La notizia che il primo allevamento di polpi commerciale al mondo è più vicino a diventare realtà è stata accolta con sgomento da scienziati e ambientalisti. Come ormai è noto, questi molluschi cefalopodi sono considerati “senzienti” e intelligenti, in grado di provare dolore ed emozioni, e i loro protettori sostengono che non dovrebbero mai essere allevati commercialmente per essere trasformati in cibo.
In questo video la notizia della prima “fabbrica” di polpi è spiegata bene, e racconta quali sono le perplessità.
Sul fatto che i molluschi siano senzienti non sembrano esserci dubbi, e il lavoro della biologa Stacey Tonkin è lì a dimostrarlo: giocare con un polpo gigante del Pacifico fa parte del suo lavoro e quando alza il coperchio del serbatoio per nutrire la creatura conosciuta come DJ – abbreviazione di Davy Jones, questa spesso esce dalla sua caverna per vederla e attacca le braccia sul vetro che le separa, se e è di buon umore. I polpi vivono fino a quattro anni, quindi, a un anno, è un adolescente: «Si comporta decisamente come ti aspetteresti da un adolescente: alcuni giorni è davvero scontroso e dorme tutto il giorno. Altri giorni è davvero giocoso e attivo e vuole solo mettersi in mostra».
In questo contesto, la corsa alla scoperta del segreto per allevare il polpo in cattività va avanti da decenni. Ma per fortuna farlo sembra particolarmente difficile: le larve mangiano solo cibo vivo e hanno bisogno di un ambiente attentamente controllato.
Ma multinazionale spagnola, Nueva Pescanova (NP) sembra aver battuto società in Messico, Giappone e Australia, e potrebbe avere vinto la sfida. Ha infatti annunciato che inizierà a commercializzare il polpo d’allevamento, come spiega BBC in un articolo, la prossima estate, per venderlo nel 2023. L’azienda si è basata sulla ricerca condotta dall’Istituto oceanografico spagnolo (Instituto Español de Oceanografía), esaminando le abitudini di riproduzione del polpo comune, Octopus vulgaris. La fattoria commerciale di NP avrà sede nell’entroterra, vicino al porto di Las Palmas, nelle Isole Canarie, secondo PortSEurope. È stato riferito che la fattoria marina produrrà 3.000 tonnellate di polpo all’anno. Si dice che l’azienda abbia affermato che aiuterà a impedire che così tanti polpi vengano catturati in natura.
Nueva Pescanova ha rifiutato di rivelare qualsiasi dettaglio sulle condizioni in cui saranno tenuti i polpi, nonostante le numerose richieste della BBC. Le dimensioni delle vasche, il cibo che mangeranno e il modo in cui verranno uccisi sono tutti segreti.
BBC spiega come si stia muovendo la contro parte: questi piani di sviluppo sono stati denunciati da un gruppo internazionale di ricercatori come “eticamente ed ecologicamente ingiustificati”. Il gruppo di campagna Compassion in World Farming (CIWF) ha scritto ai governi di diversi paesi , tra cui la Spagna, esortandoli a vietarlo. La dottoressa Elena Lara, responsabile della ricerca del CIWF, è arrabbiata: «Questi animali sono animali fantastici. Sono solitari e molto intelligenti. Quindi metterli in vasche sterili senza stimolazione cognitiva, è sbagliato per loro». E chiunque abbia visto il documentario vincitore dell’Oscar 2021 – My Octopus Teacher – è d’accordo con questo approccio.
I polpi non hanno scheletri per proteggersi e sono animali altamente territoriali: potrebbero essere facilmente in pericolo in cattività e – se ci fosse più di un polpo in una vasca – gli esperti dicono che potrebbero iniziare a mangiarsi a vicenda.
Se l’allevamento di polpi dovesse aprire in Spagna, sembra che le creature allevate lì riceverebbero poca protezione rispetto alla legge europea in materia, che considera alcuni cefalopodi invertebrati come esseri senzienti, ma la legislazione dell’UE sul benessere degli animali da allevamento si applica solo ai vertebrati, creature che hanno la spina dorsale. Inoltre, secondo il CIWF, attualmente non esiste un metodo scientificamente validato per la loro macellazione.
L’UE ha recentemente pubblicato linee guida che riconoscono la “mancanza di buone pratiche di allevamento” e le “lacune nella ricerca” nell’impatto dell’acquacoltura sulla salute pubblica e animale
Nueva Pescanova afferma sul suo sito Web di essere «fermamente impegnata nell’acquacoltura come metodo per ridurre la pressione sui fondali di pesca e garantire risorse sostenibili, sicure, sane e controllate, a complemento della pesca». Ma la dottoressa Lara del CIWF sostiene che le azioni di NP sono puramente commerciali e l’argomento ambientale dell’azienda è illogico: «Non significa che i pescatori smetteranno di pescare».
Sostiene che l’allevamento di polpi potrebbe aumentare la crescente pressione sugli stock ittici selvatici. I polpi sono carnivori e hanno bisogno di mangiare da due a tre volte il loro stesso peso di cibo per vivere. Attualmente circa un terzo del pesce catturato in tutto il pianeta viene trasformato in mangime per altri animali e circa la metà va in acquacoltura. Quindi il polpo d’allevamento potrebbe essere nutrito con prodotti ittici provenienti da stock già sovrasfruttati.
La dottoressa Lara ha anche un’altra preoccupazione: i consumatori attenti potrebbero essere portati a pensare che mangiare polpo d’allevamento sia meglio che mangiare polpo catturato in natura: «Non è affatto più etico: l’animale soffrirà per tutta la vita», dice. E un rapporto del 2019 – guidato dalla professoressa associata di studi ambientali alla New York University, Jennifer Jacquet – sostiene che vietare l’allevamento di polpi non lascerebbe gli esseri umani senza cibo a sufficienza. Significherà «solo che i consumatori benestanti pagheranno di più per polpi selvatici sempre più scarsi», afferma.
Ma che differenza c’è tra allevare polpi e allevare suini, per esempio? Il tempo. Poiché i maiali sono stati addomesticati per molti anni, abbiamo una conoscenza sufficiente dei loro bisogni e sappiamo come migliorare le loro vite, afferma la dott.ssa Lara. «Il problema con i polpi è che sono completamente selvatici, quindi non sappiamo esattamente di cosa hanno bisogno o come possiamo fornire loro una vita migliore».
E poi, oggi, interviene la questione etica: dato ciò che sappiamo su di loro, è davvero necessario allevarli in serie per mangiarli o possiamo scegliere una strada diversa per la nostra alimentazione?