Questo non è un articolo. Questo è un banco del mercato e qui io appoggio la disponibilità del mio voto. Se lo volete, se volete ch’io m’affatichi a mettere la croce su un vostro candidato, dovrete fare ciò che chiedo.
Sono richieste esose, lo so, ma la fatica sarebbe faticosissima: dovrei persino andare in quel Beaubourg di periferia in cui quei giganti del pensiero dell’amministrazione bolognese hanno dislocato gli uffici comunali a farmi dare la tessera elettorale che in un anno di residenza i giganti del pensiero non m’hanno mai recapitato. Insomma: il sacrificio si estende su più giorni e richiede ricompense.
A poco più d’un mese dalle elezioni, mentre è sempre più evidente che comunque vincerà la Meloni e quindi non si sa cosa ve ne facciate del mio voto ma soprattutto cosa se ne faccia Letta (e tutti gli altri) del confronto televisivo – vi piace sentirvi vincitori morali perché le elezioni le perdete sicuro ma magari da Vespa vi viene una buona battuta? – mentre il mondo cade a pezzi io ho perfettamente chiaro cosa manca nei programmi elettorali, e sono qui a suggerirvi gratis come emendarli.
Ha il mio voto il primo (maschile sovresteso, sono certa che Giorgia non se ne avrà a male) che promette una legge d’una riga, una riga con scritto: pos nelle questure. L’incubo del mio agosto è il passaporto, e questa cosa che per farne uno nuovo tu debba dare dei soldi allo Stato ma a rate e in diverse tappe: all’ufficio postale (che strapperà il bollettino che ligia hai compilato e dirà ah ma se è per il passaporto deve compilare quello che le do io); a un tabaccaio (che non è detto possa emetterti il bollo perché, altra legge da sistemare, i tabaccai hanno una soglia massima di bolli che possono emettere ogni settimana); per poi andare in questura a consegnare i vari moduli. Una roba che non si vedeva da quando al mare per telefonare dovevamo comprare sacchetti di gettoni, un incubo che in confronto i miei periodi di dieci righe con svariate parentesi sono passeggiate di salute. Se hanno il pos i tassisti, possono modernizzarsi anche le questure.
Ha il mio voto il primo che promette una legge per la tutela del senso estetico nelle città d’arte che, invece di vietare l’ascensore nei palazzi antichi, impedisca ai maschi di usare i sandali. Anche se si percepiscono femmine ma hanno i piedi pelosi. Bisognerebbe vietarli anche al mare, ma ancora non ho trovato una scusa dietro cui nascondere la dittatura degli alluci coperti, accetto suggerimenti.
Ha il mio voto il primo che promette l’abolizione delle facoltà umanistiche. Altro che volere più laureati: cerchiamo di avere meno laureati che si sentono qualificati a un qualsivoglia posto di lavoro perché hanno visto tutti i Bellissimi di Rete4.
Ha il mio voto il primo che promette il divieto di filmare e fotografare gente non consenziente, che sia per farci dei meme, per decorarvi l’instagram, o per sentirvi giornalisti d’inchiesta mentre filmate discussioni da pescivendoli tese a dimostrarci che la classe dirigente romana è formata da cafoni (ma tu pensa, ma che scoop, ma chi l’avrebbe mai detto, era sempre sembrata una città con una borghesia così a modino). (Non la potete filmare, l’altra gente, e non la potete diffondere se l’avete filmata consensualmente ma non avete il suo permesso di pubblicarla, qualunque ruolo istituzionale abbia e qualunque cosa stia facendo: le leggi sul revenge porn sono figlie della sopravvalutazione del sesso, non è che se diffondi un filmato privato d’una premier che balla o mangia o dice le poesie è meno grave che se diffondi un filmato privato d’una supplente che fa sesso).
Ha il mio voto il primo che promette d’alzare l’età del suffragio, idealmente a trentacinque anni, quando ti si è finito di formare il cervello e hai un po’ più il controllo dei toni che tieni in pubblico (l’obiezione-Calenda non vale: lui avrà per sempre sedici anni). Lo so che tutte le promesse ai giovani – dare il diritto di voto ai sedicenni, detassare i venticinquenni – sono promesse a noialtri, la peggior generazione di genitori della storia del mondo; sono lusinghe alla nostra convinzione che puccettone di mamma sua sia un genio incompreso e meriti di scegliere il governo e di avere guadagni netti, sebbene sia al settimo anno di Dams fuori corso e non abbia mai guadagnato un nichelino né si prospetta una qualsivoglia sua emancipazione anzi fammigli portare il caffè a letto sennò chi lo sente puccettone. Però direi di tornare ai classici: i giovani hanno solo il dovere di invecchiare.
Ha il mio voto il primo che la smette di candidare ventenni per far vedere che non teme la concorrenza della carne giovane, e poi una volta il ventenne ha l’orologio troppo costoso, una volta posta i meme contro Israele, e insomma, persino Bella Hadid – una che è pagata per essere fotogenica – dice che devi godere d’una forte affermazione personale per criticare pubblicamente Israele senza che partano le grida «antisemita, puntesclamativo» (l’antisemitismo è la suscettibilità degli antisuscettibili), e noi vogliamo baloccarci con una classe dirigente più stolida d’una modella?
Ha il mio voto il primo abbastanza gucciniano da sapere che a vent’anni si è stupidi davvero, e il primo con abbastanza neuroni da sapere che delle questioni mediorientali è impossibile dire alcunché di sensato, e quindi non se ne parla in pubblico, e certo non se ne parla sui social.
Ma, prima di tutto il resto e ben più utopisticamente, ha il mio voto il candidato, abbia venti o duecento anni, del quale non possiamo disseppellire stronzate pubblicate sui social, o disapprovarne risposte, o chiederci perché non affidi i suoi social a dei professionisti, giacché i social non ce li ha, non ce li ha mai avuti, anzi non ha neanche un telefono con la telecamera, ha un Nokia degli anni Novanta; ha il mio voto Paolo Sorrentino.
Anni fa Sorrentino rispose, a qualcuno che gli chiedeva non so che d’una sua presenza social, qualcosa come «io lavoro tutto il giorno e non ho tempo per queste stronzate». Ero giovane (per i parametri italiani), e sbeffeggiai questa risposta, e non capii che era l’atteggiamento giusto e che presto l’avrei trovato prezioso. Mi pento, mi dolgo, mi contrisco: Paolo Sorrentino, vuole fare il presidente del Consiglio? Pazienza se nel frattempo s’è aperto un Instagram, ormai ne ha uno persino Nanni Moretti, nessuno è più perfetto, ma almeno non rispondete ai commenti, non twittate cento volte al giorno, non dite la vostra sull’ambiente sui diritti sulla pace nel mondo: siete rimasti la cosa più vicina a delle persone serie che questo esausto paese possa votare.