Dopo la pausa obbligata degli anni della pandemia, il settore delle crociere ha il vento in poppa. Secondo le stime presentate nel mese di giugno al Clia european summit, annuale convegno della Cruise lines international association, nel 2023 saranno 48,6 milioni i passeggeri dell’area euro, tornando così ai livelli record del 2019, con la previsione di superarli del dodici per cento entro il 2026. Clia ha anche annunciato venticinque miliardi di investimenti nei prossimi quindici anni per rendere più sostenibile il settore, che deve già ottemperare alle regole fissate per il 2020 dall’Organizzazione marittima internazionale. Queste norme hanno abbassato il contenuto di zolfo dell’olio combustibile dal 3,5 per cento allo 0,5 per cento.
Ma se il comparto esulta delle previsioni, e così l’indotto turistico, meno felici sono gli ambientalisti, che citano studi, come quello pubblicato nel 2021 sul periodico Marine Pollution Bulletin, secondo il quale una grande nave da crociera ha un’impronta di carbonio superiore a quella di dodicimila auto, mentre i passeggeri di una crociera in Antartide producono in sette giorni tante emissioni di CO2 quanto un cittadino europeo in un intero anno.
I passi avanti green del settore crocieristico
Eppure, sono innegabili gli sforzi dell’industria delle crociere a tutela dell’ambiente. Secondo l’edizione 2022 del “Global cruise industry environmental technologies and practices”, l’obiettivo di zero emissioni di CO2 sarà raggiunto dal settore a partire dal 2050. Il sessantuno per cento di tutte le nuove navi e quelle in costruzione dispongono infatti di tecnologie all’avanguardia dal punto di vista ambientale. Nei prossimi sei anni salperanno ben ventiquattro nuove navi da crociera alimentate a Gnl (gas naturale liquefatto) – un carburante “ponte” per arrivare ai biocombustibili -, che permette una riduzione dal novantacinque per cento al cento per cento delle emissioni di particolato, riduce a zero le emissioni di zolfo e garantisce un abbattimento dell’ottantacinque per cento delle emissioni di azoto.
Con questo carburante è alimentata l’ultima nata di casa MSC. Stiamo parlando di MSC World Europa, la più grande nave da crociera al mondo alimentata a Gnl (ma la medesima alimentazione è già stata adottata da due navi Costa, la Smeralda e la Toscana). Il mezzo vanta anche una tecnologia avanzata di trattamento delle acque reflue, connettività da terra a nave (un’opzione che permette di spegnere i motori in porto, ma che attualmente è fornita solo dal due per cento dei porti mondiali) e un dimostratore di celle a combustibile a ossido solido da centocinquanta kilowatt (un sistema di alimentazione adattabile a nuovi carburanti), che secondo MSC «aiuterà a provare e perfezionare le tecnologie ambientali per il futuro della nostra flotta».
Clia ha chiesto ai governi di aiutare chi, investendo sulla produzione di carburanti sostenibili, fa uno sforzo per ridurre l’inquinamento, tenendo tuttavia presente che, secondo l’edizione 2021 dell’Environmental and human health impacts of cruise tourism, il settore crocieristico emette il tre per cento dei gas serra attribuibili al settore navale (ma il ventiquattro per cento dei rifiuti totali).
Lo scetticismo degli ambientalisti
Simili dichiarazioni sono prese con le pinze dalle associazioni ambientaliste, che ribattono citando studi come quello divulgato nel 2020 dall’International council on clean transportation: secondo il documento, sebbene l’assorbimento del Gnl riduca le emissioni di CO2, potrebbe comunque peggiorare l’impatto del settore marittimo sui cambiamenti climatici. Colpa della fuoriuscita di metano, un gas serra ottantasei volte più inquinante della CO2 a breve termine. Nel mirino degli ambientalisti non ci sono solo le emissioni, ma anche l’impatto delle navi sulla vita nelle città e sugli ambienti costieri.
