Tutte le periferie hanno qualcosa di romantico, sono luoghi di confine, ma anche di identificazione culturale: intrattengono con la città alla quale appartengono (si dice sempre la periferia “di” Milano, “di” Londra) un rapporto di amore e odio. Le periferie sono la seconda scelta, il posto dove si va a vivere perché il centro costa troppo, le periferie difficilmente godono di una buona reputazione e sono i luoghi dove per eccellenza si concentrano le criticità di una città, soprattutto a livello sociale. Le periferie però hanno anche un indubbio fascino: sono contenitori di storie e, in alcuni casi, nascondono dei veri e propri gioielli architettonici che di solito rimangono fuori dagli itinerari più battuti della città. Le zone periferiche di Milano sono disseminate di vere e proprie chicche dall’indubbio valore artistico, che però difficilmente vengono annoverate tra gli highlights milanesi, tra i monumenti da non perdere o tra gli itinerari a piedi per la città da percorrere almeno una volta nella vita.
La periferia di Milano, come quella di molte altre città, è un crocevia di storie, culture, ma anche di percorsi artistici. Abbiamo già parlato delle chiese-gioiello che sorgono al limitare della città e dell’edilizia popolare che durante il secolo scorso è stata banco di prova per architetti celebri e il nostro viaggio continua adesso con gli spazi industriali, di cui la periferia milanese abbonda e che, in tempi recenti, sono diventati casa per artisti o luoghi di aggregazione.
La Ciminiera Branca
Via Resegone è una traversa di viale Jenner, segna il limitare settentrionale della città e qui si trova il murales più alto d’Italia. Cinquantacinque metri di street art che sono ben visibili da tutte le vie circostanti perché appartengono non a un edificio, bensì alla ciminiera della distilleria Fernet Branca. Quando l’azienda Fratelli Branca Distillerie compì 170 anni, nel 2015, dette infatti il compito al duo di street artist Orticanoodles di decorare la Ciminiera Branca con il mandato di rendere omaggio alle 27 erbe che compongono l’amaro e che ne hanno fatto la fortuna. “Novare Serbando” è il mantra con cui la famiglia Branca ha affidato l’opera agli artisti, ovvero rinnovare conservando: la ciminiera risale ai primi del Novecento ed è un esempio di architettura industriale di cui valeva la pena conservare forma originale e legame col territorio.
Cristallerie Livellara
Il complesso delle Cristallerie Livellara in via Bovisasca, estremo nord ovest della città, è un gioiello di architettura industriale di inizio secolo, che porta la firma dell’architetto Antonio Sant’Elia. Costruito nel 1921 il complesso ospitò in un primo momento un oleificio industriale e solo in seguito, negli anni 60, la produzione di vetro di Murano della famiglia Livellara, che tuttora ne detiene la proprietà e che si è fatta carico dei lavori di messa in sicurezza e ammodernamento dell’edificio per poterlo aprire al pubblico una volta cessata la produzione, nel 2004. L’obiettivo era quello di riportare alla luce e rendere fruibile uno spazio che avesse il sapore della “Vecchia Milano”: mantenendo la tradizione stilistica del complesso è stata ricreata l’atmosfera dei vecchi cortili milanesi di una volta, dove non mancava un punto per bere e mangiare, ma neanche uno spazio per fare della musica e ballare. Dopo i primi esperimenti in occasione di feste private, durante la Fashion Week o il Salone del Mobile, dal 2015 le Cristallerie Livellara ospitano in pianta stabile lo Spirit de Milan, locale che, come dice il nome stesso, tra cucina e serate di swing, è un inno alla milanesità di una volta.
Centro culturale Base (ex-Ansaldo)
Il Base, che tanto in periferia non è visto che si trova in via Bergognone, è un riuscitissimo esempio di come si possa recuperare un ex spazio industriale gigantesco, stiamo parlando di 6.000 metri quadri, e dargli una nuova, anzi molte nuove vite. Il Base infatti ospita eventi culturali di ogni genere dal Photo Vogue Festival al Surf and Skate Film Festival passando per serate di musica elettronica e performance artistiche, ma ospita anche un bistrot e CasaBase: un concetto di accoglienza che mixa la residenza d’artista con l’ostello di design. L’edificio fu originariamente costruito nel 1904, nell’epoca di maggior espansione industriale della città, e faceva parte di una superficie fondiaria di oltre 44.000 mq, una delle aree ex industriali milanesi più note. Oggi quello che ancora rimane dell’impianto originario, anche se a partire dal 1915 ha subito diversi interventi, è la bellissima facciata che dà su via Tortona, mentre all’interno i locali sono stati recuperati facendo ben attenzione a non intaccare il gusto post industriale di tutto il complesso.