La Corea del Sud potrebbe rivelarsi un importante fornitore della Nato a seguito dell’aumento delle spese militari causate dalla guerra in Ucraina. A luglio, il ministro della difesa polacco Mariusz Błaszczak ha firmato tre memorandum of understanding con le aziende sudcoreane Hyundai Rotem, Hanwha Defense e Korea Aerospace Industries grazie ai quali la Polonia riceverà carri armati, obici semoventi e caccia da combattimento.
Il 26 agosto, il ministro ha firmato i primi due accordi che comprendono 180 carri armati in consegna tra il 2022 al 2025 e 212 obici che arriveranno tra il 2022 e il 2026. Altri 820 carri armati saranno costruiti nel Paese dell’Europa orientale a partire dal 2026. Un terzo contratto per l’acquisto di FA-50 sarà concluso entro la fine dell’anno.
I contratti sono parte del più grande accordo di armi mai concluso dalla Corea del Sud. Costituiscono il secondo più importante acquisto di armi da parte di un membro della Nato da un fornitore esterno al blocco, dopo quello controverso del sistema di difesa anti missile e anti aereo russo S400 da parte della Turchia. Le parti non hanno annunciato il valore complessivo del patto, ma secondo i media sudcoreani, la cifra dovrebbe avvicinarsi ai 15 miliardi di dollari.
Varsavia ha annunciato così l’acquisto di mille carri armati K2 Black Panther dall’azienda sudcoreana Hyundai Rotem, sussidiaria per la difesa di Hyundai Motor Group. I veicoli corazzati possono raggiungere una velocità massima di 70 km/h, sono dotati di cannoni da 120 mm ad anima liscia e di un sistema di caricamento automatico delle munizioni.
Il numero di carri armati previsti nell’accordo con i sudcoreani ha superato di gran lunga quello sottoscritto ad aprile da Varsavia con Washington per l’acquisto di 250 carri armati M1A2 Abrams.
Hanwha Defense, invece, divisione per la difesa di Hanwha Corp, specializzata in sistemi di artiglieria e veicoli corazzati, invierà in Polonia quasi 700 obici semoventi K9. In base all’accordo quadro, l’esercito polacco dovrebbe ricevere 48 velivoli leggeri da combattimento FA-50 della Korea Aerospace Industries. Il caccia FA-50 è la versione più avanzata del T-50, sviluppato insieme a Lockheed Martin, che in passato ha trovato clienti in Indonesia, Iraq, Filippine e Thailandia.
I caccia dovrebbero arrivare a metà del 2023 per permettere alla Polonia di sostituire gradualmente i MiG-29 di costruzione sovietica. Sono compatibili con altri radar statunitensi e con diversi armamenti, tra cui bombe e missili aria-aria e aria-terra, statunitensi ed europei. Se gli ordini saranno completati, la Polonia potrebbe avere lo stesso quantitativo di carri armati di Germania, Francia e Italia messe insieme.
La Norvegia potrebbe essere la prossima a scegliere il carro armato sudcoreano K2. Oslo, per adesso, può contare su una dotazione di carri armati composta da 52 Leopard2 olandesi di seconda mano di metà anni ‘80. Allo stesso modo dei polacchi, i norvegesi sono chiamati a decidere se allargare e potenziare la dotazione esistente oppure se optare per il K2.
A febbraio, invece, in quella che sarà ricordata come la prima visita di un ministro della Difesa sudcoreano nel Paese nordico, Suh Wook ha incontrato l’omologo norvegese, Odd Roger Enoksen, ad Oslo. Suh ha sfruttato i colloqui per promuovere il K-2 ed Enoksen ha definito «significativa» l’offerta sudcoreana per il progetto di difesa della Norvegia. Oslo si confermerebbe così un importatore di armi rilevante per Seoul: nel 2017, la Norvegia aveva firmato un contratto per l’acquisto di 24 obici semoventi K-9.
In cima alla lista dei potenziali acquirenti dei K2, ha spiegato Siemon Wezeman, ricercatore dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), ad Asia Nikkei, ci sarebbe anche la Grecia, interessata ad aggiornare i vecchi carri armati non adeguati al confronto con i modelli dell’arcirivale Turchia. L’Italia non rientra tra i possibili acquirenti dei K2 perché da poco ha stanziato fondi per l’aggiornamento degli Ariete.
