Avrebbe ormai oltrepassato i 100mila morti il bilancio di sette mesi di guerra in Ucraina. Proprio mentre Putin rilancia la sfida annettendosi territori che gli ucraini stanno rioccupando, spiegando che gli Stati Uniti hanno già stabilito un precedente per l’uso di armi nucleari e affermando che la guerra è colpa della dissoluzione dell’Unione sovietica, fonti Nato hanno fatto questa stima a Pancho Pardo, corrispondente da Washington del quotidiano spagnolo El Mundo.
Sarebbero in realtà 90mila: 45mila tra soldati russi e miliziani pro-russi delle Repubbliche Popolari di Lugansk e Donetsk; 45mila tra soldati e civili ucraini. Ma le fosse comuni che stanno venendo ritrovate in territorio ucraino man mano che vengono liberate fanno intravedere un bilancio di vittime civili molto più pesante, e dunque a 100mila ci si arriva e li si passa.
Pardo osserva che «una guerra con 90.000-100.000 morti in combattimento (non per carestie, trasferimenti forzati, etc.) in sette mesi è molto infrequente. Solo il periodo dal 1981 al 1986 della occupazione dell’Afghanistan da parte dell’Urss e dal 2004 al 2007 di quella dell’Iraq da parte degli Usa potrebbero essere stati peggiori». Erano però eventi bellici in cui per lo meno uno dei contendenti era costituito da forze irregolari, che specie nel mondo islamico – ma non solo – tendono a usare la disponibilità a morire dei propri combattenti come modo per bilanciare la maggior forza militare degli avversari.
Tra 24 dicembre 1979 e 15 febbraio 1989 in Afghanistan, comunque, l’Armata Rossa ebbe 26mila morti e 53.753 feriti, contro 18mila caduti delle forze regolari afghane, tra i 75mila e i 90mila caduti mujihaeddin e tra i 600mila e i 2 milioni di civili afghani. Si tratta però di un conto che è stato ormai accolto dall’Ufficio storico dello Stato maggiore russo, ma computandovi anche i deceduti in incidenti e per ferite o malattie contratte in Afghanistan. I caduti sovietici in combattimento sono stati invece calcolati in 15.041. Insomma, saremmo già al triplo, in un periodo di tempo che è appena un 12esimo di quella guerra.
Quanto al Vietnam, tra agosto 1964 e marzo 1973 gli Stati Uniti vi persero 58.272 morti, più 1.719 dispersi, e 303.644 feriti. Siamo dunque ai tre quarti delle vittime in appena un 16esimo di quel periodo. Sarebbero 247 caduti al giorno: il Regio Esercito durante quella Grande Guerra che è ancora ricordata come esempio massimo di soldati mandati al macello arrivò a 517, ma su un milione e mezzo di combattenti, mentre la Russia ha attaccato con 200.000. In proporzione, Putin starebbe dunque facendo morire i suoi uomini a un rimo triplo che Cadorna durante le offensive sull’Isonzo!
Ovviamente, mentre le vittime di Grande Guerra, Afghanistan e Vietnam sono state ormai debitamente contabilizzate – per lo meno per i combattenti regolari – qua le cifre sono ancora fluide, e questa stima non è l’unica.
Alla fine, però, sembra esserci contesto su una cifra complessiva attorno alle 100mila vittime, anche se ne variano le componenti. Tra 24 e 27 settembre la cifra dei civili uccisi è stata variamente stimata dal governo ucraino tra i 7mila e i 28.737, mentre per l’Onu, che conta fino al 25 settembre, ci sarebbero stati 5996 morti e 8848 feriti.
I militari ucraini, tra Forze Armaste, Giardia Nazionale e Guardia di Confine avrebbero avuto secondo il governo ucraino 10mila morti, 30mila feriti, 7200 dispersi e 5600 catturati dal 24 febbraio al 3 giugno, e oltre 9mila le sole Forze Armate tra 24 febbraio e 21 agosto: secondo il governo ucraino. 61.207 morti e 49.368 feriti dal 24 febbraio al 21 settembre: secondo il governo russo.
I combattenti russi tra Forze Armate, Guardia Nazionale, Servizi dell’Fsb, Wagner e milizie delle due repubbliche separatiste avrebbero avuto 20.000 caduti e 50-60.000 feriti tra 24 febbraio e 8 agosto secondo stime americane; 58.150 caduti tra 24 febbraio e 28 settembre secondo il governo ucraino. Solo Forze Russe, Guardia Nazionale e Fsb avrebbero avuto tra 24 febbraio e 28 settembre almeno 6756 caduti tra 24 febbraio e 23 settembre secondo Bbc e Medazona, per cui però che le cifre potrebbero essere di un 40-60% più alte.
Per le sole Forze Armate il governo russo ammette tra 24 febbraio e 21 settembre 5937 caduti, e sempre il governo russo dà per i miliziani della Repubblica Popolare di Lugansk tra i 500 e i 600 caduti tra 24 febbraio e 5 aprile. È invece la Repubblica Popolare di Donetsk a ammettere tra 26 febbraio e 22 settembre 3138 caduti e 13.270 feriti.