Visioni Gen-ZCome i più giovani vogliono ridisegnare la Milano del futuro

Grazie al contest “Ri-Abitiamo Milano”, iniziativa degli Amici Delle Triennale, tre progetti di liceali hanno immaginato e realizzato importanti restyling della città, dall’area dell’ex Innocenti di Lambrate al parco di Trenno. Facendo dire alla giuria del premio che «le idee sono state stupefacenti»

Dal progetto “Quartiere ebraico”, di Alessia Nassimiha,Yael Recanati, Gabriel Loloey, Jonathan Vona, Dan Hasbani e Giulia Hallac

Decenni di progetti complessi, tra idee di centri commerciali ed edilizia residenziale, valutazioni, gare d’appalto faraoniche. Poi arrivano due studenti di scuola superiore, Davide Fantini e Dylan Amoruso, a dire che per riqualificare l’area dell’ex Innocenti di Lambrate basterebbe partire dal verde. Tutto molto semplice: mantenere e strutture di metallo e mattoni dei capannoni , aggiungere tanto vetro e pannelli solari e farne delle gigantesche serre, nelle quali poi immaginare ogni tipo di attività sociale.

E lo stesso accade quando ci si chiede come valorizzare i parchi cittadini, facendo in modo che non siano semplicemente aree verdi, e la risposta viene da Carolina Bagnasacco, Arianna Fantoni e Lavinia Taverni, tre ragazze appena maggiorenni che propongono di applicare la Permacultura al parco di Trenno, creando un ecosistema circolare che va dalle piante da frutto alla flora acquatica, passando per le erbe officinali.

Se poi cinque liceali della comunità ebraica – Alessia Nassimiha, Yael Recanati, Gabriel Loley, Jonathan Vona e Dan Hasbani – si mettono a elaborare un progetto di recupero dell’identità attraverso una riqualificazione urbana improntata all’ecosostenibilità e alla vivibilità, è il caso di chiedersi quanto la Milano del futuro debba iniziare a trovare visioni originali tra i suoi abitanti più giovani.

Immersi nel presente, consapevoli degli strumenti a loro disposizione, proiettati con slancio e fantasia nel futuro: così sono i liceali milanesi che hanno partecipato a “Ri-Abitiamo Milano”, iniziativa degli Amici Delle Triennale costruita sulla scia del movimento studentesco Fridays for Future, e guardando all’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Ideato da Elena Tettamanti, presidente degli Amici della Triennale, e da Giuseppe Caprotti, presidente della Fondazione europea Guido Venosta, ha coinvolto 200 scuole e 25mila studenti che hanno portato centinaia di progetti. La selezione ne ha fatti accedere alla fase finale trenta, decretando alla fine vincenti i tre descritti qui sopra in estrema sintesi, che sono stati premiati con buoni libro del valore di 1000 euro.

In realtà anche la forma, la costruzione stessa dei progetti parla di ragazzi con un bagaglio importante di competenze, informazioni e capacità di utilizzare tutti gli strumenti a loro disposizione, declinandoli in base alle necessità di una città costruita sulla responsabilità sociale e ambientale.

Così si sono rivelati i ragazzi alla giuria del premio, costituita dall’architetto Mario Cucinella, dallo scienziato Stefano Mancuso, dalla giornalista e scrittrice Alessandra Viola, e dal consiglio direttivo dell’associazione Amici della Triennale,

«La risposta degli studenti, di fronte alla presentazione del progetto e alle tematiche che lo ispirano è stata sorprendente», sottolinea Elena Tettamanti, presidente degli Amici della Triennale. «La qualità dei loro contributi è stata davvero alta, e inattesa la diversità delle scuole di appartenenza che hanno partecipato al contest, dal liceo artistico al liceo classico, indicativa di una sensibilità diffusa e uniforme dei giovani su queste problematiche».

Sensibilità che può essere fonte di idee, e può spiegare a chi è chiamato a intervenire come le nuove generazioni immaginano e desiderano Milano. «Abbiamo infatti dato loro la possibilità di esprimersi sul rapporto con la città e l’ambiente che li circonda, facendo proposte concrete», commenta Giuseppe Caprotti, presidente della Fondazione europea Guido Venosta, «le idee sono state stupefacenti, brillanti. Sarebbe bello che venissero prese in considerazione e magari  adottate nei piani comunali già in essere o futuri».

Dalle scuole parte l’educazione non solo alla questione ambientale, ma a una sostenibilità totale che mette idee apparentemente piccole, come la riorganizzazione delle aree comuni di un quartiere al centro dello sviluppo, tanto quanto un grande progetto di riqualificazione di un’area postindustriale. Dalla consapevolezza che un parco può esprimere molta più rilevanza sociale del concetto semplice di “verde pubblico” può iniziare una visione per Milano, con i più giovani nel ruolo di protagonisti.

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