I corsi e ricorsi della storia hanno risvolti comici, imbarazzanti, spesso drammatici e hanno anche dei luoghi simbolici come quello damascato di Villa Gernetto, la residenza settecentesca dove Silvio Berlusconi è convolato a nozze per finta. La famiglia, i figli eredi, hanno convinto il patriarca a non stringere vincoli civili con la giovane fidanzata e onorevole Marta Fascina, che di anni in meno rispetto al finto marito ne ha 53.
Sembrava che la ragazza ce l’avesse fatta, come era successo a Francesca Pascale in altri tempi, ma all’ultimo miglio ha dovuto desistere sotto il fuoco non amico degli amici del Cavaliere, come Fedele Confalonieri e Gianni Letta. L’accerchiamento del povero Berlusconi per proteggere la roba patrimoniale sembra sia stato stretto in ospedale, al San Raffaele, dove era stato ricoverato durante la fallimentare campagna per il Quirinale.
Vabbè, avrebbe detto Marta, però voglio lo smeraldone (e figuriamoci se Zio Silvio non glielo ha regalato) e una grande festa in pompa magna. Dove se non a Lesmo, nella reggia di Villa Germetto. Sì, certo, però… forse è meglio rinviarla, con la guerra in Ucraina, con tutti quei morti per strada, le case sventrate, vecchi e bambini che vivono come topi nelle cantine, insomma con la macelleria per mano di… Già, per mano dell’amico Vladimir Putin, che Berlusconi voleva far salire in cattedra come primo e sublime insegnante della materia libertà presso l’Università del libero pensiero. Dove? A Villa Gernetto.
Alla fine la celebrazione si fa: è li che sabato si celebra il quasi matrimonio, il matrimonio non matrimonio, la promessa laica di amore e fedeltà, alla presenza di pochi amici, pochissimi politici (esclusi i tre ministri troppo filo-draghiani e anti-leghisti), con il forfait di Pier Silvio Berlusconi. È li che il Cavaliere celebrava davanti a tutto il mondo la sua grande amicizia con Putin.
Correva l’anno 2010. Per la precisione il 26 aprile del 2010. Berlusconi era presidente del Consiglio (da lì a un anno avrebbe lasciato Palazzo Chigi inseguito da uno spread a circa 600 punti, una maggioranza a pezzi, il presidente della Camera Gianfranco Fini all’opposizione dentro il Partito delle Libertà – «che fai mi cacci?». E lo cacciò – e l’Italia finita tra i Paesi Piigs, praticamente in default).
Il suo omologo primo ministro di tutte le Russia era Putin, che aveva lasciato momentaneamente e per finta la presidenza della Federazione russa a un certo Dmitri Medvedev. L’ospite freddo come sempre, mentre il padrone di casa, raggiante come sempre, apriva i cancelli di Villa Gernetto, acquistata da poco. Li apriva ai giornalisti proprio in occasione di un incontro bilaterale Italia-Russia ad altissimo livello. Amministratori delegati di Eni, Enel, Gazprom, accordi sul gas, protocolli per la creazione in Russia di un reattore termonucleare sperimentale Ignitor.
Berlusconi immaginava un ritorno dell’Italia al nucleare nonostante un referendum l’avesse bocciato – «faremo cambiare idea agli italiani con una campagna informativa, mobiliteremo le televisioni», le sue e quelle satelliti della Rai. Si parlava di SouthStream, il progetto di mega-gasdotto che avrebbe collegato Russia e Unione Europea e avrebbe evitato di passare sul territorio della perfida, insicura, infedele Ucraina. A proposito di corsi e ricorsi della storia che torna come tragedia.
Insomma, affari e politica in giacca e cravatta. E guarda caso quell’anno, nel dicembre del 2010, sono saltati fuori dei file riservati pubblicati da Wikileaks su un rapporto del 2009 dell’allora ambasciatore americano a Roma Ronald Spogli che riportava voci di percentuali riconosciute a Berlusconi per il gasdotto costruito da Gazprom.
Quel giorno il presidente del Consiglio italiano era ad Astana in visita al padre-padrone del Kazakistan, il dittatore Nursultan Nazarbayev, un altro amico di Putin che sedeva sopra un oceano di gas e che il Cavaliere elogiava come grande leader molto amato («ho letto un sondaggio che gli assegna il 92% di stima e amore del suo popolo»). Da Astana Mr Mediaset replicò che era tutto falso: «Faccio gli interessi dell’Italia». Gli americani avevano il dente avvelenato con Assange, ma con Berlusconi le cose non andavano bene. L’amicizia con Putin, considerato un grande statista e amico, con cui passava i fine settimana e i compleanni nelle dacie dello Zar e da cui riceveva il lettone per il bunga bunga, veniva vista da Washington con sospetto e tanto fastidio.
E così a Villa Gernetto nel 2010 abbracci e grandi risate quando si aprì un siparietto tra Putin e una giornalista italiana. Qual è il segreto del «longevo matrimonio politico» tra lei e il presidente Medvedev? «Matrimonio? Io e Medvedev siamo persone di orientamento tradizionale…», rispose Putin senza scomporsi. Ma per capire come ragionava e ragiona adesso, sempre in quell’occasione, lo Zar aveva gelato Berlusconi. Il Cavaliere si era lanciato nella esaltazione dello splendido rapporto politico ed economico tra Italia e Russia grazie ai rapporti personali. Ma Vladimir spiegò che i rapporti personali certamente aiutano: ma contano i «reciproci interessi statali».
Forse memore di queste parole e conoscendo la forma mentis dell’amico, Berlusconi ha evitato di mettersi in mezzo sull’Ucraina. Sembra una telefonata gliel’abbia fatta: avrebbe poi confidato ai suoi collaboratori di non riconoscere più lo statista di una volta, quel potenziale docente del pensiero libero e liberale. «Non è vero che l’ha chiamato», smentiscono ad Arcore per non far fare brutte figure al capo, che avrebbe cazziato di brutto tutti quelli che hanno spifferato i suoi nuovi sentimenti per l’orso del Cremlino. Meglio non amareggiarlo troppo, proprio nel giorno del suo matrimonio virtuale. A Villa Gernetto. Ma una parola, non le generiche dichiarazioni filo-atlantiste di Forza Italia, una parola su Putin: perché Berlusconi non l’ha ancora detta in pubblico?
P.S.
L’idea dell’Università nella sontuosa villa brianzola sembra ritornata in auge. Si parla di un accordo con l’Università telematica Niccolò Cusano per lo svolgimento di corsi on line. Ovviamente nel corpo docenti non c’è Putin, occupato a bombardare le città e le case ucraine. Avvocati, manager, politici, ex ministri come Mario Baccini e persino una psicosessuologa, Sara Negrosini, che insegnerà «Il linguaggio del corpo nella comunicazione pubblica».