«I vertici di Cassa depositi e prestiti sono sotto attacco», scrive il quotidiano Domani. Secondo cui ignoti avrebbero tentato negli ultimi mesi di spiare l’amministratore delegato Dario Scannapieco e i manager della prima linea dell’ente controllato dal ministero dell’Economia. Scannapieco avrebbe fatto controllare gli uffici di via Goito a Roma e analizzare il suo cellulare alla ricerca di microspie e trojan, i virus usati per prendere il completo controllo di un dispositivo elettronico. E la bonifica delle stanze e dei telefoni avrebbe dato esito positivo, tanto che l’ad si sarebbe rivolto anche ai servizi segreti per cercare di capire chi avesse messo i captatori.
Da Cdp preferiscono non commentare. Ma il problema è sorto dopo che nei mesi scorsi i temi trattati durante i consigli di amministrazione sono finiti sui giornali in forma quasi letterale. E addirittura alcuni file audio che contenevano i discorsi nelle riunioni sono stati inviati ad alcuni soggetti istituzionali. Tanto che i legali di Cdp hanno inviato un esposto in procura per accertare i responsabili di quella che viene considerata una fuga di notizie.
Cdp è al centro di partite economiche importanti, dal progetto della rete unica alle vicende di Autostrade. Sono in molti – spiega Domani – i soggetti e le entità, italiane e straniere, che potrebbero desiderare di conoscere cosa si decide negli uffici di Cdp.
I controlli in tema di sicurezza all’interno dell’azienda sono periodici. Ma da quando Scannapieco è a capo dell’azienda si sono intensificati. I cellulari dei top manager vengono ispezionati più spesso per i controlli rispetto ai tempi di Fabrizio Palermo. Se è tutto ok, di norma vengono restituiti dopo poche ore. Se c’è qualcosa che non va, vengono trattenuti per una settimana circa.
Alla domanda sulla possibile apertura da parte dei magistrati romani di un’inchiesta ad hoc, Cdp spiega che «i dossier gestiti sono di rilevanza strategica per ampi settori dell’economia del Paese, e su tali dossier, come è normale che sia, vi sono stringenti obblighi di riservatezza. Per tutelare tali obblighi, Cassa valuta tutte le azioni ritenute necessarie».
Domani spiega anche che, con la caduta di Draghi, Scannapieco avrebbe perso gli appoggi politici. E quindi, secondo i suoi nemici, gli esposti servirebbero a mostrarsi al nuovo governo come vittima di «macchinazioni» che in realtà sarebbero inesistenti.
Ma l’ad sta attualmente gestendo il dossier economico e strategico più delicato, quello della rete unica per portare la banda larga in tutto il Paese. Una partita da cui dipendono il futuro di Tim e di Open Fiber. Proprio per questo Scannapieco è finito nel mirino negli ultimi tempi.
Il progetto di Cdp per intrecciare la rete della controllata Open Fiber con quella della rivale Telecom Italia in una infrastruttura unica, voluto dal governo di Mario Draghi, è stato bocciato dal nuovo esecutivo. Giorgia Meloni non ha condiviso la lettera d’intenti firmata da Cdp, che si sarebbe dovuta trasformare in un’offerta non vincolante entro il 30 novembre. Il governo sta studiando piani alternativi. E c’è chi, come il sottosegretario alle telecomunicazioni Alessio Butti, preferirebbe un’Opa su Tim per poi scorporare la rete dai servizi. Proprio ieri Butti e il ministro delle Imprese Adolfo Urso hanno annunciato una soluzione entro il 31 dicembre.