La scenografia, con il palco arredato da tavoli apparecchiati con tovaglie a quadretti bianchi e rossi e un iconico fiasco, vuole essere un messaggio di stile inconfondibile che riporta alla tradizione italica dell’ospitalità più semplice.
L’intervento del Fondatore Carlin Petrini che, introducendo il lavoro svolto dai curatori, Francesca Mastrovito ed Eugenio Signoroni, che hanno voluto soffermarsi sul valore dell’accoglienza, indica nella sincerità uno dei principi che debbono ispirare l’atteggiamento dell’Oste quando apre la sua casa agli ospiti.
Il contributo all’attualità di Barbara Nappini, presidente Slow Food Italia, nel richiamare la primogenitura del movimento quando si parla di Sovranità alimentare, che non è da confondere con autarchia e non è altro che il diritto dei popoli a determinare le proprie politiche alimentari, senza costrizioni esterne legate a interessi privati e specifici.
Gli interventi, moderati dall’attore Matteo Caccia, di alcuni tra coloro che sono stati insigniti del premio Oste dell’anno nelle precedenti edizioni, nonché di alcuni premiati nella nuova edizione, tutti d’accordo nel definire Onestà il principio ispiratore del proprio mestiere di ristoratore: onestà nel comportamento con i clienti, nel rapporto di lavoro con i propri collaboratori, nella scelta delle materie prime, nel raccontare il proprio territorio, nella rappresentazione di una comunità.
I numeri della Guida raccontano una modalità che garantisce al lettore una conoscenza diffusa e approfondita delle Osterie raccontate, perché di racconto si tratta, infatti le descrizioni non vogliono essere recensioni, ma rappresentazione di un modo di essere, di porsi. Un po’ l’atteggiamento di ascolto che ciascuno di noi, oste o cliente deve imparare ad avere per entrare in sintonia con chi abbiamo davanti.
Pertanto, 1730 indirizzi visitati da 240 collaboratori, qualcuno in forza fin dalla prima edizione, 139 novità e 270 chiocciole, ma anche 450 bottiglie, per la curata selezione di vini e 126 con un nuovo riconoscimento il Bere Bene, per la curata selezione di bevande: birre artigianali, succhi, infusi, cocktail e distillati.
Ai simboli che guidano il lettore nel racconto della proposta di ogni osteria – come l’orto di proprietà, una selezione di formaggi di qualità e identitaria, una buona offerta vegetariana, di vini al calice e tanti altri – si uniscono due novità che mettono in luce i punti di forza, le eccellenze e gli elementi rappresentativi del territorio proposti da ogni osteria: il simbolo del pane, assegnato alle osterie con un eccellente cestino del pane e di prodotti da forno, autoprodotti o reperiti da fornai di qualità, e il simbolo dell’olio, ai locali che valorizzano l’olio extravergine d’oliva sia a tavola che in cucina, secondo una selezione oculata di prodotti d’eccellenza e rappresentativi del territorio.
Premi speciali per il Miglior Oste a Roberto Casamenti e Alessandra Bazzocchi de La Campanara – Pianetto di Galeata (Fc), Miglior Carta dei Vini a Devetak di Savogna d’Isonzo (Go), Migliore Interpretazione della Cucina Regionale all’osteria Sora Maria e Arcangelo – Olevano Romano (Rm), Premio Novità a Casa Colet – Monastero di Vasco (Cn), Premio Miglior Giovane Vittorio Fusari Franciacorta a Greta Gemmi di Al Resù – Lozio (Bs), premio Miglior Dispensa all’Enoteca della Valpolicella – Fumane (Vr).
Il Premio Selezione Bere Bene è andato a tre osterie: la Controvento di Porto Sant’Elpidio (Fm), l’Ada di San Sperate (Su) e Da Roberto Taverna in Montisi a Montalcino (Si).