Dopo mesi di mediazioni e urla in Commissione Finanze, alla fine si è raggiunta l’intesa sul catasto. È servita una riunione del centrodestra di governo e un ultimo faccia a faccia tra il premier Mario Draghi e il segretario leghista Matteo Salvini per sciogliere gli ultimi nodi della delega fiscale. L’arrivo del provvedimento in aula il 9 maggio si fa così molto meno preoccupante per la tenuta dell’esecutivo. Il centrodestra festeggia, a Palazzo Chigi si parla di «incontro costruttivo». Ma il segretario del Pd Enrico Letta ironizza: «Noi già lo sapevamo mesi fa, che non ci sarebbero state nuove tasse. Salvini lo ha scoperto oggi».
In un colloquio con il Corriere, Salvini ovviamente la vede diversamente e brinda alla vittoria: «Abbiamo scongiurato i rischi del sistema duale e non ci sarà alcun aumento di tasse. Con la diminuzione del numero delle aliquote, tutte quelle marginali avrebbero rischiato di aumentare: cedolare secca, tassazione agevolata sui titoli di Stato, la stessa flat tax… tutto quello che era con aliquota sotto al 20% sarebbe aumentato».
Tra l’altro, dice, nel testo messo a punto in queste settimane «è stato fissato nero su bianco che il tetto alla flat tax, che oggi è a 65mila euro, potrà aumentare. Numeri non ne abbiamo fatti, ma insomma: il principio è stato scritto».
E sulle parole di Letta dice: «Dovrebbe imparare a leggere quello che commenta. Nel testo si parlava di valore patrimoniale degli immobili, di valori di mercato: gli aumenti sarebbero stati tra il 20 e il 150%. È un testo, non un’interpretazione di Salvini. Per questo avevamo detto “non lo votiamo”. E Draghi mi ha dato atto che la nostra mediazione è stata intelligente». Mentre sul catasto «abbiamo anche aggiunto un punto sull’emersione delle cosiddette case fantasma. I Comuni che le faranno emergere e inserire nel catasto potranno abbassare l’Imu a tutti gli altri residenti».
Nella discussione c’è stato anche un incaglio sul ruolo dell’Agenzia delle entrate: «Certo. Prima l’Agenzia “andava a caccia”. Ora, come è giusto che sia, supporterà i Comuni, che resteranno comunque i protagonisti». Una questione resta aperta: «È il dossier sulla pace fiscale, la rottamazione delle cartelle esattoriali per 15 milioni di italiani». Salvini auspica «un accordo con Pd e Cinque stelle, anche per evitare l’ennesima mediazione del premier… Ma temo che il no del partito delle tasse sussista ancora».
In ogni caso, l’incontro con Draghi e il raggiungimento dell’accordo, «dà ragione a chi ha scelto di impegnarsi direttamente nel governo. Se fossimo rimasti all’opposizione e avessimo fatto i banchetti per dire no alle riforme, oggi ci troveremmo una delega fiscale con patrimoniale. Così non è stato e io lo dico: ne sono felice».
Ma la giornata potrebbe aver portato anche un’altra novità: il ritorno dei voucher per il lavoro temporaneo: «Ho motivo di credere che il presidente del Consiglio ne parlerà con il ministro del Lavoro Orlando. L’estate, almeno per il turismo e la sua filiera, potrebbe essere una boccata d’ossigeno in una situazione che resta difficilissima. Io di questo sono sempre stato convinto: meglio il lavoro che il non lavoro o il lavoro nero». Non che questo sia un tema facile: i voucher, poi eliminati con il «decreto dignità» furono la prima crepa all’interno del governo gialloverde. Ma il segretario leghista è fiducioso: «Ci sono anche dei sindacati che sono d’accordo». Quali? «Quelli che non sono la Cgil».
In realtà, spiega Salvini, una buona metà dell’incontro, durato circa un’ora, è stato dedicato alla guerra: «Credo che il presidente del Consiglio verrà in Parlamento a fare il punto dopo il suo viaggio negli Usa. Ribadisco il punto di vista della Lega: occorre fare di tutto per arrivare al cessate il fuoco, anche perché serve un riavvicinamento tra Usa e Russia».
Il nodo cruciale resta quello dell’invio delle armi: «Credo che più armi si inviano, più si allontana la pace. Ora, vediamo che cosa sortirà il viaggio. Per cui io gli faccio i migliori auguri». E sul suo presunto viaggio in Russia, il segretario leghista dice: «Io sono pronto a fare tutti i viaggi necessari, ovunque. Oggi ho visto l’ambasciatore turco Ömer Gücük e gli detto di fare di tutto per far riprendere i negoziati, visto che la Turchia è uno dei pochi paesi che è riuscito a organizzare incontri…».