Molte polemiche, per esempio, ha suscitato il progetto di Disney Cruises di portare un milione di crocieristi all’anno sulla punta più meridionale dell’isola di South Eleuthera, nelle Bahamas, un ambiente marino incontaminato. La costruzione del progetto da quattrocento milioni di dollari è iniziata a marzo, dopo che il governo delle Bahamas ha accettato la valutazione di impatto ambientale della Disney.
La documentazione ha rilevato che non era implicata alcuna perdita di biodiversità marina o terrestre come risultato del progetto, che prevede uno sviluppo su meno del venti per cento della proprietà, con un ulteriore venticinque per cento donato al popolo delle Bahamas. Per quanto non sicuramente ecologista, Disney Cruise è una delle compagnie al vertice della classifica stilata dall’associazione ambientalista Friends of the Earth, che ogni anno valuta le compagnie di crociera in base a quattro fattori ambientali: trattamento delle acque reflue, riduzione dell’inquinamento atmosferico, conformità della qualità dell’acqua e trasparenza.
Nel 2022 la migliore compagnia è stata Regent seven seas, alla pari con Disney, mentre in coda ci sono Carnival, Costa e Royal caribbean. Tuttavia, anche un giudizio relativamente positivo non può fare dimenticare che, come segnala il report, una nave da sole tremila persone genera ogni settimana liquami sufficienti a riempire dieci piscine. Gli ambientalisti lamentano anche una generale mancanza di trasparenza delle società di navigazione.
Prova ne è il caso di Princess Cruise, che nel 2017 ha ricevuto una sanzione record da quaranta milioni di dollari per «reati ambientali», cui ne è seguita una seconda nel 2019 (da venti milioni). Eppure nel gennaio 2022, a riprova della scarsa collaboratività della società, il dipartimento di Giustizia americano ha comminato alla società una terza sanzione da un milione di dollari per non aver istituito e mantenuto un ufficio interno di investigazione sul rispetto delle norme ambientali.
Contro il turismo mordi e fuggi
La guerra contro le società di navigazione coinvolge anche gli abitanti delle città portuali, esasperati dall’overtourism, ossia dallo sbarco di un elevatissimo numero di passeggeri “da toccata e fuga”, oltre che dagli scarichi inquinanti delle navi che li trasportano. Le compagnie stanno siglando accordi con le municipalità competenti, ma gli accordi risultano spesso poco incisivi. Più di cinquantamila persone, per rendere l’idea, hanno firmato una petizione per bandire le navi da crociera inquinanti da Marsiglia, dove sbarcano quasi due milioni di passeggeri l’anno.
Nel 2021 Venezia ha bandito le grandi navi da crociera dalla sua laguna; Barcellona ha annunciato una “tassa sull’inquinamento” per i turisti in crociera e il governo scozzese ne sta considerando una analoga. In Norvegia, addirittura, il contrasto alle crociere si è spinto al punto da attaccare i passeggeri: nel luglio di quest’anno il movimento CruiseNOTWelcome ha issato sulla banchina manifesti che dicevano: «Per favore, torna sulla tua barca e dì a tutti a bordo che sei un parassita. NON sei il benvenuto in Norvegia!». Altri cartelli invitavano al boicottaggio di questa forma di turismo: «Crociera? Basta, non farla!».
Per quanto l’organizzazione ambientalista sostenga di prendere di mira non solo l’inquinamento prodotto dalle navi, ma anche il fatto che esse «sono principalmente registrate nei porti di comodo, non pagano le tasse e i molti turisti che arrivano dalle navi fanno straripare le città in Norvegia», il rischio è che la lotta alle compagnie di navigazione finisca per mettere le persone le une contro le altre. Nella ridda di dati antitetici che i due schieramenti sfoderano, invece, una cosa è certa: le divisioni non aiutano a risolvere il problema. Anzi: per la tutela dell’ambiente è meglio ricordarsi che siamo tutti sulla stessa barca.