Dai pesci, all’insalata, al pesto, e ritorno. Senza sprecare un filo d’acqua né consumare terreno, ottimizzando la produzione e le risorse. The Circle è un’azienda agricola molto particolare, la prima in Italia totalmente acquaponica ed è nata nel 2017 dall’idea di quattro giovani imprenditori, i biotecnologi Valerio Ciotola, Simone Cofini, Lorenzo Garreffa e il marketer Thomas Marino. Obiettivo: combattere gli sprechi in agricoltura, combinando acquacoltura e acquaponica, e creare un nuovo modello produttivo totalmente sostenibile, dove la mancanza di terra e di acqua si possano conciliare con la necessità di produrre più cibo in meno spazio.
Oggi ci lavorano 14 persone, di cui 5 assunte nel 2021 e ha raddoppiato, da 2500 a 5000 mq, la metratura delle serre che ospitano l’innovativo sistema di coltivazione, diventando così il più grande impianto acquaponico d’Europa. Nell’anno passato ha ottenuto un incremento del 60% del fatturato per la ristorazione e ha raggiunto una patrimonializzazione che supera un milione di euro. Il prossimo passo in programma sarà la costruzione di un impianto di produzione automatizzato per l’ingresso definitivo dei trasformati nel circuito della grande distribuzione e l’internazionalizzazione del modello. The Circle produce materie fresche stagionali, tra cui diversi tipi di insalata, senape, mizuna, spinacio giapponese, pak choi, acetosella, basilico, prezzemolo e altre erbe aromatiche, ma anche pesti, oli e sali aromatizzati e rifornisce oltre 100 ristoranti tra cui diverse eccellenze capitoline come Il pagliaccio, Acquolina, la celebre salumeria con cucina Roscioli, il panoramicissimo Imàgo dell’hotel Hassler, Zia, All’oro, la Glass Hostaria di Trastevere, l’esclusivo giardino d’inverno di Marco Martini, ma anche Il giglio di Lucca, il nuovo ristorante di Carlo Cracco a Portofino (ex Pitosforo) e molti altri, stellati e non.
Nella grande distribuzione ha una partnership con il Gruppo CR – Conad ed è verso questo settore che si punterà. Entro il 2023, infatti, The Circle ha in cantiere il lancio di un nuovo round di investimenti e l’acquisto di un altro ettaro per la realizzazione di un nuovo impianto a Roma: 5.000 mq di questi saranno riservati alla produzione di 4 varietà di pesti oltre a oli e sali aromatizzati destinati al mercato della grande distribuzione, altri 5.000 alla coltivazione delle materie prime destinate al mondo della ristorazione, con la semi-automatizzazione dei processi che riguarderà l’intero ciclo, dalla semina al confezionamento. Il tutto in un contesto che ricorda un po’ il Bosco verticale. Alla base c’è un particolare sistema simbiotico a ricircolo in cui l’acqua, grazie all’uso di una o più pompe, viene prelevata da una vasca nella quale vengono allevati dei pesci. Filtrata e depurata, irriga le radici delle piante contenute all’interno di torri verticali interamente fuori suolo brevettate dall’azienda e, infine, ritorna nella vasca di allevamento.
Questo tipo di tecnologia, spiegano gli ideatori, ha il vantaggio di recuperare tutta l’acqua che le piante non hanno assorbito, riducendone del 90% il consumo per kg di prodotto. In più, garantisce una maggiore resa e velocità di crescita delle coltivazioni senza fare uso di diserbanti e fertilizzanti di sintesi per il loro nutrimento, che proviene interamente dal materiale organico prodotto dai pesci.
Il modello, sottolineano, è replicabile ed esportabile e questo intendono fare con l’apertura di altri punti di produzione all’estero, in particolare Emirati Arabi Uniti e Sud Est asiatico. Con un occhio anche al settore farmaceutico, nella prospettiva di coltivare erbe officinali di valore estrattivo sicure e controllate.
A Milano The circle è partner del progetto “L’Innesto”, uno dei più grandi programmi di riqualificazione urbana in Europa nella zona dell’ex scalo Greco-Breda, che li vedrà coinvolti nella realizzazione di un impianto acquaponico totalmente sostenibile e interamente a disposizione degli abitanti. «Nel 2017- conclude Thomas Marino – eravamo quattro amici convinti che non esistono scarti non utili a nuovi cicli produttivi. Abbiamo studiato il mercato e iniziato con i fondi che avevamo. Tra 10 anni il nostro modello di coltivazione, sostenibile sia economicamente sia dal punto di vista ambientale e sociale, sarà il futuro di molte farm».