Nel cuore di Central Park c’è un angelo. È l’Angelo delle Acque, apparso sulla fontana di Bethesda il 31 maggio 1873. (…) A crearlo è stata una donna e perdipiú gay: Emma Stebbins. (…) Che fosse gay non ci sono dubbi. «Non lo sai che sono già sposata e porto l’anello nuziale sul dito della mia mano sinistra?» scrive l’attrice Charlotte Cushman a proposito del suo legame con Emma, in una lettera del 1858 a un’altra donna. La relazione fra Charlotte ed Emma, iniziata nell’inverno del 1856 a Roma, durerà per tutta la vita, pur fra drammi di gelosia e tradimenti, proprio come in una coppia «normale». (…)
L’ispirazione per l’Angelo delle Acque a Emma viene nella Città Eterna, lontana quasi settemila chilometri da Central Park. Ci è andata perché Roma, fra gli anni Cinquanta e Settanta dell’Ottocento, è «il posto in cui stare» per un artista. Emma è una delle protagoniste di quella «strana sorellanza di signore scultrici americane che si erano sistemate sui sette colli come uno stormo (o gregge) marmoreo». Così le etichetta lo scrittore loro contemporaneo Henry James, con un’aria di sufficienza che trasuda sessismo: il rifiuto di considerare le donne capaci di essere vere artiste, creative e professionali. Ossia il vero motivo della cortina di silenzio calata su Emma e molte altre sue colleghe.
Le scultrici americane sono attirate dall’enorme patrimonio di antichità che possono studiare visitando i Musei Vaticani, i Musei Capitolini e Villa Borghese. Statue come l’Apollo del Belvedere rappresentano l’ideale di bellezza a cui ispirarsi per creare nuove opere secondo i canoni del Neoclassicismo, lo stile adottato dalla giovane repubblica americana come la massima espressione artistica dei valori di libertà e democrazia su cui si era fondata.
Ma ci sono anche ragioni tecniche e professionali per scegliere di trasferirsi a Roma. La materia prima più pregiata – i marmi di Carrara e Seravezza, gli stessi usati da Michelangelo – è disponibile nella vicina Toscana, come pure l’abbondante manodopera degli artigiani italiani, esperti intagliatori. E per una donna immaginarsi una carriera di scultore a quei tempi, con un proprio studio e una propria clientela, è realistico solo in un clima artistico e internazionale come quello romano.
Lontano dalle famiglie d’origine, Emma e le altre scultrici americane sono libere in tutto. Anche di intrecciare relazioni fuori dagli schemi tradizionali. Molte allacciano fra loro, o con altre donne, «amicizie romantiche»: una definizione che all’epoca può comprendere un’ampia gamma di comportamenti sessuali, dalle convivenze caste basate su affinità spirituali o sulla necessità di farsi compagnia e aiutarsi fra donne non sposate, fino ai veri e propri amori lesbici.
(…) Con Charlotte, Emma si gode la Dolce Vita romana. Insieme, ogni sabato sera organizzano feste nella loro casa al numero 38 di via Gregoriana, a due passi da Trinità dei Monti. Con le amiche fanno lunghe cavalcate nella campagna. E frequentano i salotti degli altri espatriati, dove si discute di arte e anche di politica. I temi di cui parlare sono caldissimi. Nella Roma che resterà sotto il papa fino al 1870, gli americani tifano per il Risorgimento, per la liberazione dell’Italia dagli stranieri. Allo stesso tempo appoggiano l’emancipazione degli schiavi in America, tenendo il fiato sospeso per la guerra civile che dal 1861 – l’anno in cui il Regno d’Italia viene proclamato – spacca il loro Paese in due.
L’idea dell’Angelo delle Acque nasce in questa atmosfera. (…) L’Angelo rende miracolose le acque e guarisce i malati, la perfetta metafora per celebrare, con la fontana, il primo acquedotto che ha portato l’acqua pulita a New York. Fino all’apertura del Croton Aqueduct nel 1842, infatti, in città si moriva di colera e altre terribili malattie, perché i pozzi locali erano inquinati.
Da Emma e l‘angelo di Central Park, Maria Teresa Cometto, Neri Pozza, 208 pagine, 20 euro