Asilo RepublicIl motivo per cui la destra vincerà le elezioni è che nel Pd di bambini ne sanno perfino meno di me

I comunicatori del più grande partito della sinistra dovrebbero prendere lezioni di puericultura da questa rubrica per imparare che a mammà e a papà non si deve parlare di obbligo della scuola di infanzia senza toccare il vero problema: la carenza di posti al nido

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Era una domenica pomeriggio d’agosto, quando ho capito la vera ragione per cui la destra vincerà le elezioni non è che la sinistra parla solo di con chi allearsi e chi no, non è che il mondo va a destra, non è neanche che Giorgia Meloni in confronto a Enrico Letta sembra la figlia naturale di Golda Meir e Winston Churchill.

La ragione per cui da settembre governerà la destra è che le elezioni politiche, come d’altra parte qualunque sport, non prevedono che l’arbitro possa dire «avete giocato di merda entrambi, non si può assegnare la vittoria a nessuno di voi pippe, si rifà daccapo». Insomma: vinceranno loro perché qualcuno deve pur vincere, e in una gara di pippe vince quello un po’ meno clamorosamente pippa.

Prendiamo le card di ieri, giacché la politica si è adeguata a un elettorato con la soglia d’attenzione d’un moscerino e ormai si esprime per card, cioè per quegli slogan con la grafica paffuta che stanno in un post social, quei penzierini che dovrebbero farci dire ohibò, questo partito sì che è attento ai miei bisogni.

Ieri Salvini ha dedicato la sua card a Makkox, disegnatore intervistato sabato da Repubblica. All’intervistatore Concetto Vecchio, che chiedeva se avrebbe vinto la destra, Makkox ha risposto una scemenza quale «Siamo un paese di ignoranti, e l’ignoranza è concime per la destra».

Nessuno come Makkox, che è anche autore di “Propaganda” e ha quindi il deprimentissimo riscontro del pubblico televisivo di sinistra, sa che il pubblico di sinistra è d’una stolidità da mettersi le mani nei capelli. Sono quelli che non capiscono le battute e si offendono, sono quelli che ti notificano la loro indignazione perché non hai dato abbastanza spazio alla buona causa del loro cuore, sono quelli convinti che le persone colte abbiano letto tutti i libri che hanno in casa.

Salvini avrebbe potuto usare un qualsivoglia penzierino ottuso di qualcuno che abbia «antifa» nella bio di Twitter, per dimostrare che l’analisi di Makkox è assai ottimista e che l’elettorato è trasversalmente imbecille, ma no: gli ha scritto «Bacioni», in fondo perso dentro ai format suoi.

Tuttavia, alla gara di chi è peggio equipaggiato per il pubblico dibattito e di chi fa le card più ottuse, il Pd è riuscito comunque ad aggiudicarsi la domenica.

Ricopio la card del più grande partito di sinistra che ci meritiamo: «In Italia 1 bambino su 10 non può accedere alla scuola dell’infanzia a causa di difficoltà economiche. È inaccettabile. Bisogna rendere gratuito l’accesso agli asili in tutta Italia, introducendone l’obbligo e favorendo l’uguaglianza. I bambini sono tutti uguali».

Ci sono molti punti dai quali si può prendere questo incidente stradale, per esempio: l’asilo pubblico è già gratuito, com’è possibile che tra quelli che fanno la comunicazione elettorale del Pd non lo sappia nessuno, sono tutti sterili? Ma lo so pure io, che sono la più sterile di tutte.
Molte sono le obiezioni che si potrebbero fare, ma io vorrei cominciare da: obbligo.

L’aggravante è che avrebbero potuto imparare dall’errore della Meloni (nel cui programma c’è scritto che finito di studiare i giovani saranno obbligati a lavorare: la proposta più impopolare che si possa fare all’elettorato italiano) o da quello di loro stessi, che sono stati lapidati – per aver osato proporre la patrimoniale – da un elettorato al quale tutto puoi dire ma non che se lascia tre appartamenti al proprio bambino quello poi sarà costretto a lavorare per pagare le tasse sulla proprietà.

Agli italiani i figli non glieli devi toccare. Il che significa: non gli devi dire che l’asilo è obbligatorio, se sono il genere di fanatici convinti che all’asilo si prendano le malattie e che vuoi mettere puccettone mio come sta bene a casa sua con mamma sua. Il che significa: non gli devi dire che stanno tirando su degli sfaccendati e tu vuoi redimerli costringendoli a fare qualcosa delle loro giornate quando a venticinque anni sono fuori corso a Lettere, giacché ogni sfaccendato è bello a famiglia italiana sua. Il che significa: non devi prospettare che un giorno il mio bambino dovrà pagare delle tasse sui patrimoni che si è sudato suo nonno e che lui ha ricevuto in giusta eredità quando in famiglia nessuno fa più un cazzo da decenni.

Che poi, come immagino stormi di mamme nere accorreranno a spiegare a Enrico Letta sui giornali di oggi, il problema è il nido, ovvero: dove sbattere i bambini dai pochi mesi ai tre anni. Non chiedetemi perché, ma ogni anno si lamentano tutte delle graduatorie, al nido non c’è mai posto, tocca pagare cifre assurde per parcheggiare ’sti ragazzini, e insomma perché non hanno fatto una card sul nido invece che sull’asilo (in neolingua: scuola d’infanzia)?

Forse perché quello del nido è un problema esistente e poi qualcuno avrebbe chiesto loro come intendessero risolverlo: con quali soldi e in quali tempi costruiranno nuovi asili nido e assumeranno nuove maestre (o educatrici o come diavolo neolingua vuole chiamarle)?

Certo, avrebbero potuto rispondere: con quelli della patrimoniale. Per poi, quando perdono, dire lo vedete, abbiamo perso perché siete dei tirchi che non vogliono pagare la tassa sui patrimoni per mandare al nido gratis i bambini di genitori poco ricchi, lo vedete, siete un popolo di ignoranti e pure avari, aveva ragione Makkox, bacioni.

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