Apre le danze della seconda edizione di Homo Faber, in una Venezia baciata dal sole, il Presidente della Fondazione Giorgio Cini Giovanni Bazoli: «Il progetto Homo Faber nasce da una partnership di valore. Una manifestazione straordinaria che celebra attraverso vari linguaggi la bellezza, il mestiere, il valore delle professioni d’arte. La grande tradizione di sapienza è la via. Da qui si avvia la ricerca di nuove forme di espressione culturale, a beneficio delle nuove generazioni che intraprendono un percorso nobile e antico di produzione manifatturiera. Nel 2022 però è importante porre l’attenzione sulle risorse naturali e sulla salute del nostro pianeta. Per questo, in abbinata con la Biennale d’arte di prossima apertura, si crea un’occasione rara qui a Venezia tra arte, saper fare e i radicali cambiamenti del nostro tempo. Così l’isola di San Giorgio mette in mostra l’artigianato che diventa arte. E per esaltare tutto ciò abbiamo reso accessibili al pubblico alcuni spazi dell’isola che sono stati recuperati per questa manifestazione. Parlo di due spazi molto suggestivi. Si tratta dell’Ex IPSAM Istituto Professionale di Stato per le Attività Marinare Giorgio Cini, in origine parte del Centro Marinaro voluto da Vittorio Cini per la formazione dei giovani ai mestieri del mare e lo spazio noto oggi come Sala Messina. Il primo fabbricato è rimasto operativo per molti anni, fino a quando le attività dell’Istituto scolastico sono state trasferite. Il secondo invece, che si trova al pian terreno della Manica Lunga e si affaccia al Chiostro dei Cipressi, prende il nome dal noto scultore siciliano Francesco Messina e risale al 1952 quando si era intervenuti sullo spazio preesistente e, alle pareti, sarebbero state poste le opere Via Crucis e l’altorilievo bronzeo del San Giorgio che uccide il Drago.
Altri ambienti inediti saranno coinvolti in Homo Faber come la Biblioteca del Longhena e la Piscina Gandini che apriranno eccezionalmente le loro porte, trasformandosi in scenari dove i mestieri d’arte sono protagonisti con tutta la forza esotica delle culture nel mondo. Abbiamo fatto queste opere di restauro perché accanto al raggiungimento di risultati energetici, tra gli obiettivi principali dell’agenda 2030, ci sono obiettivi culturali che rendono possibile lavorare sul tessuto sociale per una vera sostenibilità circolare», conclude Bazoli.
Homo Faber 2022 si appresta quindi a divenire un monumentale evento espositivo organizzato dalla Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship, in partnership con la Fondazione Giorgio Cini, la Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, la Japan Foundation e la Fondation Bettencourt Schueller. La seconda edizione che si terrà dal 10 aprile al 1 maggio 2022, ospiterà 15 spazi espositivi, progettati da 22 designer e curatori provenienti da oltre 30 paesi, che insieme hanno selezionato circa 400 opere. Quest’anno un’attenzione particolare è dedicata ai maestri e agli artigiani del Giappone, con esposizioni che esplorano le tradizioni e le antiche tecniche di produzione del Paese. Il tutto su quasi 4.000 metri quadri espositivi sull’Isola di San Giorgio Maggiore.
Homo Faber costituirà un’esperienza coinvolgente, con iniziative interattive, scenografie progettate con l’uso di materiali innovativi e sostenibili e dimostrazioni dal vivo di maestri provenienti da tutto il mondo. Da non perdere tra le mostre in programma Gli Atelier delle Meraviglie curata da Rinko Kawauchi, una mostra fotografica che immortala il lavoro dei dodici Tesori Nazionali Viventi del Giappone. Insieme al curatore generale della mostra Alberto Cavalli e alla Michelangelo Foundation, Homo Faber quest’anno coinvolge molti guest curator d’eccezione: da Jean Blanchaert a Stefano Boeri, da Naoto Fukasawa a Judith Clark, Robert Wilson e Michele De Lucchi.
Ma Homo Faber quest’anno si fa mostra diffusa. Come? Con anche Homo Faber in Città: i visitatori verranno guidati tra atelier, botteghe e monumenti storici, come la Chiesa della Pietà, le mostre presso Palazzo Grimani e i laboratori della Fenice per svelare il ricchissimo patrimonio dell’artigianato veneziano nascosto tra calli e cortili.
Nell’itinerario è compreso il Dorsoduro Museum Mile, il percorso culturale che lega idealmente l’una all’altra alcune tra le più prestigiose istituzioni culturali veneziane: le Gallerie dell’Accademia, la Galleria di Palazzo Cini, la Collezione Peggy Guggenheim e Punta della Dogana.
Qui per scoprire il percorso dentro e fuori l’Isola di San Giorgio.