Eccola , la Milano del dopo Covid. Un metropoli che crea ricchezza e innova, ma deve ancora impegnarsi per tradurre il tutto in benessere e in una qualità della vita diffusa.
Il Rapporto sulla qualità della vita in Italia 2021 di ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni è la più completa indagine sul tema per numero e rilievo dei parametri. Giunta alla 23 esima edizione, fornisce un profilo di Milano e della sua provincia incardinato su alcuni dati che la pandemia avrebbe potuto mettere in forte discussione, come la presenza e la solidità dei capitali e la vocazione al cambiamento.
Quella dallo scorso autunno ad oggi è stato un periodo critico, a maggior ragione per Milano. Il rallentamento nelle relazioni e nei loro “contenitori” come gli eventi, culturali e di business, è ricaduto in modo feroce sulle dinamiche tipiche della città, finendo per congelare anche gli interventi istituzionali sulla vita urbana.
Eppure la classifica generale del rapporto vede Milano passare dalla 45esima posizione alla quinta. È dunque una delle città italiane nelle quali si vive meglio, rovesciando – proprio in quest’anno così impegnativo – la narrazione della vita nella metropoli come opposta a quella “a misura d’uomo”.
E proprio qui sta il punto: nella declinazione di quella misura che fa star bene il cittadino. Milano è prima nella classifica per «reddito e ricchezza», confermando di essere la città che produce, veicola e attrae capitali, quella dei flussi finanziari che alimentano i grandi progetti.
Senza di essi, non potrebbero essere concepiti interventi come quello avveniristico di social-housing che interessa l’area dell’ex macello, ma ancora prima la riqualificazione edilizia di parti della città che sempre più la caratterizza dal dopo-Expo.
Ma la visione del futuro è testimoniata anche da un’altra graduatoria specifica, all’interno della classifica generale sulla qualità della vita: quella che considera il numero di startup e Pmi innovative. Milano risulta saldamente in testa, con un punteggio che che è il doppio di quello della seconda classificata, Bologna.
A ben vedere i due dati sono in diretta relazione. Le università milanesi contano incubatori di startup consolidati ed efficienti, ma è vero anche che proprio la vivacità finanziaria consente più sostegno economico e garanzie di sviluppo di quanto avviene in qualsiasi altra realtà.
A Milano vivono e operano in sinergia con gli incubatori fondi dedicati, privati e pubblici, che danno vita alle idee, perfino correggendo storture sociali e lavorative, come per il recente lancio di un progetto innovativo di tutoring, all’interno dell’hub del Politecnico, che vada a colmare il gender gap che grava anche nel mondo startup.
Scorrendo le graduatoria per singoli parametri, si incontra poi un altro dato che spiega non solo le ricadute sul tessuto sociale del progetto metropolitano iniziato cinque anni fa, ma anche lo scarso senso di realtà di chi lo contesta. La retorica critica che non ha mai smesso di cavalcare il tema della sicurezza va a sbattere contro i numeri: in un anno Milano ha guadagnato trenta posizioni nella graduatoria della «sicurezza sociale».
Per quanto riguarda i reati contro il patrimonio è passata al ventottesimo posto, dal 42esimo che occupava nel 2020, mentre per i reati contro la persona la posizione è rimasta stabile. Non deve trarre in inganno invece il peggioramento in classifica per i reati a sfondo sessuale, nella quale gioca in realtà il progresso nelle denunce. Gli episodi individuati salgono, perché aumenta la propensione della vittime a uscire allo scoperto, con una maggior fiducia non solo nelle istituzioni, ma anche nelle reti organizzate di assistenza e sostegno che operano sul territorio.
Milano, però, ha il dovere di essere consapevole anche dei punti critici del suo modello. La classifica sulla qualità della vita le assegna un preoccupante regresso nel tasso di occupazione, per il quale passa dal quinto al nono posto. Un dato al quale va posto rimedio in fretta, rendendo l’innovazione capace anche di creare lavoro diffuso.
Stona poi il passaggio dal 14esimo al 19esimo posto nella creazione di nuove imprese, segno di un meccanismo in difficoltà. In questo senso, nella classifica per istruzione/formazione/capitale umano, Milano potrebbe e dovrebbe realizzare qualcosa di meglio di un quarto posto in graduatoria.
Infine l’ambiente: il passaggio all’11simo posto dal secondo del 2020 è un segnale di allarme per la nuova amministrazione, tutta concentrata sulla ineludibile svolta green. La caduta di quattro posizioni nella densità di verde urbano è una tendenza che va invertita.