i suoi colori, la sente sua. L’associazione Occupiamoci di via Gola è nata 6 anni fa proprio così, dalla volontà di riunire il tessuto sociale del quartiere per lottare contro la criminalità e il degrado e riportare le persone in via Gola: per questo sono state organizzate cene di quartiere all’aria aperta e proiezioni di film. Se siete curiosi, durante Book City, a novembre, ci sarà un evento da Soul Food, un buon modo per prendere confidenza con la strada.

Via Gola quindi non è solo spaccio e case occupate, murales e micro-criminalità: via Gola è anche cultura, è un mix di alto e basso: non è un quartiere solo ricco o solo povero, perché le varie estrazioni sociali convivono. Il tessuto sociale popolare qui è ancora tessuto connettivo importante. In zona vivono moltissimi artisti, pittori e scrittori e lo Spazio Alda Merini (in via Magolfa) è un luogo aperto a chiunque voglia organizzare eventi a scopo benefico o culturale.

C’è ricchezza e povertà in via Gola, ci sono migranti e milanesi doc da generazioni, ci sono palazzi nuovi di pacca e le mitiche case di ringhiera, molte risalenti alla fine dell’Ottocento o ai primi del Novecento. Io non smetterei mai di ascoltare i racconti dei miei vicini di casa, Monica e Alessandro, che vivono qui dalla fine degli anni ‘80 e sono parte attiva e fondante di Occupiamoci di via Gola, nonché memoria storica del quartiere. Attraverso i loro ricordi ho imparato a conoscere e amare ancora di più la zona e sono perfettamente d’accordo con loro quando dicono che qui ci si sente sempre in vacanza, perché l’atmosfera è radicalmente diversa rispetto al resto della città. Non sembra davvero di essere in una metropoli e, almeno noi che viviamo qui, non la avvertiamo come una zona pericolosa. Critica, certamente, ma non pericolosa. Ecco quindi una mini guida al quartiere tra food, negozietti e spazi culturali.

Spazio Alda Merini (via Magolfa, 30)
La casa originaria della poetessa è in Ripa di Porta Ticinese 47, ma essendo di proprietà di un privato non è visitabile, quindi è stata riprodotta fedelmente nello Spazio Alda Merini, gestito Piccola Ape Furibonda (nome tratto da un verso di Merini), associazione che ha vinto il bando per l’assegnazione. Incontri, musica dal vivo, premi letterari, eventi culinari: questo piccolo angolo di Milano ospita tanto la creatività quanto la solidarietà.

La Trattoria della Gloria (via Pichi, 5)
Una vera istituzione del quartiere la Trattoria della Gloria è famosa per la sua cucina tradizionale e per l’ambiente accogliente. Tovagliette a quadri, polpette (sia di carne che vegetariane) deliziose, buon vino e prezzi contenuti fanno di questo ristorantino d’angolo tra via Pichi e via Borsi una tappa imperdibile nel quartiere.

Sultan Bikes (via Emilio Gola, 1)
Nima Roshani è il gestore di questo minuscolo negozietto alla fine di via Gola, proprio di fronte al Naviglio Pavese, con le biciclette fa miracoli e trova sempre il modo di risollevarti la giornata con la sua allegria. L’adesivo Sultan Bike che trovate sulle bici in città è sinonimo di un restyling con i fiocchi.

Soul Food (via Emilio Gola, 3)
È un “frutta e verdura”, ma è anche un localino delizioso. Mentre fai la spesa puoi fermarti per un bicchiere di vino, una birra artigianale o uno spuntino. Nato dall’altro lato della strada ora si è notevolmente ingrandito e, a novembre, ospiterà uno degli eventi della Book Week.

Apollo (via Giosuè Borsi, 9)
È uno dei locali più cool e frequentati della città: dalle serate più festaiole ai concerti l’Apollo era una delle realtà più attive della movida milanese pre-Covid. Lo spazio, industriale e arredato con un sapiente mix di modernariato, è anche ristorante (sia cena che brunch) e cornice per musica dal vivo.

La Magolfa (via Magolfa, 15)
Questa pizzeria si trova in uno degli angoli più pittoreschi del quartiere, proprio accanto alla chiesetta di Santa Maria del Sasso. Con la sua veranda e i tavolini all’aperto è uno spot da non perdere: la pizza è buonissima e, essendo gestito da nord africani, offre anche una serie di antipasti come hummus e baba ganoush veramente ottimi.

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