«Una minoranza – qualunque essa sia – non può imporre la sua volontà e tenere sotto scacco una grande città». A pochi giorni da quello che si profila essere il sedicesimo sabato consecutivo di manifestazioni No Green Pass che paralizzano il centro di Milano, Confcommercio ha lanciato una raccolta di firme online, un modo per dar voce a una maggioranza dei cittadini rimasta fino ad ora silenziosa.
«Il nostro è un appello forte alla responsabilità di tutti, nel rispetto della libertà di tutti», afferma Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio – «quello trascorso è stato un anno e mezzo drammatico per le nostre imprese. Qui a Milano tutto il tessuto imprenditoriale ha perso qualcosa come 40 miliardi di euro. C’è assoluto bisogno che le imprese ripartano».
Nei giorni scorsi i commercianti hanno iniziato a denunciare i danni economici.
I commercianti fanno fatiche enormi e si affidano a periodi più importanti di altri, come quello attuale, ormai quasi prenatalizio. Chiunque può capire l’enorme problema rappresentato da 15 sabati consecutivi nei quali non solo in mezzo centro città non ci si può muovere per tutta la durata delle manifestazioni, ma le migliaia di persone che normalmente vengono da fuori Milano decidono di rimanere a casa per non dover affrontare caos e disagi.
I manifestanti oppongono una questione di libertà di pensiero.
Nessuno di noi è contro la libertà di manifestazione, ma diciamolo chiaro: così non si può andare avanti! I commercianti del centro di Milano stanno perdendo ogni sabato il 25% del fatturato e solo nelle ultime tre settimane ci hanno rimesso qualcosa come 10 milioni.
Un danno enorme, insomma.
Milano è una città per sua natura sensibile, sempre disposta al confronto, che nella sua storia ha accolto con alto spirito civico grandi manifestazioni per tante istanze sociali, anche forti, ma quindici settimane sono evidentemente un condizione intollerabile. Nessuno vuol chiudere la bocca a nessuno, ma la situazione è fuori controllo: sabato scorso finalmente gli organizzatori della manifestazione avevano perlomeno concordato il percorso con la Prefettura, ma poi non è stato rispettato. In cosa si traduce questo? Nel fatto che se sono un commerciante abbasso la serranda perché non mi sento tranquillo.
Volete ricordare che, al netto delle convinzioni, il nemico è il Covid?
Esatto! Guardi, vorrei che fosse chiara una cosa: i commercianti, come tutti gli imprenditori, stanno cercando di lavorare a testa bassa, con la paura di dover affrontare un altro periodo di restrizioni, di emergenza sanitaria. Sarebbe il disastro definitivo. Ecco, ci vogliono la massima comprensione e il massimo rispetto. Torno a dirlo: con questa petizione vogliamo lanciare un appello forte per richiamare alla responsabilità collettiva.