Michele Camicia è un giovane fotografo. La passione per l’immagine ce l’ha fin da piccolo. Prima reflex a undici anni per poi riporla in un cassetto. Nel 2019 riprende la macchina in mano e decide di andare a Bangkok per realizzare il suo primo progetto fotografico.
I templi, i mercati galleggianti e i tuk tuk, la Bangkok che a tutti viene in mente non lo attrae. Vuole raccontare il lato nascosto della città. Sceglie di iniziare dalla baraccopoli di Klong Toey, abitata da circa 100.000 persone e risalente agli anni Cinquanta.
«Questo viaggio ha cambiato le mie prospettive: ho deciso di voler raccontare storie con un filtro particolare: le persone, la cui vita è stata segnata da crisi umanitarie, passate o presenti».
Il suo sguardo timido e riflessivo, delicato e attento, incisivo e profondo, sa cogliere il significato più autentico della narrazione, attraverso il tempo di osservazione del suo obiettivo. Ogni singolo scatto coinvolge lo spettatore instaurando una relazione catalizzante. Capacità comunicativa e forza narrativa aiutano l’autore a trasmettere ciò che vede, senza filtro, senza pretese e con grande sincerità.
I suoi lavori spaziano dal reportage ai ritratti, ma sempre con lo sguardo intimo di chi osserva il mondo con profonda umanità.