Un libro apertoNessuna città italiana legge quanto Milano

L’ha certificato un’indagine realizzata dall’Osservatorio Aie: dopo il periodo buio della pandemia, il capoluogo lombardo fa da traino a una ripresa culturale, con dati nettamente superiori alla media nazionale. E qualche numero inaspettato che premia le periferie

Carmine Furletti/Unsplash

Poco più di un anno fa, in piena pandemia, si celebrava la crisi irreversibile del libro e la conseguente fine delle librerie. «La più grave crisi attraversata dal libro dal Dopoguerra», come era stata definita. Oggi, con la guerra al Covid-19 non affatto conclusa, la situazione si è miracolosamente capovolta. Nell’epoca del tutto virtuale è tornato prepotentemente sulla scena quanto di più fisico potesse esserci: il libro di carta.

A far da traino alla immediata ed entusiastica ripresa culturale c’è, ancora una volta in prima linea, Milano. La capitale dell’editoria (qui hanno sede i principali gruppi: Mondadori, Feltrinelli, Gems ma anche Adelphi, la Nave di Teseo e tanti altri medi e piccoli editori) ha più lettori della media italiana.

Secondo l’indagine realizzata dall’Osservatorio Aie, in collaborazione con BookCity e PepeResearch, sull’acquisto e la lettura di libri nel comune di Milano, il 64% dei milanesi con un’età superiore ai 14 anni legge almeno un libro in 12 mesi, compresi ebook e audiolibri, contro il 56% del resto d’Italia. Il divario aumenta nell’area digitale (e-book e audiolibri): 39% contro 26%. 

Per quanto riguarda le fasce di età, a Milano si dichiarano lettori l’88% dei 15-17enni e l’87% dei 18-24enni, mentre in Italia leggono, nelle stesse fasce, rispettivamente il 51% e l’81%. I milanesi si fanno trovare con un libro in mano molto più spesso della media italiana anche nella fascia tra i 55 e 64 anni (47% contro 31%) e in quella tra i 65-74 anni (31% contro 19%).

Certo, i milanesi sono agevolati anche dal fatto che hanno una maggiore presenza di librerie fisiche rispetto al resto della Penisola. In particolare, il 90% degli acquirenti di libri all’ombra della Madonnina ha comprato nei negozi di libri almeno una volta negli ultimi dodici mesi; in Italia solo il 73%.

Un dato importante, se ci ricordiamo che proprio i librai sono stati coloro che nei giorni difficili del lockdown si sono inventati iniziative di ogni genere per andare incontro ai lettori, diventando una sorta di avamposto nelle strade deserte delle città.

Altro dato particolare, e che fa riflettere, è che si legge soprattutto nelle periferie: a leggere nei quartieri più lontani dal centro è il 59% degli over 14 anni, contro il 58% nelle aree semiperiferiche e il 54% nelle aree centrali e semicentrali. Tanto per fare un esempio, il municipio 1, quello più centrale, è in assoluto quello dove si legge meno. Questo a fronte di una distribuzione delle librerie e cartolibrerie molto squilibrata in favore del centro: qui si trovano il 69% degli esercizi, il 19% nelle aree semiperiferiche, il 12% nelle periferiche.

Se si vuol cercare il pelo nell’uovo, potremmo suggerire, per la prossima volta, di non dimenticare che si può essere lettori anche sotto i 14 anni, perché lettori si diventa nei primi anni della scuola: anzi, è lì che si comincia a seminare. Intanto c’è già chi sta profetizzando l’ennesima crisi del libro, ormai si è perso il conto. Tuttavia, parafrasando una citazione francese potremmo dire, nonostante le numerose Cassandre, le livre est mort, vive le livre!

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