Dunque abbiamo appreso ieri dalla viva voce della presidente del Consiglio che nei due anni della pandemia l’Italia è stata governata da ayatollah, da Demoni nichilisti, da seguaci del reverendo Jim Jones, da governanti che hanno sostituito l’ideologia alla scienza seguendo chissà quali misteriosi rituali.
Pare che per Giorgia Meloni il Cts fosse una specie di setta satanica e Roberto Speranza il guru cui gli scienziati obbedivano giurando, chissà, sul Manifesto di Karl Marx. Ma ora basta. Basta con l’ideologia, viva la scienza, con Eugenia Roccella e Lorenzo Fontana si apre l’era newtoniana, è il momento di Darwin e del positivismo (e ora chi glielo dice al neo-ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano?): questo è il messaggio che è giunto dalla premier nella sua prima conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri di ieri.
Eccola, dunque, Giorgia Meloni seduta dove fino a poche settimane fa un serafico Mario Draghi spiegava le cose difficili con semplicità, eccola un po’ incerta nell’eloquio («diciamo», «’nzomma») ma tosta nel messaggio subliminale tutto legge e ordine che vuole impartire al Paese.
La regia è stata la stessa del governo precedente, con il già portavoce di Gianfranco Fini, Fabrizio Alfano – cortesissimo non meno di Paola Ansuini, addetta stampa di Draghi – pronto a dare la parola a tre-quattro giornalisti per le domande.
Accanto alla presidente donna c’erano quattro uomini, il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, ennesimo Gianni Letta della situazione, e tre ministri uomini, cioè Matteo Piantedosi, l’uomo forte del Viminale, Carlo Nordio, il fine giurista Guardasigilli, Orazio Schillaci, ombroso ministro della Sanità.
E proprio quest’ultimo, che ha parlato quasi sempre a occhi chiusi, ha negato la retromarcia sull’obbligo delle mascherine negli ospedali, che resteranno: «Mai detto il contrario», e però tutti, tra cui proprio Fini, avevano capito che i medici ne avrebbero potuto fare a meno.
Poi si è deciso di richiamare quattromila medici no vax con tanti auguri ai cittadini in cerca di vaccini che in loro s’imbatteranno, e la fine dell’obbligo di vaccinazione per i medici.
Soprattutto, come detto, Meloni ha sostanzialmente messo nel mirino non le ruberie sui ventilatori, gli sprechi dei banchi a rotelle, per non dire dello spionaggio dei russi appena iniziata la catastrofe del Covid, bensì tutto l’immane sforzo che è stato compiuto dal governo Draghi per realizzare una incredibile campagna di vaccinazione di massa grazie al coordinamento del generale Figliuolo, un uomo mai abbastanza ringraziato, e la sostanziale messa in sicurezza del Paese dal contagio.
Negli atti anti-Covid dei governi «non c’era alcuna evidenza scientifica», ha decretato l’improvvisata dottoressa Meloni. «In Italia c’è stata una confusione come in nessun altro posto al mondo»: ma da nessun Paese, all’inizio della pandemia, c’è stata una diffusione così ampia del virus a fronte di una struttura piena di buchi che però ha retto anche pagando prezzi altissimi in termini di vite umane del personale e dei medici.
E ancora: «Il Covid è diventata materia da campagna elettorale»: affermazione abbastanza vergognosa, oltre che falsa (se si fosse “votato” sul Covid probabilmente Draghi sarebbe ancora a palazzo Chigi). Aspettiamo dunque adesso la scienza della presidente Meloni, quelle «evidenze scientifiche che sono mancate», attendiamo il “liberi tutti” anche se il saggio Mattarella da spiegato che la guerra non è finita, ma loro dicono agli italiani brava gente che possono stare tranquilli, il dottor Schillaci veglia sul Paese.
Quanto al resto, grande soddisfazione per il decreto che vieta i benefici per i mafiosi che non collaborano e rinvio di alcune norme della legge Cartabia per rispondere «al grido di dolore delle Procure generali», ha spiegato Nordio.
E soprattutto ecco il giro di vite sui rave mediante un nuovo reato denominato “Invasione per raduni pericolosi” (e quello di Predappio allora?), chi li organizza rischia da 3 a 6 anni, nessuno pensi di venire in Italia a fare casino e se finora è stato così è perché «l’Italia ha dato l’impressione che ci sia lassismo».
Lassismo, ecco una parola un po’ ammuffita che ritorna, come altre, grazie al vecchio vocabolario politico della destra. Ma anche qui è ora di dire basta: «L’Italia non è la Nazione dove si può delinquere», ha sentenziato la presidente facendo eco a Matteo Salvini che aveva semplificato il concetto, «la pacchia è finita». La destra parla così, signori, e ora comanda lei.