Forse la soluzione più efficace per correggere i danni della crisi climatica e garantirci di controllarla sufficientemente nel futuro è proprio di carattere naturale. Si stima che 15 alberi bilancino la produzione di gas serra diretta e indiretta di una persona. Bene, piantando mille miliardi di alberi risolveremmo virtualmente la crisi climatica. Per un raffronto, vi sono circa 400 miliardi di alberi nella sola foresta amazzonica. Si tratterebbe indubbiamente di un’impresa titanica, che dovrebbe vedere coinvolti tutti i paesi del mondo, ma che risulterebbe molto utile anche se attuata solo parzialmente.
Realisticamente, un tale massiccio rimboschimento potrebbe anche portare ad effetti collaterali di modifica del clima globale, ma vi sarebbero in ogni caso dei benefici tangibili. L’opera sarebbe inoltre conveniente economicamente, tenuto conto che, a regime, i metodi di rimozione industriale della CO2 atmosferica costeranno non meno di 100‑1000 dollari per tonnellata di gas.
E che dire del mare? Come visto, gli oceani assorbono molta della CO2 antropogenica, circa un terzo del totale. Potremmo allora investire in ricerca e rendere praticabili innovativi metodi chimico‑biologici per offrire un piccolo aiuto ai nostri mari nel loro compito di spazzini del mondo. Infine, un’osservazione sulla dipendenza dell’uso di particolari fonti di energia del periodo storico e delle condizioni sociali ed economiche della società. Oggi, come abbiamo visto, abbiamo a disposizione uno spettro molto ampio di soluzioni, sia riguardo alle energie rinnovabili, sia a quelle fossili, in maniera sintetica, «non verdi».
La guerra tra Russia e Ucraina del 2022 ha forzatamente posto l’accento sulla disponibilità di gas naturale, in maniera simile di quanto accadde per il petrolio durante il conflitto arabo‑israeliano del 1973 o la Guerra del Golfo del 1990. Questi eventi hanno certamente impattato sul discorso energetico nella sua globalità. Il rischio concreto è che le future crisi possano modificare in peggio le politiche messe timidamente in atto dai paesi più sensibili per mitigare la crisi climatica.
Le società e i loro stakeholder politici e istituzionali potrebbero non riuscire ad andare oltre la contingenza, impreparati a reagire in modo rapido ed efficace a stravolgimenti dei portafogli energetici, al problema dell’approvvigionamento, e a operare le conseguenti scelte strategiche. I discorsi sulla transizione energetica, allora, si intrecceranno caoticamente con l’approccio pragmatico causato dall’eventuale rimescolamento delle carte sullo scacchiere internazionale. Si potrà tornare così a parlare di carbone e si proporranno moratorie sugli accordi sul clima, già deboli e continuamente disattesi.
È un’altra prova dell’inettitudine nell’affrontare il problema epocale della crisi climatica, surclassato continuamente – e lo sarà sempre più nel futuro – da nuove congiunture sanitarie, politiche ed economiche. Senza capire, purtroppo, che la madre di tutte le crisi, se non fronteggiata in maniera decisa e coerente, non farà altro che amplificare le figlie.
Tutto si trasforma, Edoardo Boncinelli, Antonio Ereditato, Il saggiatore, 208 pagine, 17 euro