Quest’anno Joe e Jill Biden potrebbero imbandire la tavola di Natale della Casa Bianca con più di un’irruzione (gastronomica) europea. Insomma, non solo un menu dal retaggio irlandese – il presidente degli Stati Uniti ci ha abituati spesso al forte accento che mette sulle sue radici (il bis-bisnonno era nato a Ballina, nella contea di Mayo) -, ma anche qualche sperimentazione più azzardata fra le pietanze, magari dal gløgg danese al bejgli ungherese, per scaldare cuore e palato.
Al termine di un 2021 che ha pazientemente riavviato le relazioni diplomatiche fra le due sponde dell’Atlantico e messo in pausa le guerre commerciali, dalla contesa sui sussidi Boeing-Airbus ai dazi su acciaio e alluminio, insomma, è tempo di mettersi a tavola e brindare. Anche perché intanto in questo anno, tra halloumi a Cipro e riso basmati tra Pakistan e India, l’Unione europea si è già cimentata con una buona dose di food diplomacy.
E per trarre ispirazione sulle combinazioni da servire durante le feste c’è lo EU Holiday Cookbook, un ricettario che propone pietanze dalle tradizioni culinarie dei ventisette Paesi membri dell’Ue, realizzato dalla delegazione dell’Unione europea negli Stati Uniti in collaborazione con le ambasciate nazionali di stanza a Washington. Come spiega a Linkiesta la portavoce della rappresentanza europea al di là dell’Atlantico, il manuale è stato recapitato, in tempo per le feste, ai principali interlocutori nella capitale americana – dai membri del Congresso alla segreteria di Stato retta da Antony Blinken -, ma è accessibile a tutti online (in alcuni casi pure con l’aggiunta di tutorial video), con l’invito a esplorare un po’ le altre usanze e contaminare i menu delle vacanze.
A descrivere il progetto è lo stesso Stavros Lambrinidis, ambasciatore Ue negli Usa con un passato da ministro degli Esteri in Grecia, europarlamentare e inviato speciale dell’Unione per i diritti umani: «Abbiamo chiesto agli ambasciatori e agli chef dei Paesi Ue presenti qui a Washington di condividere la loro ricetta preferita per un piatto nazionale che è tradizionalmente consumato in questo periodo dell’anno. Il risultato è un catalogo non solo della nostra varietà culinaria, ma anche della nostra diversità culturale».
La sintesi di cucina e patrimonio culturale europeo è presto servita. Il progetto sviluppato dai diplomatici a Washington è nato lo scorso anno, in formato unicamente digitale, come simbolico regalo virtuale in vista delle festività di fine anno; quest’anno è stato aggiornato per tener conto dei contributi degli ambasciatori di nuova nomina ed è stato dato alle stampe. Ci sono ricette per tutti i gusti, dagli antipasti ai dolci e dai primi alle bevande.
A completare la rassegna ciascuno di essi è accompagnato anche da un tocco personale dello chef o dell’ambasciatore, che si fanno carico di inquadrare la pietanza o la bevanda nelle tradizioni dei pasti delle feste e di dare qualche suggerimento pratico per la realizzazione: l’anatra arrosto con cavolo bianco e rosso «si mangiava già nel XVII secolo», spiega l’ambasciatore ceco; «La nostra cucina è influenzata da secoli di traffici commerciali con l’Asia, per questo trovate tante spezie», precisa la chef svedese a proposito dei bun allo zafferano; «Abbondate di zucchero a velo» nel Kaiserschmarrn, suggerisce il titolare della sede austriaca.
L’Italia punta su Roberto Grazioli, chef della nostra ambasciata a Washington, che propone un primo direttamente dal cenone di Natale della sua infanzia: i tortelli di zucca alla mantovana. Le origini, spiega, risalgono al Rinascimento, quando le zucche arrivarono per la prima volta in Italia. La prossimità geografica contribuisce a spiegare usanze molto simili, come quelle rappresentate dalla bulgara banitsa di pasta fillo ripiena di formaggio e dalla greca vasilopita, simile a una torta paradiso, servite da tradizione al cenone dell’ultimo dell’anno.
In entrambi i casi, raccontano i rispettivi ambasciatori Tihomir Stoychev e Alexandra Papadopoulou nello EU Holiday Cookbook, nel ripieno viene nascosto un oggetto portafortuna, di solito una moneta, simbolo di buon auspicio per chi la troverà (un’usanza simile a quella della Galette des Rois di frangipane che si consuma tradizionalmente in Francia e Belgio per l’Epifania). Dalla Romania a Cipro, il consiglio è poi sempre lo stesso: preparate in anticipo i secondi e lasciateli riposare.
Nel catalogo non tutti i diplomatici optano per piatti forti esclusivamente natalizi: il Portogallo schiera – volendo forse vincere a mani basse – la ricetta dei pastéis de nata, pur senza risolvere l’eterno dilemma fra la versione originale di Belém o quella successiva di Manteigaria. I canestrini di pasta sfoglia e uova – se proprio vogliamo tirare in ballo il simbolismo europeo – sono nati a pochi metri dal Monasterio de los Jerónimos, lì dove fu firmato il Trattato di Lisbona nel 2007: «Hanno il sapore di casa, anche se non sei portoghese».
Lo EU Holiday Cookbook, spiegano ancora dalla sede di Washington, è stato predisposto avendo in mente un pubblico americano, come si può notare dalle unità di misura in once e libbre, e la disponibilità di certi ingredienti nei supermercati a stelle e strisce (tanto che la faraona con cavoletti di Bruxelles e indivia belga suggerita dallo chef dell’ambasciata del Belgio offre pure un’alternativa con il pollo intero). Ma potrebbe fornire uno spunto anche a Bruxelles per espandere il ricettario esistente e trasformarlo in un autentico manuale di cucina europeo: «L’Unione non ha una propria tradizione culinaria da promuovere, ma valorizza quelle dei suoi Stati membri». Dritto fra i buoni propositi per il nuovo anno.