L’agricoltura del futuro Decidere cosa e come coltivare è affare complesso

L’agricoltura biologica non basterebbe a sfamarci tutti, quella convenzionale impoverisce troppo il suolo, mentre quella verticale necessita di moltissima energia per funzionare. Quali tecniche agricole impiegare per rispettare la sostenibilità e produrre abbastanza cibo? La Commissione europea fa interessanti ipotesi sugli anni futuri

La terra e la sua coltivazione sono al centro delle riflessioni del mondo: perché è da qui che arriva la maggior parte del nostro nutrimento, ed è qui che dobbiamo cercare soluzioni per mangiare meglio, e per mangiare tutti. Ma le dinamiche sono sempre più complesse, e il solo fatto di pensare alla sostenibilità, in questo settore, è problematico. Perché non tutto è semplice come possiamo pensare, e non tutto quello che abbiamo in mente è vero. Tutti i sostenitori dell’agricoltura biologica devono fare i conti con il fatto che è meno performante dell’agricoltura convenzionale, e se coltivassimo tutta la superficie in biologico il nutrimento prodotto non basterebbe a sfamarci tutti. Al contrario, i sostenitori del biologico ci ricordano quanto l’agricoltura convenzionale impoverisce il suolo, e sul lungo periodo sarà la soluzione sbagliata. Tra questi due estremi c’è chi sta cercando di coltivare in verticale, senza terra, e con l’acqua. Ma anche qui non è tutto per forza buono e basta: perché le serre verticali, al momento, hanno grande bisogno di energia per funzionare. E questo in parte va a detrimento della loro capacità di produrre alimenti senza bisogno di suolo. Nel problema vanno considerate anche le leggi e le sovvenzioni dei vari Stati, che sostengono alcuni prodotti e causano un cambiamento radicale nel territorio, a volte cancellando in intere zone una tradizione contadina radicata. Trovare la quadra e prendere decisioni sagge, circostanziate, con fondamento scientifico e che funzionino sul lungo periodo è un’attività davvero complessa. Ma le tendenze in atto ci possono aiutare a capire meglio dove e come intervenire.

La Commissione europea, in un rapporto pubblicato il 3 gennaio 2021 sulle prospettive agricole per il periodo dal 2021 al 2031, stima che la superficie e la produzione cerealicola in Europa dovrebbero diminuire, con un calo del 2,5% in dieci anni. Molto dipenderà dalla diversificazione delle colture: coltiveremo meno frumento, orzo e mais, più altri cereali come avena, segale, sorgo. Questo è il risultato di rotazioni colturali più lunghe e di un mix di colture diversificato, che permette di controllare meglio parassiti e malattie, di adattarsi ai rischi climatici e di soddisfare la crescente domanda di prodotti biologici. In compenso, i raccolti di mais potrebbero aumentare ulteriormente grazie ai potenziali progressi nei paesi dell’est dell’UE.Sul fronte commerciale, l’UE rimarrà competitiva ma dovrà affrontare la forte concorrenza di altri attori chiave, come la zona del Mar Nero. Le importazioni di mais dovrebbero salire a 18 milioni di tonnellate nel 2022 e raggiungere i 16,5 milioni di tonnellate nel 2031 (+ 4,4% rispetto al 2021). Le tensioni sui mercati dei cereali dovrebbero allentarsi nel 2022 e i prezzi inizieranno a scendere. Tuttavia, i prezzi del grano e del mais dovrebbero aumentare nuovamente dal 2025 al 2031. Sempre che l’impennata dei prezzi dei fertilizzanti non influenzi le decisioni di impianto degli agricoltori da quest’anno in poi. Ma forse è proprio questa crescita smodata dei prezzi che potrà accelerare lo sviluppo dell’agricoltura di precisione e portare a un uso più efficiente dei nutrienti, consentendo di produrne di più con meno input.

Come saranno i campi coltivati nel 2031 è complicato immaginarlo: ma sapere come orientare la produzione rimane un imperativo categorico per tutti i governi del Pianeta.

 

 

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