Sabato prossimo nelle piazze di Milano e Roma ci saranno due manifestazioni numerose e opposte. A Roma andrà in scena la baracconata pro-Putin, cui parteciperanno tante persone in buona fede, lanciata dal leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, per chiedere l’avvio di un negoziato che vuol dire la resa dell’Ucraina alle condizioni della Russia. A Milano invece ci sarà l’Italia che riconosce l’impossibilità di passare dal tavolo delle trattative con Vladimir Putin, e capisce che non c’è soluzione che passi dalla caduta di Kyjiv.
L’evento all’Arco della Pace (ore 16) è stato organizzato dal Terzo Polo (Azione e Italia Viva), ma «sarà una manifestazione senza bandiere di partito», come ha scritto Carlo Calenda sui suoi profili social, chiedendo «la partecipazione di tutte le forze democratiche del Paese».
Ci sarà ovviamente Carlo Calenda, mentre è ancora incerta la partecipazione di Matteo Renzi. E dalle segreterie dei due partiti confermano la presenza di quasi tutti i parlamentari eletti il 25 settembre scorso.«Sabato prossimo» – dice a Linkiesta il senatore Ivan Scalfarotto, di Italia Viva – «esprimeremo un sostegno senza tentennamenti a uno Stato democratico che da mesi viene attaccato da uno Stato autoritario e imperialista».
Ci vediamo il 5 novembre alle 16 all’Arco della Pace a Milano per manifestare insieme contro la resa di Kiev. Perché chiedere lo stop dell'invio delle armi non vuol dire favorire la pace, ma consegnare l’Ucraina agli aggressori russi. pic.twitter.com/vKfs4o8EGu
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) October 27, 2022
Le motivazioni che muovono gli esponenti del Terzo Polo sul dossier ucraino sono ormai chiare da tempo. Dopotutto, sono le stesse che avevano spinto il governo di Mario Draghi a condannare la Russia fin dal primo giorno di invasione, lo scorso 24 febbraio.
«Lasciare mano libera a Putin, non sostenendo l’Ucraina con tutti i mezzi possibili, significherebbe avvallare la possibilità da parte del più forte di violare ogni regola di convivenza fra i Paesi», dice Gianmaria Radice, coordinatore di Italia Viva sul territorio di Milano e provincia. «Se Putin ferma le armi si può aprire un negoziato, se Zelensky rimane senza armi sparisce l’Ucraina. Solo un forte sostegno politico, economico e anche militare può quindi aprire la strada a un negoziato serio».
È lo stesso Radice ad anticipare l’idea di organizzare, durante la manifestazione della settimana prossima, un collegamento video con il sindaco di Leopoli, Andrij Sadovyj, e con i primi cittadini di altre città ucraine. Non c’è ancora l’ufficialità, però l’idea è quella di creare un ponte con loro in diretta video.
La manifestazione è soprattutto un modo per ribadire che l’Italia non è quella che chiede la pace senza se e senza ma, che «tacciano le armi», come dice e ripeterà a Roma Giuseppe Conte. «L’approccio dei Cinquestelle non è una via percorribile», dice a Linkiesta Giulia Pastorella, vicepresidente di Azione e deputata alla Camera. «Mentre a Roma si manifesterà di fatto per chiedere il disarmo e la resa dell’Ucraina, noi scenderemo in piazza a Milano per ribadire il sostegno agli ucraini contro l’invasore russo».
Proprio per questo l’evento non avrà bandiere di partito, non è un appuntamento targato Azione e Italia Viva, ma è aperto a tutti. Giulia Pastorella conferma di aver già ricevuto l’adesione da parte della divisione di Milano e Provincia del Partito democratico. E ci sarà anche Più Europa.
«I gruppi milanesi e lombardi di Più Europa si stanno attrezzando per esserci», dice a Linkiesta Benedetto Della Vedova, segretario nazionale del partito. «Sulla questione ucraina – aggiunge –siamo schierati, su queste posizioni, dal 24 febbraio. Per questo per me non è una contromanifestazione, ma l’unica manifestazione possibile, quella giusta».
Anche dal Partito democratico sono arrivate conferme importanti. Subito dopo l’annuncio di Calenda era arrivata la risposta di Carlo Cottarelli, senatore dem, su Twitter; ci sarà anche il senatore Alessandro Alfieri, ex segretario regionale del Partito democratico.
In generale, è probabile che molti sceglieranno se aderire o meno solo nelle ultime 24 ore. Non è esclusa la partecipazione di alcuni esponenti della maggioranza di destra, forse da Fratelli d’Italia, che sta assumendo una postura atlantista e pro Ucraina.
La giunta comunale di Milano, invece, per il momento procede in ordine sparso. Il sindaco Beppe Sala ha parlato delle due manifestazioni dicendo «non vado né da una parte né dall’altra». Dovrebbe partecipare invece Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro (Italia Viva), e l’assessore alla Casa e Piano Quartieri, Pierfrancesco Maran (Pd), che ha già motivato la sua partecipazione la settimana scorsa.
Ha risposto presente soprattutto la comunità ucraina. «Saremo almeno un centinaio, ma spero di arrivare a duecento», dice a Linkiesta Lesya Tsybak, attivista ucraina che vive a Milano. È stata contattata direttamente dagli uffici di Azione: «Ci piace quel che dice Calenda, la sua linea non è solo di sostegno a Kyjiv, ma è soprattutto aiuto militare: questo per noi è molto importante, se non possiamo difenderci, domani non esisteremo più come Stato».
Il post che Lesya Tsybak ha pubblicato su Facebook recita: «Cari ucraini! Ancora una volta, ci riuniamo a Milano per non dimenticare la guerra scatenata dallo Stato terrorista – la Russia – contro il nostro Paese. Sempre più politici e partiti italiani si uniscono alle nostre manifestazioni per condividere la nostra lotta e mostrare sostegno».
La manifestazione, come detto, non ha bandiere di partito, anzi è aperta anche a organizzazioni politiche, associazioni culturali e a chiunque si schieri dalla parte della democrazia e della libertà.
«La piattaforma di questa manifestazione – dice Sergio Scalpelli, presidente di Linkiesta Club – identifica un aggressore e un aggredito: l’aggressore si muove sul terreno dell’ideologia, ricerca la grandezza imperiale russa in continuità tra zarismo e comunismo. Ancora una volta in Italia c’è un movimento pacifista che professa una posizione di equidistanza, che vuol dire stare dalla stessa parte dell’aggressore».
Il terzo settore e il mondo della cultura saranno in piazza al fianco della politica, perché dopotutto dimostrare solidarietà alla comunità ucraina e allo Stato aggredito non è solo una decisione politica: è una scelta di tutti, come persone, come società, come cittadini europei.
«Partecipo a favore del popolo ucraino che si sta difendendo da un’aggressione vile, vigliacca e senza motivazione se non desiderio di imperialismo russo-zarista», dice a Linkiesta Costantino De Blasi, di LiberiOltre. «Invece a Roma si ripeterà una vecchia storia italiana, con casi di volontà di presunta equidistanza, che è un interesse ad avere la Russia come partner, è l’incapacità di capire la realtà».
È uno spirito antioccidentale che attraversa la nazione e che, secondo Andrea Cangini – ex senatore di Azione e Forza Italia, da pochi giorni segretario generale della Fondazione Einaudi – «impedisce di far chiarezza su una questione che richiede invece la massima trasparenza: Putin ha dichiarato guerra all’Occidente molto tempo fa, perché il discorso a Monaco è del 2007 e la politica europea avrebbe dovuto trattarlo diversamente già prima del 24 febbraio scorso».