Ogni giorno, a fine giornata, guardando Milano dalla finestra dell’ufficio o camminando per le strade, dopo una giornata lunga e faticosa, domando a me stessa e mi interrogo sul cambiamento progressivo e/o introspettivo che riguarda la città di Milano.
Mi chiedo quale potrebbe essere la formula giusta per incentivare un buon equilibrio fra la sicurezza sanitaria e la rivitalizzazione della città. Come sta cambiando oggi Milano? Con quali strumenti è possibile incentivare sempre di più il commercio? Come si stanno configurando le sue nuove centralità urbane? Sono domande lecite, che mi pongo, in primis come cittadina, oltre che amministratrice locale.
Riflettendoci, Milano è da sempre stata apripista in Italia per produttività, Pil, opportunità di lavoro e commercio. Gli eventi internazionali, dalla Milano Fashion Week al Salone del Mobile, hanno da sempre animato la città di incontri, scambi e incentivato l’economia locale apportando un indotto utile per innovare e stimolare la città.
È chiaro agli occhi di tutti: Milano si è sempre distinta, da prima del Covid fino all’ultimo anno, per la risposta che ha saputo dare alla crisi, non indifferente, innescata dalla pandemia.
Mai come questi ultimi due anni, il 2020 soprattutto, ha interrotto quell’iter produttivo a causa dell’infezione da Covid-19. I primi giorni di marzo tuonavano e suscitavano malessere e disorientamento, le foto di piazza del Duomo e della Galleria vuota, solo a guardarle, creano tuttora uno stato di smarrimento e vuoto interiore. Mai come in quei giorni ci siamo sentiti soli, piccoli e indifesi e in difficoltà, mai come in quell’anno abbiamo provato quella sensazione di impotenza e distanza.
L’emergenza sanitaria ha scosso alle radici la nostra quotidianità, il nostro sistema produttivo, la tenuta dei livelli di coesione sociale; ha sconvolto le nostre abitudini, annullando le relazioni personali, i rapporti commerciali, gli stili di vita e i modelli di consumo.
Quella malattia ha destabilizzato non solo la nostra condizione sanitaria, ma soprattutto, ha rivalutato l’uso che adesso facciamo della città. Abbiamo stravolto la nostra quotidianità, abbiamo imparato nuove procedure, abbiamo adottato comportamenti e strumenti nuovi come ad esempio lo smart working, o incentivato l’uso dell’e-commerce, minimizzando i nostri spostamenti fisici.
Questo fenomeno necessita di trovare il giusto equilibrio tra la digitalizzazione e il commercio come siamo abituati intenderlo. Se non troviamo il giusto nesso, rischiamo di far perdere a Milano quello che ha più di prezioso: la vitalità urbana e il commercio.
Il nostro obiettivo, ora, non deve essere quello di tornare come nel periodo pre-pandemia, ma di trovare una formula che permetta di coesistere con la situazione pandemica e di concedere al commercio di ripartire in sicurezza e godendo delle giuste garanzie.
Il 2021, infatti, è stato un anno di ripresa, le analisi di Confcommercio trasmettono fiducia, il Rapporto Milano Produttiva 2021, il sistema delle imprese registrava un recupero significativo nel primo semestre del 2021: complessivamente nel territorio di Milano Monza Brianza Lodi a fine giugno 2021 sono 389.651 le imprese attive in crescita dell’1,6% rispetto a giugno 2020.
Prospettive incoraggianti anche dalle previsioni sul valore aggiunto che indicano per il 2021 una crescita pari al 5,3%. Milano ha saputo reagire, stringendo a sé tutto quello che c’era da salvare e i cittadini in difficoltà pensando solo al bene comune. Milano cammina sulle sue gambe e per farla tornare a correre serve, ora, un po’ di abbrivio.
Ora più che mai, con la giusta prudenza e sicurezza sanitaria, dobbiamo trovare un nuovo equilibrio per vivere la città e trarre dall’esperienza della pandemia un nuovo modello da costruire insieme con le imprese, cittadini e i commercianti, per tornare a ripopolare le strade ma continuare ad utilizzare e-commerce e l’online.
Dobbiamo fare di tutto affinché il sistema produttivo colga nuove opportunità, guardi avanti e trovi un equilibrio affinché Milano possa portarsi avanti e difendere tutti i cittadini che hanno deciso di investire su di essa.