Come sta andando l’offensiva ucraina? Nessuno lo può dire con certezza. Sul fronte è discesa una cappa informativa, il governo ha fatto un appello alla discrezione e il fiume di post e immagini dai social si è ridotta a un rivolo. La maggior parte di quello che sappiamo viene dal lato russo, che dà necessariamente un’immagine distorta di un’offensiva che molti sono già portati a sopravvalutare per motivi politici.
Il premio, ovvero la liberazione di Kherson, ha infatti un valore altissimo. La città sul Mar Nero è fra le più grandi attualmente occupate dai russi ed è la principale roccaforte sulla strada per la Crimea. Ubicata sulla riva occidentale del fiume Dnipro e circondata da una zona acquitrinosa, Kherson controlla l’autostrada usata dagli occupanti per rifornire il fronte meridionale direttamente dall’entroterra russo. In più, la riconquista di Kherson metterebbe i bastoni fra le ruote del programma politico russo. Si tratta infatti di una città russofona e nella quale si prepara da settimane un referendum per la proclamazione di una repubblica separatista, rimandato più volte a causa dell’incertezza militare. Il controllo della città è anche minacciato dalle continue azioni partigiane che in questi giorni hanno raggiunto il loro apice, con l’assassinio di diversi collaboratori della forza di occupazione e azioni militari nei sobborghi.
Le direttive d’attacco russe
I russi hanno fatto della difesa di Kherson una delle loro priorità. Già a luglio avevano reagito alle speculazioni su una possibile controffensiva ucraina trasferendo nella regione unità del VDV (paracadutisti), considerate fra le più agguerrite delle loro forze armate. In questi giorni si sono verificati invece alcuni modesti attacchi nella periferia ovest della città, con l’obbiettivo di conquistare posizioni meglio difendibili.
Gli ucraini sembrano tuttavia abbastanza cauti, concentrando le loro operazioni nel lembo di fronte che parte dai sobborghi nord di Kherson fino a raggiungere il bacino di riserva del fiume Dnipro. Gli assalti svolti si sono soprattutto concentrati nel settore centrale, dove gli ucraini si sono attestati su una testa di ponte oltre al fiume Inulets, un tributario minore che qua corre in parallelo al Dnipro. Proprio questo settore, delimitato a sud da Kherson, a nord dal bacino, a ovest dal Inulets e a est dal Dnipro circoscrive il teatro di operazioni per questa offensiva.
Avanzando in questa zona, gli ucraini potrebbero minacciare entrambi i principali attraversamenti usati dai russi per rifornire le proprie unità sul lato occidentale del fiume: il ponte Antonovsky (già danneggiato dai bombardamenti ucraini) e quello di Khakova. È proprio per questo che le notizie (errate) di uno sfondamento, propagate nelle prime ore dell’offensiva, sono state così allarmanti per i commentatori russi. La rotta delle unità separatiste avrebbe aperto la strada agli ucraini per una corsa verso est, tagliando fuori decine di migliaia di soldati.
La prudenza ucraina
Il panico russo la dice più lunga delle condizioni delle forze di occupazione rispetto che delle reali chances degli ucraini. L’esercito nazionale ucraino è composto in gran parte da reclute senza un addestramento sufficiente per lanciarsi in un’offensiva senza incorrere in pesanti perdite. Ci sono poi altri limiti: le debolezze nel sistema di comando ucraino, le difficoltà nella gestione dei diversi reparti in operazioni complesse (come è già successo nei duelli di artiglieria di aprile-giugno) e la penuria di mezzi meccanizzati si faranno sentire.
Kyjiv conosce bene i propri limiti, e non si fa illudere dalla facilità con cui sono state travolte le unità separatiste nelle prime ore. Anche le truppe russe non sono in gran forma: l’unica formazione fresca schierata in Ucraina è il Terzo Corpo d’Armata, un insieme di battaglioni di volontari che sembra composto per lo più di soldati anziani (per quanto ben equipaggiati, con carri armati T-80, T-90 e blindati BMP-3). Non una situazione ideale, ma in questa guerra non c’è spazio per azioni militari da manuale. Ciò che conta è resistere un giorno in più rispetto al nemico e avere risorse e pianificazione adeguate, al netto delle disfunzionalità che abbondano da entrambe le parti. Per questo è probabile che gli ucraini avanzeranno gradualmente, cercando di non giocarsi le esigue risorse e il supporto occidentale in azioni spregiudicate che potrebbero però rivelarsi un fiasco. Sia mai che ciò non basti per regalare ai difensori delle vittorie significative.