Tra tutti questi Paesi, solo la Polonia gode di un importante complesso industriale militare e i polacchi sarebbero desiderosi di passare dalla produzione su licenza del K2 per le proprie forze alla produzione per l’esportazione in altri Stati europei. Tuttavia, Hyundai Rotem non ha rilasciato commenti sui possibili trasferimenti di tecnologia.
Hanwha Defense è entrata nel mercato europeo della difesa già nel 2014 dopo l’annessione russa della Crimea attraverso la licenza a un appaltatore polacco per la costruzione del suo obice semovente Krab. Da allora, l’azienda ha esportato varianti del K9 compatibile con la Nato in Finlandia, Norvegia, Estonia e Turchia.
A seguito dell’attacco di Putin all’Ucraina, i Paesi europei hanno annunciato oltre 200 miliardi di euro di aumento della spesa per la difesa. L’Agenzia europea per la difesa dell’Unione europea ha definito una priorità nel breve termine il rifornimento di armamenti e munizioni dei Paesi orientali dell’Unione, poiché essi sono stati tra i maggiori fornitori di aiuti miliari all’Ucraina. Mentre a Seoul la cosiddetta “diplomazia delle vendite” è diventata un obiettivo fondamentale del nuovo presidente: il conservatore Yoon Suk-yeol non a caso ha partecipato al recente vertice della Nato a Madrid, la prima volta per un leader coreano.
Varsavia era alla ricerca di sostituti. Avendo donato all’Ucraina 250 carri armati dell’era sovietica, l’alternativa sudcoreana si è presentata al momento più opportuno. I polacchi infatti sarebbero stati scoraggiati dai lunghi tempi di consegna dei Leopard 2 di Krauss-Maffei Wegmann, pilastro della forza corazzata europea della Nato.
Oltre al tempismo, le armi sudcoreane godono del vantaggio offerto dall’alta tecnologia, di un buon rapporto costo-efficacia rispetto alle armi statunitensi ed europee, e della possibilità di produrle localmente.
La Corea del Sud, dal canto suo, da decenni è costretta ad affrontare la minaccia militare della Corea del Nord. Anche dopo la fine della Guerra Fredda, Seoul ha mantenuto la capacità di produrre armi in serie proprio per fronteggiare Pyongyang e ora sembra pronta a cogliere le opportunità offerte dal conflitto in Europa.
Il Paese asiatico, casa del maggiore produttore mondiale di smartphone, Samsung Electronics, grazie alla propria tecnologia e alle capacità militari-industriali, sta cercando il proprio posto di prestigio nell’industria globale delle armi.
Il rapido sviluppo industriale sudcoreano e la cooperazione nel campo della difesa con l’alleato statunitense hanno permesso la nascita e lo sviluppo di un’industria della difesa efficiente e all’avanguardia. Ma è stata l’amministrazione di Moon Jae-in ad aver elevato il budget per la difesa in media del 7% ogni anno, arrivando a toccare i 44 miliardi di dollari nel 2022. Tra il 2017 e il 2021, secondo Sipri, la Corea del Sud si è collocata tra i 10 maggiori esportatori di armi di tutto il mondo, tanto che è stata coniata l’espressione K-defense, dopo K-pop e K-drama.
L’esportazione di armi sudcoreane è motivata anche da ragioni politiche e geopolitiche. Sebbene la situazione si sia modificata a seguito dell’aggressione russa all’Ucraina, il governo polacco non era in ottimi rapporti con l’Unione europea, compresa la Germania. Inoltre, le vendite di armi di Seoul sono dirette a Paesi che considerano la Russia e la Cina minacce alla sicurezza.
Lo scopo è contrastare le minacce in arrivo dalla Russia – come per Polonia e Finlandia – e quelle dalla Cina – come per India e Australia. Tali vendite confermerebbero un orientamento filo-occidentale più marcato della politica estera sudcoreana, prima più restia ad andare contro la Cina per i legami economici esistenti con Pechino, e contro la Russia per l’influenza che Mosca esercita sul regime nordcoreano.
Le aziende sudcoreane hanno già portato a compimento accordi di alto profilo con Egitto ed Emirati Arabi Uniti, attirando le critiche degli attivisti per i diritti umani. Già nel 1997 la Turchia era stata il primo destinatario degli obici semoventi K9 sudcoreani.