Eccolo qua, Jova. In controtendenza coi nuovi allarmismi che si diffondono nel Paese, torna Lorenzo e ci racconta una storia diversa, soprattutto una storia “post” e ovviamente viene voglia di starlo a sentire. Ma conviene prenderla un po’ alla larga e collocare questo evento e anche altri – ad esempio la sortita di promo-politica helzapoppin inventata da Fedez, per lanciare un nuovo disco e stuzzicare certe opzioni di irritualità e disubbidienza – in un quadro più ampio, utile per rispondere alla domanda: a che servono oggi i cantanti, soprattutto quelli che hanno tra le mani il potere d’essere ascoltati, non solo quando gorgheggiano, ma anche quando parlano?
La risposta ovvia è che possono servire a offrire una narrazione più libera – con tutti i rischi connessi – meno vincolata ai criteri della generale correttezza e più connessa al fattore dell’empatia, analizzando la verità in cui siamo tutti immersi e di cui spesso ci sfuggono le istruzioni – quelle da ritagliare lungo i bordi, come scherza Zerocalcare.
Queste figure, destituite per un biennio del loro ruolo naturale sui palchi italiani, fortunate capofila di un settore sventrato dalla crisi, non hanno perduto il loro carisma, anzi, in assenza, l’hanno sentito perfino vagheggiato da pubblico, quando non addirittura mitizzato. Insomma, se n’è sentita la mancanza.
E loro hanno cominciato, per caso o per noia, a occuparsi anche d’altro oltre la musica, generando caoticamente un genere diverso di leadership, i cui risvolti soltanto ora si vanno precisando, ma che delinea una specie di second life, rispetto alla malmostosa vita politica del nostro Paese. E tutto ciò, inutile dirlo, è interessante.
Veniamo al ritorno di Lorenzo, leone in gabbia se mai ce n’è stato uno, nel lungo esilio pandemico.
Il Jovanotti adulto non smette d’essere un eterno ragazzo fatto di aria, terra e inquietudine, in moto perenne, con la testa piena di vorticanti idee e cose da fare. Le deve aver compresse al punto tale, durante la nostalgia delle magnifiche biciclettate andine, che adesso saltano come un tappo di spumante, raccontando tutto quanto ha in mente e sta per fare.
La musica, innanzitutto. Esce “Il Boom”, singolo di traino di un album che non tarderà e che si colloca nel profondo solco di “Oh Vita” e del Jovanotti musico-rinato, grazie al salvifico, rinfrancante incontro con Rick Rubin, il guru-producer che ha saputo avvicinarsi straordinariamente a lui, ben prima di tirarlo a sé e alle regole delle sue sonorità.
Il risultato è stato un ritorno alle radici formative di questo artista, condito dalla spoliazione dagli accessori e da una semplificazione dinamica delle lavorazioni, privilegiando il Jovanotti del ritmo a quello della melodia.
E ne “Il Boom” continua a essere così: i suoni sono vintage ma sofisticati, le coloriture inattese, la bocca di Lorenzo spalancata per far transitare la Babele dei pensieri che gli corrono nel cervello, le citazioni e le incazzature, le agnizioni e le antiche lezioni. Un suono e una figurazione artistica che collocano Jova sempre più fuori, “a parte”, rispetto alle scene ricorrenti e dominanti e ne fanno un unicum, che ottimizza così la sua età matura.
Il resto è festa, o almeno annuncio del grande spasso e delle fantasie connesse: «Per due anni ho sfogliato quelle fotografie», racconta Lorenzo presentando il monumentale sistema di spettacolo che torna a muoversi.
Riparte il Beach Party: 12 spiagge, tre palchi, dozzine di ospiti a sorpresa, Lorenzo ovunque nel ruolo del Mago di Oz, la garanzia dell’evento che ricerca la straordinaria efficacia della prima volta, in un revival slanciato verso la declinazione ecologica e filo-ambientalista, a cui lui tiene non da oggi. Si parte il 2 luglio a Lignano, si finisce a settembre nell’aeroporto di Bresso, vicino Milano. Tutte le informazioni online e biglietti già in vendita.
Tante iniziative “attive” di corredo, impegno alla massima cura, nessuna violazione: si fa festa e si ripulisce, si ripristina e si controlla che tutto funzioni nel modo migliore, col Wwf coinvolto in prima linea. Poi che deflagri l’oceanico party della momentanea dimenticanza, rispetto al guaio collettivo che stiamo ancora passando.
Non resta che sperare che davvero affonderemo i piedi nella rena passeggiando sul bagnasciuga, mentre il ragazzone di 55 anni spara dischi a volume megatronico dalla console dell’eterno pirata dei Caraibi.