Dopo oltre vent’anni torna ad alzarsi il sipario del Teatro Lirico, uno dei luoghi simbolo di Milano, intitolato a Giorgio Gaber. «Riconsegniamo al pubblico un luogo che ha scritto la storia della cultura milanese e più in generale nazionale». Queste le parole di Matteo Forte, amministratore delegato per l’Italia di Stage Entertainment e direttore generale dei teatri milanesi Lirico e Nazionale.
«L’illogica allegria di vivere il presente» è la frase, tratta proprio da una canzone di Gaber, a fare da slogan alla riapertura, suggerita da una studentessa diciottenne e scelta fra oltre tremila proposte.
Tra le altre novità del restyling, finanziato dal Comune di Milano, anche un ristorante con vista palco e una sala multimediale da 100 posti.
Una storia lunga e travagliata quella del Lirico, sin dalla sua costruzione voluta dagli arciduchi d’Austria nel 1778, che affidarono il progetto a Giuseppe Piermarini (l’architetto della Scala). Nel 1832 la prima assoluta de “Elisir d’amore” di Gaetano Donizetti e nel 1904 la prima de “La figlia di Jorio” di Gabriele D’Annunzio.
Ma, oltre che luogo di spettacolo e cultura, l’ex Teatro della Cannobiana (il primo nome era tale, perché sorgeva sull’isolato accanto alle scuole Cannobiane) è stato anche luogo storico-politico, teatro dell’inizio e della fine del fascismo. Nel 1920 ospitò la seconda Adunata nazionale dei fasci di combattimento, a cui prese parte con un discorso anche lo stesso Benito Mussolini, e nel dicembre del 1944, sempre Mussolini vi pronuncerà il celebre “discorso della riscossa”, che segnerà la fine definitiva del ventennio di dittatura.
Nel dopoguerra tornerà fortunatamente a svolgere il ruolo per cui era stato concepito, ospitando opere di Brecht e spettacoli di Gaber e Mina. Per arrivare ai giorni nostri, con la chiusura avvenuta nel 1999. Prima il Lirico è stato abbandonato a se stesso, e poi è arrivata la ristrutturazione, approvata dalla giunta dell’allora sindaco Giuliano Pisapia: è durata oltre cinque anni, con continui rinvii e polemiche.
Lo stesso Forte, tra gli ideatori della piattaforma social heArt, dedicata al talento, agli artisti e agli amanti di arte e spettacolo, aveva dichiarato qualche tempo fa: «A me piacerebbe restituire alla città un teatro poliedrico. Gli altri teatri hanno tutti una loro identità e specificità, che non racchiude la molteplicità di generi che noi vogliamo racchiudere al Lirico. La danza contemporanea, ad esempio, non ha più un suo luogo milanese».
Per questo è prevista una programmazione che spazierà dai concerti di musica classica, jazz e leggera, agli spettacoli di cabaret, di danza nonché di prosa in chiave moderna, oltre a quelli legati a una nuova accessibilità dell’opera lirica.
L’open day dello scorso fine settimana ha visto la presenza di oltre diecimila milanesi desiderosi di ritrovare il loro teatro. La prima ad entrare, sabato 18 dicembre, è stata un’ultra-ottantenne milanese, Silvana. A riceverla sono stati Matteo Forte e l’attore comico Renato Pozzetto, che è consulente artistico del teatro.
Ad aprire la stagione della “altra Scala” ci sono Ale & Franz (fino al 9 gennaio) con lo spettacolo “Comincium”. «Abbiamo voglia di leggerezza. E allora, ripartiamo da dove eravamo rimasti ovvero dalla voglia di vedervi ridere» hanno dichiarato i due comici ex di Zelig.
Che sia veramente di buon auspicio per un nuovo inizio.